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Economia

Da Ifis 30 milioni a Piaggio, nuova speranza per l'azienda

Super User 19 Agosto 2020 1044 Visite

Per Piaggio Aerospace si aprono nuove speranze ed il richiamo al lavoro dei dipendenti in cassa integrazione, dopo che Banca Ifis la finanzia per 30 milioni di euro.

L'operazione viene realizzata dopo il via libera da parte del Ministero dello Sviluppo Economico ed il benestare del Comitato di Sorveglianza.

Il commissario straordinario Vincenzo Nicastro informa come l'accordo sia stato raggiunto “al termine di un processo che ha inizialmente coinvolto altre istituzioni finanziarie pubbliche e private, permetterà ora a Piaggio Aero Industries e Piaggio Aviation, le due società in amministrazione straordinaria che operano sotto il marchio Piaggio Aerospace, di portare definitivamente a regime le attività produttive e di manutenzione”.

Si potranno così richiamare dalla cassa integrazione i dipendenti dell'azienda che ancora sono in questo stato e potrà proseguire l'iter per vendere l'azienda.

Da parte di Ifis a parlare è l'ad, Luciano Colombini. “Per Banca Ifis si tratta, dopo una prima linea di credito finalizzata nel 2019 per la cessione di crediti fiscali, della seconda operazione con il Gruppo aeronautico, a sostegno non solo della produzione ma dei territori in cui l’impresa opera e, soprattutto, dell’occupazione”. Il commissario Nicastro, dal dicembre 2018 in questo ruolo, ha lanciato un bando internazionale per la cessione dei complessi aziendali delle due società; 19 hanno risposto alla richiesta, 11 sono stati successivamente ammessi alla data room. Entro l'anno dovrebbe avvenire la scelta del soggetto che acquisirà Piaggio. Di recente, intanto, la nostra Difesa ha siglato un contratto con Piaggio per il supporto logistico integrato dell'intera flotta dei P.180 in dotazione alle Forze Armate. Il portafoglio ordini attuale di Piaggio Aerospace ammonta a 640 milioni di euro. Altri ordini, per 260 milioni sono invece in fase di trattativa anche bene avviata, per il totale dovrebbe arrivare presto a 900 milioni di euro.

Dino Frambati

Gilberto Gagliardi Bonasegale nuovo direttore generale di Porto Antico

Super User 01 Luglio 2020 1181 Visite

Gilberto Gagliardi Bonasegale, 58 anni, milanese, è il nuovo direttore generale di Porto Antico di Genova SpA.

Con una lunga esperienza alle spalle in H3G, dove ha ricoperto la carica di Sales Innovation & Agreement Director, occupandosi in precedenza della Divisione 3Tech, di Customer Base, Sales Agreement e di Partnership, Gagliardi ha poi maturato esperienze imprenditoriali nel settore delle start up e nella consulenza del marketing strategico. Gli esordi professionali sono targati Genova, per Il Sole 24 Ore System e come consulente di Stazioni Marittime Porto di Genova.

“Con la nomina di Gagliardi Bonasegale – ha dichiarato il presidente Mauro Ferrando - il Consiglio di Amministrazione di Porto Antico di Genova Spa ha inteso imprimere alla società nuova forza, che varrà a renderla protagonista dello scenario internazionale, nell’ambito delle prospettive che si apriranno con la ritrovata centralità di Genova e con la realizzazione del Waterfront di Levante”.

“Ringrazio il presidente Ferrando per la fiducia – ha sottolineato il neo direttore generale - e sono lieto di mettere a disposizione di un’azienda nevralgica per il futuro della città le competenze e la preparazione acquisite operando nel marketing e nelle vendite a livello nazionale e internazionale”.

 “Considero il periodo di difficoltà generato dal coronavirus – ha aggiunto Gagliardi - un’opportunità unica per identificare i bisogni emergenti e creare nuovi prodotti. Innovazione, velocizzazione, semplificazione e “time to market” sono gli obiettivi a cui punterò grazie alle professionalità e ai talenti presenti all’interno della società”.

Bilancio Spim: utile a 421mila euro

Super User 30 Giugno 2020 1456 Visite

Utile a 421 mila euro contro i 51.000 dello scorso anno. Con un ROS (Return On Sales) che schizza a + 9.59, miglior performance di questi ultimi quattro anni.

I numeri di bilancio 2019 di Spim, approvati ieri dall'assemblea, sono il frutto del complesso lavoro realizzato nel triennio 2017/2019 che ha portato a vendite di immobili per oltre 11 milioni, razionalizzato le partecipazioni societarie e la struttura finanziaria a sostegno degli investimenti, ridotto gli impegni finanziari del 31% nel triennio passando dai 113 milioni del 2016 ai 78 milioni del 2019.

“Grazie a questo lungo percorso di ristrutturazione e revisione, fortemente sostenuto dal Comune di Genova, Spim può considerarsi oggi finalmente in equilibrio finanziario ed economico – sottolinea l’Assessore al Bilancio, Pietro Piciocchi -. Ora possiamo guardare al futuro. Grazie ad una convenzione della durata di 9 anni, rinnovabili per ulteriori 9, il Comune intende affidare a Spim la gestione di circa 1.500 unità immobiliari”.

L’Assemblea ha riconfermato il Consiglio di Amministrazione con Stefano Franciolini, presidente e amministratore delegato; Federica Solimena e Natale Gatto come consiglieri.

“Abbiamo concluso un ciclo svolgendo il ruolo di stazione appaltante per la vendita del Palasport - spiega Stefano Franciolini - ora siamo pronti a valorizzare e gestire unità abitative ma pure complessi residenziali e culturali che il Comune ci ha già in parte affidato”.

Carige: 800 milioni di nuovo credito a supporto di 15 mila imprese

Super User 29 Giugno 2020 933 Visite

Banca Carige nel corso dell’emergenza sanitaria ha voluto prestare attenzione estrema alle esigenze di liquidità e sostegno finanziario manifestate dalle persone e dalle attività imprenditoriali operanti sul territorio, mobilitando le proprie forze fino ad esprimere ad oggi un multiplo dell’operatività pari a tre volte la propria incidenza in termini di quote di mercato liguri e nazionali.

Con riferimento alle previsioni normative dei Decreti Cura Italia e Liquidità, sono state complessivamente valutate e soddisfatte richieste di nuovi finanziamenti a favore di 15 mila imprese per circa 800 milioni di euro, di cui il 40% rivolto ad imprese liguri e il 70% circa destinato a dare continuità alle attività e alla ripresa di settori particolarmente colpiti dall’emergenza e strettamente collegati con il turismo quali commercio, alberghiero e ristorazione (40%) e manifatturiero (30%).

Per la natura della clientela servita, sul totale di oltre 15 mila richieste accolte, sono state oltre 13 mila le erogazioni di nuovi finanziamenti fino a 30.000 euro, di cui la metà destinate a piccoli imprenditori liguri. In rapporto alle richieste di finanziamenti fino a 30.000 euro complessivamente pervenute al Fondo Centrale di Garanzia, il Gruppo Carige ne ha soddisfatto un volume pari a 3 volte la propria quota di mercato a livello nazionale. In Liguria, ben il 40% delle richieste pervenute al Fondo è stato soddisfatto da Carige, esprimendo anche a livello regionale quasi il triplo della propria quota di mercato sul credito.

Il Gruppo ha inoltre ricevuto e accolto 17 mila richieste di moratoria e sospensione di rate e finanziamenti: circa 12 mila da imprese, metà delle quali liguri, e 5 mila da famiglie, un terzo delle quali liguri. L’ammontare di debito residuo interessato dalle richieste di moratoria è pari a €1,5 miliardi.  

Nell’ambito delle iniziative di supporto alla clientela sul territorio e di sostegno alle esigenze di liquidità immediate, la Banca ha inoltre ricevuto e accordato circa 900 richieste di anticipo cassa integrazione.

L’estrema attenzione al proprio territorio di riferimento aveva portato la Banca, sin dai primi segnali della crisi sanitaria, ad adottare misure di sostegno quali plafond dedicati costituiti già nel mese di febbraio, destinati alla concessione di elasticità sui rimborsi delle rate dei prestiti, nonché a prestiti d’onore e anticipi sulla cassa integrazione a tasso zero.

Con la stessa attenzione Carige continua a essere pienamente focalizzata per favorire il superamento dell’emergenza Covid-19, garantendo il pieno impegno di tutti i colleghi per il supporto ai clienti nel fornire la massima disponibilità a valutare soluzioni di rinegoziazione del debito con concessione di nuova finanza e, in linea con le disposizioni attuative previste dai Decreti ministeriali in via di emanazione, per essere pronta a supportare le iniziative previste dal recente DL Rilancio. In particolare si stanno approntando misure di supporto a favore di proprietari di case, condomìni e imprese di costruzioni sul fronte Ecobonus e iniziative a supporto del turismo, anche facendo leva su incentivi fiscali.

Infrastrutture, Genova 20-30: il piano di Bucci da 5 miliardi

Super User 13 Giugno 2020 1928 Visite

“Dieci giorni fa abbiamo presentato al presidente del Consiglio Conte un piano decennale da inserire nel Recovery Fund (170 miliardi di investimenti in Italia, ndr) del valore di 5 miliardi di euro per costruire, entro il 2030, quelle infrastrutture che servono a Genova per competere come porta d’ingresso del sud Europa, per cittadini e merci”. Così, durante l’incontro del centrodestra sulle infrastrutture di oggi al Bristol, Marco Bucci ha annunciato il suo piano delle opere necessarie alla città e soprattutto al porto, che deve puntare ai “10 milioni di teus”.
Il piano del sindaco prevede: la grande diga foranea, investimento da circa un miliardo; nuovi cantieri navali per navi fino a 400 metri, il cosiddetto ribaltamento a mare di Fincantieri; il Terzo Valico, “che è un po’ in ritardo ma sta per arrivare”; il retroporto, “che si può fare sia a Genova che nel Basso Piemonte, che sarà facilmente raggiungibile con il Terzo Valico”; il piano logistico interportuale con la nuova sopraelevata e il varco di Ponente; un polo digitale di primo piano: a luglio 2021 si insedierà alla Foce un’azienda che farà passare da Genova un cavo per la trasmissione internet ad alta velocità che arriverà a Francoforte, passando da Milano; il piano di trasporto urbano, chiodo fisso del sindaco, “tutte le mattine quando mi sveglio chiedo se sono arrivati i 450 milioni dal Ministero dei Trasporti”, che comprende anche lo Skytram (tram sopraelevato) nella Valbisagno (investimento 500 milioni per 7 km). E ancora piani per gli Erzelli, per il centro storico e per collegare il Waterfront di Levante con il Porto Antico.
A questi progetti va aggiunta la Gronda, che però è “finanziata dai cittadini attraverso i pedaggi autostradali”.
Anche se a “Genova in 35 anni non si è fatto un metro di autostrade”, per Bucci queste sono le opere da portare a termine entro il 2030. Ben 3 anni dopo la scadenza (2027) del suo eventuale secondo mandato da sindaco.

Assessore Mai: "500 milioni del governo per agricoltura e pesca non bastano"

Super User 07 Giugno 2020 832 Visite

“Almeno 1 miliardo di euro per il florovivaismo e più fondi per agricoltura e pesca”. È questo quanto ritenuto necessario dall’assessore regionale all’Agricoltura, Stefano Mai.

“Si tratta di una battaglia che porto avanti da mesi. Servono finanziamenti immediati per il florovivasimo e per agricoltura e pesca. Non possiamo aspettare ancora – ribadisce l’assessore Mai -. Ieri mattina si è tenuta la Commissione Politiche Agricole della Conferenza delle Regioni, alla presenza del Ministro Bellanova. Nel decreto Rilancio, il Governo ha previsto un fondo di 500 milioni di euro per agricoltura, pesca e acquacoltura. Benché insufficienti, ho chiesto al Ministro come intenda ripartire queste risorse, con quali criteri e tempistiche. Abbiamo necessità di saperlo subito”. 

“Intervenendo per primo, ho voluto evidenziare ancora una volta la crisi che vive il comparto florovivaistico, per il quale servirebbe oltre un miliardo di euro a livello nazionale. Per la Liguria parliamo di merce perduta per un valore di oltre 200 milioni di euro. Dal report del Crea e del Ministero con il supporto delle Regioni, stilato a seguito delle mie pressanti richieste al Ministro, si evidenzia che la perdita totale italiana si aggira intorno a un miliardo e mezzo, di cui il 50% è costituito dalla produzione di fiori e piante da vaso, mentre la restante parte interessa i vivai. I 500 milioni previsti nel decreto Rilancio, sono quindi insufficienti per il comparto florovivaistico italiano, e suddivisi fra agricoltura, pesca e acquacoltura, come ha disposto il Ministero, diventano nettamente scarsi”. 

“Ad ogni modo, come Regione Liguria continueremo a raccogliere i moduli di segnalazione dei danni da parte dei florovivaisti. Inoltre, a seguito della mia richiesta, il Ministro Bellanova ha sostenuto che sta lavorando con l’Agenzia delle Entrate per capire come le aziende possano accedere alle misure orizzontali”.

“Nei mesi passati Bellanova si è resa sorda a tutte le proposte ed emendamenti fatti dai parlamentari della Lega, come l’istituzione del fondo da un miliardo di euro per il florovivaismo. Non ha preso nemmeno in considerazione le richieste delle Regioni come ad esempio il riconoscimento della calamità naturale, L’attivazione del Fondo di solidarietà nazionale e la richiesta del Fondo di solidarietà europeo. Non ha tenuto in considerazione nemmeno le note preparate dai suoi uffici che ritengono necessario un fondo di almeno un miliardo di euro per il comparto florovivaistico. Non proprio un esempio di gioco di squadra come si converrebbe in un momento come questo”.

“A fronte delle pressanti richieste delle Regioni anche sul comparto vitivinicolo, zootecnico, ittico, agrituristico, oggi Bellanova ci ha risposto che il Governo avrebbe già fatto la sua parte con questi 500 milioni e che comunque andrà a vedere quanti soldi siano stati erogati alle aziende agricole negli anni precedenti. Posso sicuramente informarla io che negli ultimi 5 anni non abbiamo ottenuto risorse per alluvioni e gelate che hanno interessato principalmente il florovivaismo, così anche per le siccità per il comparti zootecnico, olivicolo e la mitilicoltura, nonché per la recente calamità dell’apicoltura. Le uniche risorse che abbiamo visto sono quelle impegnate dal Governo in occasione dell’evento calamitoso delle mareggiate di ottobre 2018, quando l’allora Ministro Centinaio dispose sufficienti risorse per dare aiuti concreti alle imprese agricole e ittiche”.

“Non paga di tutto ciò, Bellanova ha chiesto alle Regioni di avanzare proposte per il riparto dei pochi fondi messi a disposizione, scaricando in questo modo su noi assessori la responsabilità di suddividere risorse ampiamente insufficienti. Forse non si è resa conto che stiamo assistendo a una calamità come mai se ne sono viste in questo paese e che sta mettendo a dura prova tutti i settori”.

Dal crollo del Morandi al covid: gli ultimi due anni del porto di Genova

Super User 04 Giugno 2020 1251 Visite

Giampaolo Botta, Direttore Generale di Spediporto, intervistato da Beppe Nuti per Genova3000, racconta gli ultimi due anni del porto di Genova.
Dal crollo del ponte Morandi al Covid-19: un periodo difficile durante il quale gli spedizionieri genovesi hanno ricoperto un ruolo determinante per la società, rifornendo negozi, farmacie e aziende.

IL VIDEO

 

 

Stasera in TV, quando l'imprenditore diventa un manager

Super User 03 Giugno 2020 2397 Visite

Quando l'imprenditore diventa un manager. Lo spiega alla giornalista Anna Li Vigni questa sera alle 20:00 su Sky - canale 821, l'ingegner David Corsini, CEO della Danieli Telerobot Labs.
Top secret, il format tv di Business24 dedicato alle aziende al top, presenta una società che opera a Genova nel settore della robotica e dell'automazione e che trova applicazione nella costruzione di macchine speciali e robot per lo svolgimento di operazioni in siti inaccessibili e delicati come la siderurgia, l’offshore e il nucleare. Altro settore di grande interesse è quello medicale.

 

Grande distribuzione, Regione Liguria sospende le domande di nuove aperture

Super User 29 Maggio 2020 1300 Visite

È stata deliberata in giunta regionale, su proposta dell’assessore allo Sviluppo economico Andrea Benveduti, la sospensione temporanea della presentazione di domande per grandi strutture di vendita e centri commerciali fino al 31 dicembre 2020. “Le trasformazioni strutturali dei canali commerciali e la grande incertezza e impatto negativo di quest’ultima crisi, ci hanno indotto ad accogliere le richieste delle Associazioni di settore per una pausa di riflessione”. Lo comunica l’assessore regionale allo Sviluppo economico Andrea Benveduti, al termine dell’odierna seduta di giunta regionale.

“Il drammatico impatto della vicenda Covid19 - aggiunge l’assessore - ha pesantemente aggravato la situazione di un settore già in grande sofferenza per i mutamenti strutturali degli acquisti, ma anche per le ormai pluridecennali scellerate politiche di “austerità espansiva”, che hanno pesantemente depresso la domanda interna. È quindi necessario, e comprensibile, allentare un minimo la pressione sulle piccole strutture di vendita, con l’obiettivo di avere una migliore visione sul futuro, da immaginare anche con spirito innovativo”.

“Questa iniziativa si aggiunge ai quasi 100 milioni di euro che abbiamo predisposto - tra bandi attivati, prorogati e in programmazione - per le imprese liguri in questo momento di emergenza economica” conclude Benveduti.

Federico (Riky) Solimena presidente di Stazioni Marittime

Super User 14 Maggio 2020 2760 Visite

Il noto notaio Federico (Riky) Solimenta è stato nominato presidente di Stazioni Marittime Spa. Solimena, che era già nel consiglio di amministrazione, subentra al dimissionario Giacomo Costa Ardissone.

 

Cassa integrazione, in Liguria sarà anticipata dalle banche

Super User 08 Maggio 2020 1568 Visite

Regione Liguria ha avviato il fondo di garanzia destinato ad attivare, attraverso Filse, gli accordi con le banche liguri l’anticipazione bancaria garantita dalla Regione della cassa integrazione. Rispetto alle previsioni di bilancio, il fondo di garanzia è stato più che raddoppiato (da 700.000 a oltre 1.500.000 euro) in considerazione del cospicuo numero di domande per la cassa integrazione già decretate da Regione Liguria e ancora in attesa di liquidazione da parte di Inps.

"Regione Liguria ha avviato le procedure di sua competenza per tempo - ha detto il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti - e ha potuto approvare con puntualità la cassa integrazione richiesta dalle aziende in base a quanto stabilito dal decreto del Governo. Per anticipare il più possibile il pagamento a lavoratori che lo attendono ormai da un mese, abbiamo aumentato il fondo di garanzia e stiamo definendo i dettagli di tutta l’operazione. Dopo 100 milioni alle imprese, un nuovo piccolo aiuto alle famiglie della Liguria, mentre continuiamo a lavorare giorno e notte per riaprire il prima possibile". "Ci sono state dichiarazioni inappropriate da parte di Governo e Inps - continua Toti - tese a scaricare le responsabilità sulle regioni. Ne abbiamo parlato ieri in Conferenza regioni: non vogliamo fare polemiche, preferiamo risolvere i problemi, ma è chiaro che la scelta di utilizzare uno strumento ordinario per le esigenze di un momento straordinario ha creato un intasamento negli uffici dell'Inps che non consente di perfezionare i pagamenti in tempi ragionevoli. Hanno fatto questa scelta, senza valutare strade alternative: bene, ma non scarichino le responsabilità. Non vogliamo strumentalizzare, sappiamo che gli uffici Inps regionali lavorano tanto e bene, noi ci siamo mossi per aiutare i lavoratori con gli strumenti a nostra disposizione".

"Un accordo quadro con Carige già esiste - aggiunge l'assessore al lavoro Gianni Berrino - stiamo mettendo a punto le modalità specifiche per questa emergenza che saranno rapide e semplici a favore dei lavoratori. In questo modo veniamo incontro alle loro esigenze: a ieri solo il 23% delle domande decretate e trasmesse da Regione era stata liquidata da Inps. Carige si è detta disposta ad applicare un moltiplicatore 2: in questo modo le risorse, circa tre milioni, dovrebbero essere sufficienti per garantire l'anticipo a chi lo richiederà, secondo le modalità di un fondo rotativo che si rigenera man mano che Inps procede ai pagamenti. Regione Liguria già da lunedì prossimo presenterà l'iniziativa alle altre banche liguri per avere nuove adesioni".

La procedura per i lavoratori sarà molto semplice: a fronte della presentazione della lettera con la dichiarazione del datore di lavoro che certifica l'importo richiesto di cassa integrazione, la banca verserà l'anticipo in un conto dedicato: di fatto un prestito a zero interessi che verrà garantito dal fondo regionale.

I dati della cassa integrazione in deroga per l'emergenza Covid aggiornati al 4 maggio

Per il Colombo 2019 ok, poi è arrivato il covid

Super User 06 Maggio 2020 1162 Visite

Per il nostro Cristoforo Colombo il 2019 è stato un anno buono, in linea con la qualità dello scalo. La conferma arriva dall'approvazione, da parte dell'Assemblea dei Soci di Aeroporto di Genova S.p.A, del Bilancio dello scorso anno, chiuso con un utile netto di 383 mila euro.

Anno, il 2019, di tempi non sospetti del ciclone virus che si sarebbe abbattuto sull'intero pianeta in questi primi mesi 2020.

Da sottolineare l'incremento del valore della produzione operativa; era di 30 milioni 808 mila euro nel 2018, è aumentato dal 6,3% raggiungendo i 32 milioni 756mila euro. I costi erano cresciuti soltanto del 3,7%. Quattordici milioni e 327 mila euro nel 2018, 14 e 865 mila lo scorso anno.

Scelta degli azionisti, spiega una nota emessa della società aeroportuale genovese,”di contenere l’utile rispetto all'anno precedente, quando il bilancio aveva registrato un attivo di un milione e 46 mila euro, accantonando risorse che consentano di far fronte alle ricadute negative sul traffico aereo causate dall’emergenza Covid-19”.

“L'esercizio 2019 chiude un ciclo che ha visto la ripartenza dell’Aeroporto di Genova, che nel 2018 si è classificato primo per crescita in Italia e nel 2019 ha proseguito lo sviluppo del traffico superando per la prima volta nella sua storia quota un milione e 500mila passeggeri”, afferma l'azionista di maggioranza, Paolo Emilio Signorini, quale presidente dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale. “L'incremento del valore della produzione in misura doppia rispetto a quello dei costi testimonia anche i risultati raggiunti nel percorso di efficientamento intrapreso dalla Società. L'emergenza Covid-19 ha causato una brusca frenata nel percorso di crescita intrapreso dal Cristoforo Colombo, ma siamo al lavoro per prepararci alla ripartenza non appena le condizioni lo renderanno possibile”. Ed annuncia: “abbiamo dato indicazioni affinché la Società confermi il piano di investimenti che, con la realizzazione dell’ampliamento e l'ammodernamento dello scalo entro il 2022, consentirà di realizzare uno dei primi “Terminal sicuro” a livello internazionale”.

Confermati poi nell'Assemblea dei soci quattro su cinque membri del Cda del 2017 e giunto alla sua scadenza di mandato. A restare sono Barbara Pozzolo, Lelio Fornabaio, Fausto Palombelli e Paolo Odone, che resta così presidente fino al 2023. New entry Mario Tullo, già membro della Commissione Trasporti della Camera, che sostituisce Renato Redondi.

Va ricordato come il nostro aeroporto sia nella lista degli scali italiani di Primo livello. A parte il drammatico momento attuale vanta collegamenti con le principali città italiane e molti dei più importanti hub europei, mentre sono 600 le destinazioni al mondo raggiungibili dalla nostra pista con un solo scalo intermedio. Dal 22 maggio dell'anno scorso è collegato con la ferrovia tramite la passerella della stazione di Sestri Ponente Aeroporto e tramite il servizio navetta Flybus di Amt, ma da qualche mese sono iniziati i lavori per ampliare l'aerostazione.

Dino Frambati

Nasce il tavolo permanente porto-città

Super User 24 Aprile 2020 1050 Visite

La chiusura dei cantieri navali ha generato, a livello nazionale, un calo del fatturato del 13 per cento in un settore vitale che, solo a Genova, dà lavoro a migliaia di persone, ad esempio solo i riparatori navali sono circa 1500. L’intero comparto portuale di Genova impiega 8mila lavoratori diretti e 57 mila indiretti in tutta la Regione.

Per gestire la ripartenza in sicurezza e immaginare interventi di sostegno al settore, il Comune di Genova ha inaugurato il primo tavolo economico porto-città, insieme alle associazioni di categoria portuali.

Il tavolo, convocato dall'assessore Francesco Maresca, ha un duplice obiettivo. Da un lato gestire la difficile fase economica, facendosi portavoce delle richieste degli operatori alle istituzioni, eventualmente con un documento condiviso con le richieste da fare al governo. Dall'altro lato, l'obiettivo è di garantire la Fase 2 di riapertura dei cantieri marittimi nel rispetto delle misure di sicurezza, dalle distanze minime ai dispositivi di protezione. Il tavolo, in ogni caso, intende andare oltre il Coronavirus, con incontri mensili anche quando l'emergenza sarà alle spalle per fare il punto sullo stato di salute del settore. Saranno invitati anche la Regione e l'Autorità di Sistema Portuale.

“Abbiamo avuto garanzia da Confindustria che il settore nautica e cantieristica sono pronti a riaprire in sicurezza. D'altra parte alcuni cantieri strategici non si sono mai fermati, così come la movimentazione merci, anche se con volumi e traffici che si sono ridotti. La Fase 2 è molto importante e come Comune vogliamo gestirla e non subirla – spiega l'assessore Francesco Maresca -. Tra le altre azioni ritenute indispensabili sosteniamo che il Governo debba fisiologicamente cancellare o sospendere i canoni demaniali, insieme ad altre misure di contenimento della crisi economica”.

All'incontro erano presenti Giampaolo Botta, di Spediporto e Confetra, Massimo Moscatelli di Assagenti, Leopoldo Da Passano di Confindustria, Gian Ezio Duci di Federagenti, Marco Toffolutti di Alce, Matteo Catani e Ignazio Messina di Assarmatori, Eugenio Massolo di AMM, Marco Novella (Rappresentante in seno all’Organismo di Partenariato della AdSP Mar Ligure Occidentale) e Giacomo Gavarone (Presidente Gruppo Giovani Armatori e Consigliere Confitarma) Confitarma.

Floricoltura, 212 milioni di danni in Liguria

Super User 24 Aprile 2020 1010 Visite

“Per la floricoltura ligure stiamo registrando una vera e propria catastrofe – afferma l’assessore Mai -. Abbiamo perduto metà del mercato. Almeno 212 milioni euro di fatturato su circa 420 annui, sono andati in fumo. Si tratta di una cifra calcolata dal Distretto florovivaistico della Liguria e dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria. Un dato che sostanzialmente ricalca quello proposto dalle associazioni di categoria nei giorni scorsi”.

“Circa 4mila aziende sono in crisi in un comparto che supera i 12mila addetti. La floricoltura vale circa l’80% della Produzione lorda vendibile regionale e il 62% della produzione di beni e servizi di tutta la Liguria. Senza contare che tutto questo ha importanti riflessi anche sulla filiera commerciale. Serve immediatamente un fondo nazionale con almeno un miliardo di euro”. 

“Mi aspetto un intervento rapido da parte del ministro Bellanova. Nei giorni scorsi, su mia pressione e dopo settimane di richieste, durante la Commissione politiche agricole con le Regioni ha finalmente richiesto di inviarle i dati. Ora noi come Regione Liguria lo abbiamo fatto. Spetta a lei e al Governo predisporre subito dei finanziamenti per la categoria. Servono stanziamenti a fondo perduto, prestiti agevolati, lo stop ai mutui e molto altro”.

“In questi giorni assistiamo a timidissimi segnali di ripresa ma tanta parte della produzione è già stata buttata via. Produzioni letteralmente distrutte. Nel frattempo abbiamo messo in campo diverse iniziative a sostegno del settore come ad esempio quelle importantissime della richiesta dello stato di calamità, la modulistica per segnalare i danni, ma anche soprattutto lo sgravio per le imprese dei costi di smaltimento dei prodotti invenduti che verranno stoccati in apposite aree individuate dai Comuni interessati. Per questo materiale verrà poi studiata una forma di riciclo”.

“In Liguria il settore più colpito è quello delle piante in vaso che conta circa 1.400 aziende concentrate prevalentemente nella piana di Albenga. Parliamo di un comparto che vale 220 milioni l’anno grazie a eccellenze riconosciute in tutto il mondo, come le margherite o le aromatiche. In questo caso i danni arrivano anche all’80% del fatturato. Il fatto è che, oltretutto, l’emergenza Covid-19 è arrivata nella stagione di punta per queste aziende che concentrano gran parte delle vendite nei mesi tra marzo e giugno. A fronte di ciò, si stanno creando grossi problemi di liquidità aziendale”.

“Gravi danni si registrano anche nel settore del reciso, che oggi riesce a vendere non oltre il 15% della produzione, e spesso appena il 5%. Abbiamo circa 2.200 aziende prevalentemente familiari che fatturano circa 200 milioni l’anno. La perdita media si attesta fra il 30 e il 45%. Anche in questo caso parliamo sempre di prodotti in cui la Liguria è trainante. Basti pensare, ad esempio, che circa l’80% della produzione nazionale dei ranuncoli i e ranuncoli clone avviene in Liguria con, in prevalenza, le qualità extra, oltre all’esclusiva sui prodotti innovativi. Si tratta di una produzione di eccellenza assoluta che infatti raggiunge quotazioni di mercato anche 6 o 7 volte superiori alla media nazionale”.

“Come Regione continueremo a confrontarci con i produttori e le associazioni di categoria. Rischiamo seriamente di perdere tutto questo. Lavoro, imprese, famiglie, eccellenze uniche che sono il segno tangibile della nostra storia e delle nostre tradizioni. Vorrei solamente ricordare che la coltivazione delle aromatiche in vaso e non più a terra, ossia un passaggio che ha rivoluzionato il settore in tutto il mondo, è avvenuta proprio ad Albenga. Dobbiamo tutelare queste risorse strategiche. Il Governo intervenga subito”.

Cura Italia, Rixi: “schiaffo alla logistica”

Super User 24 Aprile 2020 1288 Visite

“La maggioranza di governo oggi si è rifiutata anche di prendersi il solo impegno di intervenire a sostegno del settore della logistica, uno dei pochi, insieme alla sanità, che ha assicurato continuità di attività per l’approvvigionamento di beni essenziali nel nostro Paese. Bocciando il nostro ordine del giorno, il governo ha dato uni schiaffo a migliaia di lavoratori delle aziende che operano nel trasporto su ferro, su gomma, nei nostri porti, una filiera lasciata senza un adeguato numero di Dpi, in alcuni casi anche sequestrati negli scali per la Protezione civile. Ad alcune categorie della filiera della logistica un aiuto non arriverà da questo governo, ma nel caso dell’autotrasporto molte imprese otterranno liquidità dagli 80 milioni di euro di ristoro danni post crollo Morandi, inseriti dalla Lega al governo nel decreto Genova, che Pd e Iv non avevano neppure votato in aula. La maggioranza dimostra distanza con il mondo reale, non accetta proposte, non dialoga con il mondo produttivo, tantomeno con la minoranza, non ha dato un euro di liquidità alle imprese, ma solo aperto all’indebitamento con le banche che saranno tutelate sui crediti non esigibili. La mozione di sfiducia al ministro Gualtieri, che ha tradito gli italiani, è un atto doveroso visto che il sostegno al Mes è arrivato senza consultazione delle Camere e quindi contro la legge”. Lo dichiara il deputato della Lega e responsabile nazionale infrastrutture Edoardo Rixi.

Riapertura, il parere dell’economista-sanitario Enrico Mazzino

Super User 22 Aprile 2020 2498 Visite

L’infausta ipotesi, che dal 4 maggio prossimo il ‘dopo-lockdown’ dovesse riprendere senza accorgimenti di distanza sociale, già dopo una settimana, potrebbe portare ad una crescita di contagi e di ospedalizzati.

L’imperativo sarà limitare il danno, che purtroppo rischia di essere pesante. E quindi non arrivare impreparati.

Le associazioni di categoria e le Camere di commercio hanno già ipotizzato alcuni protocolli da attuare tenendo conto anche delle diverse realtà da città a città. Il primo punto sarà il distanziamento sociale.

L’altro aspetto complicato sarà quello della sanificazione di bar e ristoranti. Dovrà essere pressoché continua e si utilizzeranno soprattutto stoviglie e materiale monouso, i dipendenti dovranno avere protezioni individuali, sono tutte spese che si dovranno sostenere e non è affatto certo che ci sia convenienza, per alcune attività, ad aprire nella fase 2.

Sono state avanzate al Governo delle richieste molto precise, serve liquidità, serve denaro che le imprese non debbano restituire, serviranno risorse vere a fondo perduto per le imprese parametrate alla perdita di fatturato, moratorie sugli affitti, cancellazione dell’imposizione fiscale come IMU, TARI, affitto suolo pubblico e altre imposte fino alla fine del periodo di crisi e sospensione pagamento delle utenze, ma anche prolungamento degli ammortizzatori sociali fino alla fine della pandemia e sgravi contributivi per chi manterrà i livelli occupazionali.

Io credo si debbano fare delle riflessioni sull’oggi ma anche sul futuro prossimo!

Ecco allora che i test virologici e sierologici per determinare la presenza del virus e lo stato dell’immunità anticorpale dovranno diventare sempre più specifici e sensibili. Si stanno sperimentano altresì di continuo nuovi farmaci antivirali ed altri che bloccano la risposta iper-infiammatoria che è alla base delle più gravi complicanze polmonari Covid correlate.

Qualche settimana fa molti scienziati italiani spiegavano che tutte le nazioni europee avrebbero avuto, nessuna esclusa, una curva dei contagi e dei morti simile alla nostra. In Germania, invece, l'epidemia ha avuto una storia diversa. Se il numero accertato dei contagiati è di poco inferiore a quello italiano (181 mila contro 146 mila), il tasso di letalità del morbo tra i tedeschi è oggi fermo al 3,5 per cento, contro il 13 per cento del nostro Paese. In numeri assoluti, 24 mila morti contro 4.600. In Germania la pandemia è sotto controllo, il Fattore R0 (erre), il tasso d'infezione, è ormai sceso allo 0,7. Una delle spiegazioni è da attribuire al fatto che i tamponi in Italia, seppur in numero elevato in alcune Regioni, sono stati fatti troppo tardi e senza una ricerca dei positivi asintomatici.

Per interrompere la circolazione del virus dobbiamo scendere al di sotto di un contagiato per persona positiva. Dal punto di vista matematico sarà possibile ritenere di averla avuta vinta contro il covid-19 soltanto quando il valore dell’R0 (l’erre-zero, l’indice di contagiosità) sarà costantemente inferiore a 1. 

Enrico Mazzino
PhD Applied Economics and Quantitative Methods in Health Sector
Economista sanitario/Farmacoeconomista
Docente Università di Genova

Il costo del covid: 47 miliardi al mese

Super User 11 Aprile 2020 983 Visite

Il lockdown, conseguenza del coronavirus ed arma per combatterlo, pare, per assurdo, un bene extralusso, tanto è il suo peso economico. Ci costa infatti, secondo l'ultimo rapporto Svimez (Associazione per lo Sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno) 47 miliardi al mese. Dei quali 37 al Centro-Nord e 10 al Sud.

Il rapporto analizza anche il riflesso sul Pil. Se ci sarà una ripresa piena o almeno abbastanza forte nel secondo semestre 2020, il Pil calerebbe dell’8,4% in Italia, Anche qui incidendo maggiormente al Settentrione e Nord Italia, con valutazione di un meno 8,5%, e “limitandosi” al meno 7,9 nel Meridione.

Appare perciò evidente la necessità di interventi robusti ed immediati anti crisi, soprattutto nei confronti di lavoratori non tutelati, famiglie a rischio povertà e micro imprese. Misure delle quali, finora, c'è scarsa traccia. Molte parole e promesse ma pochi invece i fatti a questo momento.

Dalla sede Cisl di Roma, il segretario Confederale nazionale del sindacato, Angelo Colombini, invita comunità scientifica e governo a “sciogliere il nodo sugli strumenti di controllo dello stato di contagio dei lavoratori in vista dell’imminente avvio della Fase 2”.

“Gli scienziati – insiste Colombini – devono fare chiarezza ed esprimersi con voce unica su quali strumenti di screening occorre adottare per garantire una ripresa delle attività produttive, tutelando i lavoratori dal possibile contagio. La gradualità nel rientro nei posti di lavoro non può creare lavoratori di serie A e di serie B. La base volontaria, nel mondo del lavoro, non può essere il solo criterio da adottare. Occorrono regole di gestione per i lavoratori che non potranno riprendere il lavoro perché privi di anticorpi, ma servono anche percentuali ridotte di falsi positivi e negativi e risultati rapidi e affidabili per non tenere ampi gruppi di lavoratori sospesi in attesa dei responsi. L’urgenza della ripresa non deve oggi far perdere il rigore e la fermezza con cui l’Italia ha dato prova di essere un grande Paese unito e responsabile”.

Dino Frambati

Sono 1200 i dipendenti di Regione Liguria in smart working

Super User 09 Aprile 2020 1314 Visite

Sono 1200 (circa l’80%) i dipendenti di Regione Liguria compresi direttori e dirigenti che, dall'inizio dell'emergenza Coronavirus, continuano il loro lavoro in smart working. La presenza fisica del personale nelle diverse sedi è stata ridotta ad alcune attività essenziali per il governo regionale e la gestione dell'emergenza. Prima dell'emergenza erano un centinaio circa i dipendenti che avevano aderito allo smart working, attivabile a seconda delle necessità.
"Lo smart working si sta dimostrando uno strumento fondamentale in questo momento - ha detto l'assessore al personale Gianni Berrino - la situazione attuale, per quanto dolorosa e difficile per tutti, sta diventando un utile banco di prova per una maggiore diffusione di questa modalità di lavoro, che in tempi ordinari è consentita, a chi la richiede e svolge una mansione compatibile, per un massimo di due giorni a settimana". "Sono state utilizzate procedure semplificate per accelerare i tempi - spiega Paolo Sottili, direttore generale della Giunta - in questo modo, in pochi giorni sono stati messi in smart working centinaia di lavoratori. La larga maggioranza dei dipendenti lavora da casa cinque giorni su cinque. Tutti i dipendenti sono collegati in VDI/VPN, in questo modo da qualunque personal computer, con le proprie credenziali possono accedere via web all’ambiente di lavoro come se fossero in ufficio". Oltre a questo, i dipendenti regionali stanno facendo uso frequente anche delle applicazioni di videoconferenza.

Dallo Studio Armella una proposta per tutelare chi esporta

Super User 27 Marzo 2020 1842 Visite

In ambito governativo è allo studio una norma a tutela delle imprese italiane legate da contratti di fornitura internazionale che prevedono, per le prossime settimane e i prossimi mesi, consegne che difficilmente potranno essere rispettate. Non mancano, nonostante la drammaticità della situazione economica attuale, imprese estere che minacciano penali e contenziosi, a seguito della mancata consegna o del ritardo nell’adempimento dei contratti.

L’idea di introdurre, anche in Italia, una norma a presidio dell’export è stata da noi promossa, per la prima volta, lo scorso 17 marzo e segue l’esperienza già adottata in Cina, che non a caso è stato il primo paese colpito dall’emergenza Covid-19 e, come l’Italia, ha un’economia fondata principalmente sull’export. La previsione, che potrebbe essere inserita nella legge di conversione del “cura Italia” o nel decreto previsto in aprile, avrebbe il merito di chiarire che le progressive restrizioni (fino alla chiusura) di molte attività economiche e le limitazioni alla circolazione del personale dipendente e dei collaboratori possono integrare quella “causa di forza maggiore”, che esclude la responsabilità del fornitore che non sia in grado di adempiere o lo faccia in ritardo.

La previsione non avrebbe nessun effetto automatico di interruzione dei rapporti contrattuali, che continuano ovviamente a essere regolati dall’accordo privatistico delle parti. Tuttavia, non sono molti i testi negoziali che prevedono espressamente la pandemia quale situazione eccezionale che giustifica i ritardi e, in molti testi contrattuali, la definizione di “forza maggiore” è indeterminata. Ancora più numerosi inoltre sono i casi, soprattutto per le piccole e medie imprese, in cui le parti non hanno un accordo scritto.

Va ricordato in proposito che, in assenza di un testo contrattuale, trova applicazione la legge del fornitore e che, quando il fornitore è un’impresa italiana, la normativa di riferimento è rappresentata dal diritto del nostro Paese. La norma di cui si sta ragionando avrebbe il merito di assistere le imprese, chiarendo che la situazione di emergenza sanitaria e le restrizioni imposte dallo Stato ai fini del contenimento della diffusione della pandemia rappresentano una causa di forza maggiore, idonea a escludere la responsabilità del debitore per inadempimento o ritardo, al fine di evitare l'applicazione di decadenze o penali connesse a ritardati o omessi adempimenti. Per chi si trovi nella situazione di oggettiva impossibilità di adempiere, la Camera di commercio potrebbe rilasciare un certificato in lingua inglese sullo stato di emergenza epidemiologica da Covid-19 e sulle restrizioni imposte dalla legge per il contenimento dell'epidemia.

Un precedente importante è rappresentato dalla Cina, ove il certificato emesso dal CCPIT consente alle aziende cinesi richiedenti di essere esonerate dalla responsabilità derivante dall’inadempimento, totale o parziale, degli obblighi contrattuali, consentendo la dimostrazione della situazione imprevedibile e inevitabile, necessaria ai fini dell’invocazione della forza maggiore. Anche l’Europa ha compreso la necessità di prevedere strumenti analoghi e, infatti, verso la direzione della Cina si stanno muovendo, attraverso le proprie Camere di Commercio competenti a rilasciare i certificati, anche Austria e Belgio. In Spagna, al momento, assistiamo alla standardizzazione della situazione emergenziale attuale quale “situazione di forza maggiore” mediante l’emanazione del Real Decreto-ley 8/2020 del 17 marzo scorso, il quale prevede espressamente che la situazione di emergenza sanitaria in atto venga considerata tale, ma, per adesso, con esclusivo riferimento ai contratti di lavoro.

Sara Armella e Sara Pestarino
Armella & Associati Studio legale

Genova: i dipendenti del Comune in smartworking sono il 53%

Super User 27 Marzo 2020 1921 Visite

Continua ad aumentare il numero di dipendenti del Comune di Genova in smartworking e, grazie anche all'organizzazione più centrata sugli obiettivi da raggiungere con più flessibilità che sui singoli compiti, i primi riscontri sull'efficienza e sull'efficacia sono positivi. Il Comune sta monitorando gli effetti della riorganizzazione del lavoro, per trasformare un'emergenza in opportunità e ripensare le modalità di lavoro anche in futuro.
Per adesso i direttori delle singole divisioni comunali hanno mandato un report dell'attività all'assessore al Personale Giorgio Viale, in cui sostengono che, dopo qualche difficoltà tecnica e di controllo a distanza dei processi, non sono mancati effetti positivi.

I dati
Al 25 marzo erano 2.549 i dipendenti del Comune di Genova in smartworking, su un totale di 4.800. Effettivamente presenti in ufficio erano in totale 436 dipendenti comunali, numero a cui si giunge togliendo i dipendenti che usufruiscono di varie misure, come la legge 104, lo smaltimento delle ferie pregresse, il part-time verticale e coloro che sono esonerati dal servizio, come i collaboratori scolastici.
Ad aver aderito allo smartworking sono ad oggi il 53 per cento dei dipendenti, una percentuale sempre in crescita, con significative variazioni tra una divisione e l'altra, dall'81 per cento della direzione sistemi informativi al 28 per cento della direzione servizi civici. Nei prossimi giorni, la fetta di dipendenti in smartworking aumenterà ancora dalle 200 alle 300 unità.

Problemi e opportunità
Non sono mancate le problematiche, dai collegamenti inizialmente instabili con gli applicativi gestionali alla difficoltà di reperire in breve tempo tutti i pc necessari per i dipendenti che ne sono sprovvisti. Ma complessivamente le direzioni comunali, come l'area “servizi alla comunità”, giudicano l'esperienza “un'occasione di crescita per l'organizzazione nel complesso”. Tra le attività svolte da questa divisione, la riconversione digitale dell'offerta museale con tour virtuali, la biblioteca online con iscrizioni facilitate, percorsi formativi per i dipendenti sui temi della sicurezza, della protezione civile, dell'anticorruzione. Vengono fissati obiettivi settimanali, puntando così sul risultato, e si migliora il senso di appartenenza alla comunità di lavoro con l'uso di chat sui social network. Anche l'area risorse tecnico-operative dà un giudizio positivo: le attività amministrative proseguono regolarmente, anche le commissioni di gara si fanno da remoto e con il 10 per cento del personale fisicamente in ufficio si riesce a dare risposta alle richieste per attività non remotizzabili.

Prospettive future
“Il Comune di Genova si era già attivato, ben prima dell'emergenza Coronavirus, con le modalità di lavoro intelligente, per questo gli staff coinvolti hanno saputo rispondere tempestivamente alle problematiche tecniche iniziali, inevitabili nel passaggio in massa allo smartworking – spiega l'assessore Giorgio Viale -. Questa è un'emergenza, ma vogliamo che diventi un'opportunità, ad esempio spingendo sulla dematerializzazione degli atti e delle procedure”.
Dopo la valutazione con le direzioni del personale, il Comune promuoverà un questionario interno ai dipendenti, per avere un giudizio sull'esperienza dello smartworking. “Quando avremo i dati completi, se sarà confermato un aumento dell'efficienza della macchina, non potremo non implementare le modalità di smartworking e la flessibilità legata al raggiungimento degli obiettivi”. 

L'attività politica
Anche l’attività del consiglio comunale e delle commissioni consiliari è proseguita grazie all’aiuto della tecnologia. I lavori della sala rossa si sono riaperti con il collegamento in videoconferenza dei consiglieri e la possibilità per i cittadini di seguire i lavori in diretta sulla pagina Facebook del Comune di Genova.
“In seguito ai decreti di chiusura sempre più stringenti – commenta il presidente del consiglio comunale Alessio Piana – ci siamo attivati per trovare una soluzione per continuare, in assoluta sicurezza, l’attività istituzionale. I lavori del consiglio comunale e delle commissioni sono stati organizzati in videoconferenza e di questo devo ringraziare, per il grande impegno, il personale della Segreteria Generale e degli organi istituzionali, i tecnici della direzione Sistemi Informativi e di Liguria Digitale”.

La piattaforma
Così, dopo una prova generale venerdì 20 marzo, la prima seduta di commissione consiliare e di consiglio comunale si è svolta martedì 24 marzo in regime di smartworking sulla piattaforma WebEx Cisco, che  consente un numero illimitato di collegamenti e, nello specifico, permette ad ogni consigliere partecipante da remoto di esprimere il proprio voto. Continua Piana: “Personalmente posso dire che, pur essendo un po’ più complicato confrontarsi in un dibattito in questo modo, siamo riusciti a votare delle delibere importanti per la città”.
Pur con qualche difficoltà tecnica non riconducibile alla piattaforma ma alla connessione internet, i consiglieri, al termine della seduta, hanno dichiarato il loro apprezzamento per come si sono svolti i lavori. E per la prossima settimana è già prevista una commissione consiliare e per il 31 marzo, come ogni martedì, il consiglio comunale.
Molto seguita è stata anche la diretta streaming su Facebook: 14.951 le persone raggiunte, 1.219 le interazioni e 6.193 le visualizzazioni totali.

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