Skin ADV

Centenario del massacro armeno

Alberto Rosselli

Il 24 aprile 2015 segnerà il centenario di un evento ‘dimenticato’: Il genocidio del popolo armeno.

Il  brutale stermino della popolazione armena ebbe inizio alla fine dell’Ottocento, con il sultano ottomano Abdul- Hamid, e raggiunse poi il suo culmine tra il 1915 e il 1916,  ad opera del Partito ‘modernista’ dei ‘Giovani Turchi’.
Conosce bene la storia del genocidio lo storico e giornalista Alberto Rosselli, già collaboratore de L’Europeo, Il Giornale, Libero, Il Foglio, Maariv (Tel Aviv) e, attualmente, direttore della testata’Storia e Verità’ ed autore di diversi saggi sull’Armenia e sull’Islam.  In passato,  nel 2008, Rosselli  ricevette diverse minacce da parte di sedicenti gruppi fondamentalisti turchi per avere dato alle stampe il libro ‘L’Olocausto armeno’, giunto, quest’anno, alla sua quarta riedizione, ampliata, aggiornata e corredata da inserto iconografico.
Rosselli, quando ha iniziato ad occuparsi dello sterminio armeno ? Non sono moltissimi i suoi colleghi che si soffermano su questo tema; da cosa dipende?
Ho iniziato ad occuparmi della questione circa 20 anni fa. Riscoprire e studiare la ‘strage armena’ ritengo sia un dovere non soltanto ‘storico’, ma morale. Senza considerare che il popolo armeno appartiene al mondo cristiano: un popolo (anzi, una ‘nazione’) che, nel corso della storia, ha mantenuto - nonostante le distanze geografiche - un intenso e proficuo rapporto culturale con l’Europa.
E effettivamente, in Italia - contrariamente ad altri Paesi, come la Francia - la ‘questione’ armena e, soprattutto, il ‘genocidio’ del 1915/1916 non vengono loto studiati. Forse anche per il fatto che nel nostro Paese la Comunità armena è molto esigua, numericamente parlando. E poi vi è un’altra ragione. Nelle scuole italiane la Prima Guerra Mondiale, come la Seconda, vengono insegnate con il contagocce. Ragion per cui, le tragiche vicende del popolo armeno risultano quasi ignote. Aggiungo, infine, che molti politici italiani (ad eccezione dei politici della Lega Nord) evitano volentieri, e di proposito, di parlare di ‘genocidio armeno’. Quasi tutti temono di irritare il Governo di Ankara, con il quale sperano di mantenere buoni rapporti commerciali.
Come possono definirsi gli attuali rapporti tra Armenia e Turchia?
Non buoni, anche per via degli attriti tra Armenia e Azerbajan musulmano e turcofono. Come è noto, quest’ultimo Stato rivendica il dominio sul territorio del Nagorno-Karabach, mentre il primo esercita un diritto di prelazione sul Nakitcevan, provincia affidata all'Azerbajan dal trattato russo-turco del 1921; regione che taglia i rapporti diretti tra lo Stato di Armenia e la provincia iraniana (un tempo densamente popolata da armeni) di Tabriz.  Ricordiamo che, nel 1989, scoppiò addirittura una guerra tra Armenia e Azerbaigian per il controllo del Nagorno-Karabach, storica enclave armena in territorio azero, conclusosi con la conquista dell'indipendenza della provincia armena: soluzione mal digerita dal governo di Ankara. Ma non è tutto. I rapporti tra Turchia e Armenia rimangono molto difficili anche, e soprattutto, per l’ostinazione perdurante dell’esecutivo anatolico nel negare la ‘strage armena’.
Come vedrebbe un’entrata della Turchia in Europa?
Non bene. Un ingresso puramente “meccanico” (cioè basato sulla sola condivisione di parametri economici e finanziari) in ambito occidentale da parte di un Paese musulmano, ex laicista, ma ormai incline a ‘cedere’ sotto l’incalzare del revanchismo fondamentalista islamico, potrebbe infatti rivelarsi un grave pericolo. Una più ricercata, approfondita e reciproca e consapevolezza di appartenere a due mondi sicuramente non omologhi, appare un’opzione analitica di fondamentale importanza, da anteporre al rispetto delle pur necessarie regole ‘tecniche’ di ammissione UE.
Cosa si aspetta dalla ricorrenza del centenario della ‘strage armena’?
Mi auguro che le Istituzioni e i Partiti politici italiani esercitino un po’ più di coraggio. Gli armeni trucidati dagli ottomani durante la Prima Guerra Mondiale, erano, infatti, nostri fratelli. Ma non soltanto. Mi auguro che l’Italia e l’Europa esercitino giuste e adeguate pressioni sul Governo turco affinché riconosca sia le stragi ‘hamidiane che quelle organizzate, successivamente, dal Partito dei Giovani Turchi. E’ un dovere civile è morale. Senza contare che, tacere per viltà, spesso equivale a mentire. In questo caso: un fatto storico.

Michela Pedemonte

Pin It

Genova3000 TV

Genova3000 TV

Notizie

Levante

Cultura

Spettacoli

Sport

Gossip

Genova Sport 2024