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La gioia di Mario Tullo

Mario Tullo

Mario Tullo, deputato del Partito Democratico, ha esternato la sua gioia agli amici di Facebook.

Stanco (volo dirottato a Linate) ma felice per l'elezione di Sergio Mattarella.
Tullo è un bravo funzionario di partito, ormai sono rimasti lui e il vicesindaco Stefano Bernini, entrambi in aspettativa. I funzionari di partito, educati a falce e martello, erano noti per la loro obbedienza "pronta, cieca e assoluta", come scriveva su "Candido" l'indimenticabile Giovannino Guareschi.
A Roma il partito, o meglio il segretario-dittatore Matteo Renzi, ha ordinato di votare Mattarella e Tullo ha votato Mattarella. E ora è felice.
Ma chi, come me, segue le vicende della politica dalla nascita della Repubblica, resta perplesso. E si chiede: come può un ex comunista essere felice per l'elezione al Colle di un ex democristiano. E un democristiano della Prima Repubblica. Quelli che erano nemici giurati dei comunisti, prima che Aldo Moro inventasse il compromesso storico.
Avevo capito l'esultanza per l'elezione di Giorgio Napolitano, primo comunista al Quirinale, ma non riesco a capire i salti di gioia per l'elezione di Mattarella.
E' giustificabile invece l'amarezza degli esponenti ex Pci: Massimo D'Alema, Walter Veltroni e Piero Fassino, tutti aspiranti al Quirinale, che hanno preso meno voti di Ezio Greggio di "Striscia la notizia". Quelli che avevano un certo peso nella nomenklatura delle Botteghe Oscure, hanno commentato: ormai non contiamo più niente. Mario Tullo, invece, è felice.
Sia chiaro: considero un progresso che il partito che era dei lavoratori (ma ora è contro i sindacati...) mandi a Montecitorio Maria Elena Boschi, che mostra (involontariamente?) ai paparazzi il perizoma, e non Teresa Noce, la prima moglie del segretario Luigi Longo, bersagliata dai vignettisti per la sua bruttezza.
Dico solo una cosa: che questo Partito Democratico non può essere considerato l'erede del Pd. Personalmente ne sono contento, perché quando ho cominciato a girare il mondo e ho visto con i miei occhi come si viveva nei paesi comunisti, mi sono detto: non voterò mai Pci.
Però non riesco a capire un comunista come Mario Tullo, felice perché ha contribuito a far eleggere presidente della Repubblica un ex democristiano. Un democristiano della Prima Repubblica.
E' questo il rinnovamento predicato da Renzi?

Elio Domeniconi

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