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Ponte Morandi, è passato un anno

Era il ponte di Brooklin; era il viadotto sul Polcevera, una pezzo di autostrada che per i genovesi era strada di casa; una strada cittadina. Come ponte Morandi la maggior parte degli abitanti sotto la Lanterna, lo hanno conosciuto tragicamente dopo che, alle 11,36 di un anno fa il 14 agosto, accadesse qualcosa che era immaginabile in un film più che nella realtà. Eppure Genova e l'Italia con quella realtà hanno dovuto fare i conti sotto un diluvio che quasi allagava il capoluogo ligure per l'ennesima volta. Un temporale che pareva di ottobre- novembre mentre flagellava invece la città alla vigilia del giorno più mitico dell'anno quanto a caldo e vacanze e momento nel quale dimenticare i problemi. Dal 14 agosto 2018 non potrà essere più così. Lo impediscono i 43 sepolti dalla macerie, inghiottiti da un vuoto improvviso ed impensabile, che nemmeno Vettel sarebbe riuscito ad evitare. Un destino infame al quale è impossibile rassegnarsi che ha cancellato la vita di chi transitava sul ponte, Brooklin, Morandi o sul Polcevera come lo si voglia chiamare. Tranciato di netto quasi un chilometro con un taglio quasi chirurgico. Un crollo che non ha forse pari al mondo tanto da chiedersi se è avvenuto o è solo un incubo. Una grande città spezzata viabilmente in due e se si piangono i morti, occorre pensare agli sfollati, centinaia, che hanno perso casa ma ancora di più le strade dove avevano il cuore, belle o brutte che fossero, periferiche, certo, ma dove erano nati, cresciuti, formato famiglie, fatto figli. Ed ad aziende che sotto quel ponte prosperavano e che hanno in grande parte chiuso con conseguente perdita di tanti posti di lavoro in una città dove dovrebbero invece aumentare. E' passato un anno e Genova resta sconvolta e sbigottita. Occorre però anche sottolineare come abbia reagito: nuove strade, by-pass per il traffico, aiuti alla gente del posto. Non si è stati mai fermi e l'emergenza gestita da quelli che qui abbiamo definito da tempo “gemelli dei ponte”, Bucci e Toti, è stata gestita in tutti i sensi in maniera encomiabile. Un esempio per il mondo. Resta il dolore immenso per chi, per tragica fatalità si trovava su quel ponte in quel momento per maledetta ed ingiusta cabala del destino, e non tornerà più alle case sparse per l'Italia. Ma almeno, invoca la gente italiana, si scopra perché è accaduto il disastro. Gli indagati a vario titolo sono 71, oltre a due società. Si dice che il ponte avesse problemi dalla sua costruzione, che fosse a scadere come avvertì lo stesso progettista Morandi, da cui prese nome. Che la sua struttura, gli stralli e tanti altri pezzi di ingegneria che abbiamo imparato a conoscere solo post crollo, fossero alla fine, non tenessero più. Perché? E' la domanda che urliamo tutti. Ad un anno di distanza commemorazione con parata di autorità ai massimi livelli e messa del cardinale Bagnasco. Ma soprattutto sia il silenzio, alle 11,36 un anno dopo, a farsi sentire.

Dino Frambati

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