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Fase 2, i consigli del prof. Mazzino per ripartire in sicurezza

Enrico Mazzino

Si è ormai entrati nella fase 2 con gli ospedali che finalmente respirano, le case di riposo che continuano tuttavia a segnalare contagiati e tanta preoccupazione per il futuro.

I nuovi casi sono persone che si sono infettate in casa da altre che sono state chiuse con loro con l'infezione, o persone che avevano l'infezione ancora prima dei decreti di chiusura. Questo ci dice che il problema esiste e che siamo costretti ad avere grandi precauzioni e ad essere responsabili. Dobbiamo riuscire a convivere con questa realtà, altrimenti io temo si rischi di rimanere bloccati in una situazione economicamente disastrosa in cui non si riuscirà a far ripartire nulla.

Numerose persone sono tornate al lavoro e potrebbero essere asintomatiche. Poiché il virus non se ne è mai andato, io continuo a ribadire che l’opzione migliore sarebbe “provare” ad avvicinarsi al cosiddetto "modello veneto". Abbiamo qualche mese di tempo per attrezzarci con tutti i macchinari, anche di ultima generazione, che arrivano a processare fino a 10mila tamponi al giorno.

Bisogna iniziare subito a fare tamponi di massa che permetterebbero di contenere ed eliminare la trasmissione del virus e consentire ai milioni di italiani negativi al Coronavirus di riprendere una vita normale, posta la necessaria osservanza di misure di precauzione. Fino ad oggi in alcune regioni italiane si è fatto un numero insufficiente di tamponi giornalieri per abitante. Gli studi epidemiologici – e anche l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) – collegano una efficace strategia di contenimento del virus ad una campagna di tamponi di massa (articoli pubblicati su “The Lancet” del 17 e 18 aprile 2020).

Mi rendo conto che non sia per nulla facile ma questo sarebbe davvero l’unico modo per "isolare" subito gli asintomatici. L’estate è alle porte e questo può aiutarci e ci fa ben sperare, anche se non è affatto scontato che con il caldo e la bella stagione il virus si indebolisca. Ma è fondamentale arrivare preparati almeno all’autunno ponendosi un obiettivo: tamponi a chiunque vada a lavorare e ovunque poiché le mascherine, i guanti e il distanziamento rischiano seriamente di non bastare.

Intanto sembrerebbe arrivare una buona notizia: pare funzionino gli anticorpi generati nei topi dal vaccino italiano dell'azienda Takis: i test sull'uomo sarebbero previsti comunque dopo l'estate.

Procedendo con questi ritmi sarà possibile avviare da luglio le prime sperimentazioni sull'uomo ha spiegato il Direttore Sanitario dell'Istituto Spallanzani aggiungendo che se i primi test daranno un esito positivo porteranno nel 2021 alla somministrazione del vaccino su un alto numero di persone a rischio e alla dimostrazione della sua efficacia.

Si tratterebbe di un vaccino genetico basato su un vettore virale che è stato messo a punto dalla società ReiThera con il coordinamento scientifico dello Spallanzani che agirà d'intesa con il CNR. A differenza dei vaccini tradizionali, i vaccini genetici non utilizzano un microorganismo inattivo o parte di esso, ma il gene che codifica per l'antigene del microrganismo che si vuole neutralizzare il quale, una volta entrato nelle cellule dell'organismo, induce la produzione di una proteina che a sua volta stimola la risposta immunitaria contro il coronavirus.

Ripartiamo con estrema prudenza e un pizzico di ottimismo, ora più che mai, con la speranza di avere un vaccino, ma stando ancora più attenti perché se si dovesse fare marcia indietro, senza una politica di tamponi di massa, si potrebbero avere più morti e maggiori rischi di nuovi lockdown con conseguenze catastrofiche per la nostra economia.

Enrico Mazzino
PhD Applied Economics and Quantitative Methods in Health Sector
Economista sanitario/Farmacoeconomista
Docente Università di Genova

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