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Il bilancio del 2017 di Giovanni Toti

L’ultimo triennio (2015-2017), senza dubbio, è stato quello che ha incoronato Giovanni Toti.

Prima, come “delfino” di Silvio Berlusconi, poi come leader indiscusso di un nuovo format del centrodestra in Liguria, che poi è stato esportato, in maniera vincente, in tutto lo Stivale, un centrodestra a tre ali e una quarta gamba: Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia, più i centristi e una destra sociale a fare la “manita”. Forte di aver trainato la coalizione conservatrice alle storiche vittorie di Savona e poi a Genova e La Spezia, ora Toti punta nel 2018 a spodestare il Pd ad Imperia (impresa non impossibile, si tratta della città di Claudio Scajola, da sempre in mano al centrodestra), in attesa del suo ritorno a Roma. Toti afferma, in tema di economia: “Mi piace sottolineare, anche nel periodo festivo natalizio che si respira, che la nostra meravigliosa regione, oltre a possedere una grandissima trazione turistica, è una piattaforma logistica fondamentale per lo sviluppo del nostro paese e i nostri porti sono il primo sistema portuale del paese. Chiediamo di avere un po’ più di investimenti, visto che questi porti rendono un sacco di soldi che vanno tutti a Roma, più voce in capitolo e la possibilità di usare la leva fiscale per dare una mano alle nostre imprese che lavorano qui quindi poter ridurre un po’ le tasse, chiediamo di avere un po’ meno burocrazia oppressiva da Roma che vuole decidere su tutto quello che accade anche nell’angolo più lontano del nostro paese. Mi sembrano tutte cose ragionevoli che questo governo può accettare”.

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