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L’impero televisivo di Berlusconi

Quando un uomo importante crolla, tutti sparano su di lui. Non meravigliamoci per quello che si legge oggi contro

Silvio Berlusconi, è sempre stato così. Accadeva già ai tempi dell'antica Roma: vae victis, guai ai vinti!

In Italia si fa a gara a salire sul carro del vincitore, ma tutti sparano sullo sconfitto.

Probabilmente se un uomo politico cade, significa che ha commesso anche degli errori. In questa sede non voglio parlare del Berlusconi premier e nemmeno della magistratura che da anni ne ha fatto il bersaglio preferito.

E' milanese e sicuramente è rimasto un po' bauscia. Non può rendersi simpatico chi ostenta in tutti i modi la sua smisurata ricchezza che lo obbliga a passare 100.000 euro al giorno di alimenti alla ex moglie Veronica Lario. Quei bunga bunga dopo una giornata di noia mortale nei palazzi della politica, non erano consoni a un capo di Stato, specie per le ripercussioni nel mondo. E se poi Emilio Fede si becca sette anni di galera, peggio per lui.

Qui voglio fare solo una considerazione sul Berlusconi imprenditore. Ho seguito la sua escalation nel mondo della tv da quando cominciò con Tele Milano e si portò dietro Mike Bongiorno, che in Rai prendeva quattro soldi. Tutti gli editori avevano capito che la tv rappresentava il futuro e tutti vi si erano buttati a capofitto: Gianni Agnelli, Angelo Rizzoli, Edilio Rusconi, la Mondadori, Cecchi Gori, persino i genovesi Perrone e Brivio con TVS (la televisione del Secolo XIX) e altri ancora.

A un certo momento, tutti avevano gettato la spugna, dopo averci rimesso un sacco di soldi.  Berlusconi le ha raccattate e ha creato un impero, guadagnando e facendo guadagnare gli altri (contratti miliardari). Ha creato migliaia di posti di lavoro. La Rai ha il canone e ci rimette cifre esorbitanti. Mediaset senza canone ci guadagna.

Ricordo all'inizio, quando non era facile strappare contratti. Inventò il cambio merce. Accettava i prodotti delle aziende e rilevava super-mercati per smerciarli.

Almeno questo gli va riconosciuto. O no?

Elio Domeniconi

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