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Papilloma, il vaccino

È partita il 2 ottobre scorso la nuova campagna di Asl3 Genovese per la vaccinazione delle ragazze dai dodici anni

in su contro il papilloma virus, il primo vaccino che previene efficacemente un cancro. Una malattia, quella del cancro alla cervice uterina, che è tuttora responsabile di 1100 decessi e 3500 nuovi casi ogni anno, con un'incidenza massima tra i 45 e i 50 anni.

La nuova campagna comincia dalla coscienza di un parziale insuccesso di quelle precedenti. «Gli anni scorsi si aspettavano adesioni per il 95% - spiega Lorenzo Marensi del Dipartimento di prevenzione e igiene di Asl 3 - e non si è andati oltre il. I dati liguri sono in linea con quelli nazionali. L'obiettivo del 95% è rimandato al 2014».

Sono severi e particolarmente autocritici i responsabili della campagna: non per caso, ma perché sanno che il papilloma virus nel giro di pochi anni potrebbe vanificare i risultati di una campagna debole. Per questo dal 2 ottobre i call center della Asl 3 stanno richiamando le ragazze che non avevano aderito all'appello dell'anno scorso. Cominciano da loro, cercano di capire nel contatto quali possono essere le resistenze e i problemi. Contemporaneamente chiamano le nuove leve, le ragazze nate nel 2000. I risultati delle prime due settimane sono incoraggianti: è stato recuperato un 14% delle mancate adesioni degli anni scorsi, si spera di migliorare ancora con un ulteriore 15, 20%.

Chi aderisce subito ma poi non si presenta viene richiamato. Sono donne le operatrici dei call center: donne qualificate, laureate o diplomate in discipline mediche o farmaceutiche, chiamano in ore serali e si rivolgono alle ragazze nel modo più amichevole e meno burocratico possibile. Sgombrano subito il campo dai dubbi principali: il vaccino è gratuito, l'adesione è libera anche se fortemente raccomandata e non ci sono conseguenze in caso di rifiuto, se non la maggiore esposizione al rischio sanitario. Molte ragazze (e molte madri per loro) chiedono tempo per consultare il pediatra o il medico di famiglia. «La collaborazione dei medici di base è fondamentale - puntualizza Marensi - così come quella dei medici delle strutture pubbliche: se tutti gli operatori parlano la stessa lingua la comunicazione si rinforza. Dobbiamo far fronte a una diminuzione della coscienza del rischio per le mancate vaccinazioni che si registra un po' in tutta Italia».

Ad oggi le telefonate sono state gradite dalle famiglie che interpretano la chiamata come un servizio in più messo a disposizione delle ragazze da parte della asl. “Siamo soddisfatti e insisteremo su questa strada - commenta il direttore di Asl3 Corrado Bedogni - stiamo valutando alcuni effetti collaterali nelle strategie di prevenzione: non vorremmo che con il rafforzamento del messaggio sul vaccino diminuisse il ricorso al Pap test, che nelle donne adulte dai 25 anni in poi rimane una misura di prevenzione essenziale. Per il futuro dovremo pensare anche alla vaccinazione dei maschi”.

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