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Sampdoria, un patrimonio da salvare

Vittorio Sirianni

Doveva essere la partita della speranza, ma è stata la partita della tristezza e della malinconia.

Triste per il risultato (che porterà quasi sicuramente alla retrocessione), ma soprattutto malinconica. È stata la prima sfida tra la Sampdoria e la Cremonese senza Gianluca Vialli, simbolo splendido di entrambe le squadre purtroppo pronte a scivolare nella serie cadetta.

In più per la Samp v’è quella incredibile situazione societaria davvero drammatica. Oggi è inutile ricordare il lungo e tormentato percorso che non ha portato ad alcuna soluzione definitiva. Percorso molto arruffato che ha provocato una specie di tracollo economico, ed una quantità di debiti non ben precisata.

Ecco, la malinconia che sabato scorso ha preso i tifosi blucerchiati, e tutti i veri sportivi amanti del calcio genovese. Questa Samp che ha sempre portato alto il nome calcistico della città, che ha sempre rappresentato l’anima nobile dello sport genovese, è sembrato quasi un brutto sogno vederla precipitare così, in una annata a dir poco sciagurata e massimamente sfortunata.

Ormai è chiaro: l’arrivo di Ferrero ha scombussolato l’intero equilibrio societario che aveva mantenuto alto l’immagine della società. Ferrero, lo si è capito (a parte i primi anni), non poteva essere il presidente di una Samp che aveva una sua antica e felice tradizione.

Compostezza e riservatezza erano state le caratteristiche sia di Mantovani sia di Garrone. All’anima popolare, fatta di cuore e di esplosioni passionali, si opponeva la ‘quasi’ eleganza dei vari presidenti, tutti armatori (da Costa, a De Franceschini, a Lolli Ghetti, allo stesso Mantovani) che negli anni avevano portato a vincere coppe di lusso e un campionato che rimarrà indimenticabile.

Ora tutto è finito, un sogno, una vita che è sembrata essere sprofondata all’inferno.

Il calcio, lo si sa, è però un fatto paranormale e chi ama il calcio sa anche che tutto può ancora capovolgersi. Come? Affidandosi a persone competenti che valutino esattamente, non solo col portafogli ma anche col cuore, il momento delicatissimo di questa società.

Ci sono queste persone? Noi pensiamo di sì, ma dovranno avere il coraggio di venir fuori e parlare apertamente, senza tentennamenti o ipocrisie di sorta.

C’è un’antica e gloriosa società che sta naufragando e non lo merita.

Genova o non Genova si muova: la città non può perdere un simile patrimonio. 

Vittorio Sirianni

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