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Se Spinelli vendesse...

Aldo Spinelli

Aldo Spinelli è una delle persone più intelligenti che ho conosciuto nel mondo del calcio.

Bastava sentire Renzo Fossati per intuire come sarebbe andata a finire (fallimento, condanne penali). Il presidente del Genoa confidava ai cronisti: "Ai miei figli, non gli faccio perdere tempo sui libri...". Nell' edilizia e nello sport l'ha seguito il figlio Gianni. E anche lui ha fatto la fine del padre (fallimento, condanne, processi). La cultura è indispensabile e non solo per non sbagliare i congiuntivi quando si va in televisione.
Spinelli ha dimostrato subito di non appartenere a quella categoria. Ha fatto studiare il figlio Roberto. E dopo la laurea in giurisprudenza, il master negli Stati Uniti, il tirocinio nello studio di Sergio Maria Carbone e Andrea D'Angelo, il meglio del meglio. E poi le lingue. E l'inglese parlato come chi nasce nel Regno Unito.
Certo ci vuole l'intelligenza (che è un dono di natura), sono necessarie le intuizioni. Senza queste doti non si parte da zero e si costruisce un impero. Non si costruiscono tanti posti di lavoro. E non basta certo la superstizione: il giubbotto giallo e l'odio per il viola.
Ed è necessaria anche la fortuna. Non a caso Napoleone sceglieva i suoi generali tra quelli baciati dalla dea bendata. E Spinelli riesce a vincere anche al casinò. C'è chi dilapida patrimoni alla roulette, Spinelli vince anche a Sanremo, a Montecarlo e da qualsiasi altra parte.
Ha dimostrato la sua abilità anche nel calcio. Come presidente può vantare il miglior risultato del dopoguerra: quarto posto in campionato. Poi la semifinale in Coppa, la vittoria sul campo del Liverpool.
Eppure non è amato dai tifosi rossoblu perché ha legato il suo nome alla retrocessione di Firenze (una serie B rocambolesca e ingiusta quando la salvezza sembrava sicura ed era sicuramente meritata). Quella retrocessione ha rovinato in un pomeriggio quanto Spinelli aveva fatto per anni.
Successivamente Aldo Spinelli (che aveva mandato il figlio Roberto ad Alessandria ,sapendo che il calcio è una preziosa scuola di vita) è andato a Livorno. L'ha preso in C, l'ha portato in B, in A in Europa. Erano decenni che gli "amaranto" non erano più nell'Olimpo del calcio. E l'ex presidente del Genoa ha compiuto questa impresa da Genova, andando a Livorno solo per la partita, e quasi sempre vedendo quelle esterne in televisione.
Un'impresa storica. Eppure il grande terminalista  sta correndo il rischio di rovinare  tutto. Perché il Livorno, partita con l'obiettivo di tornare in A corre il rischio di finire in C, è scivolato in piena zona retrocessione.
Tutto questo dimostra che Spinelli non ha capito una cosa: che il calcio è diverso dai container e anche dalla roulette. Bisogna lasciare dopo una vittoria. Come ha fatto ad esempio il grande Marcello Lippi.
Nessuno sinora ha fatto quanto ha fatto lui nel Genoa. Difficilmente qualcuno riuscirà quello che ha fatto lui a Livorno. Eppure non ha capito che nel calcio bisogna lasciare al momento giusto. Altrimenti c'è il rischio di rovinare tutto. Ma il giallo potrebbe portargli ancora fortuna.

Elio Domeniconi

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