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Il compagno di banco di Righi

Massimo Righi

L'editoriale d'esordio del neo direttore del "Secolo XIX" Massimo Righi ha suscitato commenti svariati.

Molti l'hanno definito un "temino" come quelli che faceva Mimmo Angeli sul defunto "Corriere Mercantile". Ma tanti  l'hanno apprezzato per la sua semplicità.
A colpire è stato l'inizio, l'incipit. Mentre a lui comunicavano che sarebbe diventato direttore del "Secolo XIX", il giornale nel quale aveva cominciato a scrivere da ragazzino, inviando notizie da Santa Margherita, lui stava leggendo, forse su "Il Sole-24 Ore" che il suo vecchio compagno di banco dei tempi del liceo a Parigi era stato chiamato a dirigere uno degli alberghi più prestigiosi della capitale francese, ma di proprietà di un gruppo tedesco. Una gioia immensa, un paragone che ha commosso i lettori.
Semmai è sembrato esagerato il titolo: "L'orgoglio della Liguria che riparte con le sue forze". Perché anche nella gerenza viene ricordato che il presidente è John Elkann, la direzione generale e l'amministrazione sono a Torino, il "Secolo XIX" viene stampato a Torino (San Biagio è un lontano ricordo)  e che "La Stampa" è proprietaria del 70% del quotidiano genovese (poi entrambi sono passati sotto l'egida del gruppo "Repubblica-L'Espresso").
Quindi, almeno nell'editoria la Liguria non riparte con le proprie forze.
Nell'ambiente si dà per certo che, nell'ambito della sinergia-fusione, presto entreranno in azione i cosiddetti "tagliatori di teste". Il compito di Massimo Righi si presenta quindi difficilissimo. Sicuramente è più facile quello che aspetta a Parigi il suo vecchio compagno di liceo.

Elio Domeniconi

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