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La mia emozione dal Mercantile a Telecity

Dino Frambati

Travaglio occupazionale ma anche travaglio per la democrazia. Una voce dell'informazione che si spegne 

è un pezzo di libertà di tutti noi che se ne va. Una perdita personale per i colleghi coinvolti e per le loro famiglie, ma anche una sociale, collegiale, globale per la gente comune, i privati cittadini, la politica, la vita del Paese. Per tutti noi. Ho vissuto in prima persona la chiusura del gloriosissimo Corriere Mercantile, con cui ho collaborato fino all'ultimo giorno e quando rivedo in archivio le migliaia di pezzi che ho scritto per quella testata, mi vengono le lacrime agli occhi. Stesso sentimento che provo, oggi, davanti alla crisi di Telecity. In quegli studi del Wtc ho trascorso momenti indimenticabili; trasmissioni che mi resteranno nel cuore e dove credo che l'amico Marco Benvenuto ed io ci divertissimo tanto, facendo tuttavia informazione seria, schietta, onesta. Con un pubblico che ci amava, aspettava qualcosa da noi e persino sperava che dando voce alla sua voce, potesse cambiare, anche in minima parte, qualcosa di questo mondo che non va. Un giornale ed una tv spente e dove sono in parte cresciuto professionalmente; dove ho cercato di esprimere idee talvolta persino temerarie e fuori dai luoghi comuni. Ammutolite da una crisi profondissima che sta scuotendo questo Paese, dove chi dovrebbe governare ed impedire che accada quanto sopra, dibatte del nulla, discute dell'inesistente e lascia morire quelle fonti grazie alle quali ha avuto voce e probabilmente lo hanno aiutato, e non poco, a fare carriera e ad avere tuttora quegli emolumenti grazie ai quali vive bene e che invece, a noi operatori dell'informazione che abbiamo dato contributo determinanti per far sapere alla gente cosa accadeva nel mondo, sono negati. Ma fosse solo una questione sociale ce ne potremmo anche fare una ragione, osservando il cimitero industriale che sta mutando la geografia sociale ed industriale genovese e del Paese. Il fatto è che qui è in gioco la libertà, la nostra stessa vita ed il nostro futuro. I colleghi che hanno perso il posto al Mercantile e lo perdono a Telecity li conosco ad uno ad uno e so della loro bravura, del loro impegno. Dei sacrifici e del lavoro fatto con cuore ed intelletto al di là del loro/nostro dovere per passione e convinzione di un mestiere basilare per l'Italia, la libertà e la democrazia. Mi domando come possa una comunità civile non ribellarsi e non essersi ribellata davanti alla vergogna di voci dell'informazione che vengono cancellate. Mi domando come possano la politica, il mondo degli affari e dell'economia, non sobbalzare in un rigurgito di civiltà e quasi rabbia per impedire che si spenga il seme profondo della democrazia che passa inevitabilmente attraverso l'informazione. Lo dico con un nodo alla gola e con triste commozione, ripetendo quello che dissi, due settimane fa, in un editoriale del lunedì a Telegenova: il primo atto delle dittature è quello di togliere la libertà di stampa e chiudere testate libere ed indipendenti. In Italia la Costituzione e la forza popolare impediranno oggi e sempre l'avvento di un dittatore, ma mi domando se quella della crisi economica non sia, in fondo, una dittatura che spegne parimenti le fonti di informazione in maniera lenta ma che pare inesorabile

Dino Frambati
www.dinoframbati.com

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