Veni, vidi, vici: l’ascesa lampo della neo sindaca Salis

La neo sindaca Silvia Salis con il nostro direttore Vittorio Sirianni
"Veni, vidi, vici". In passato, ci fu solo uno a dire questo: Giulio Cesare. Poi è arrivata lei, Silvia Salis. E’ venuta, ha visto ed ha vinto.
Chi scrive l’ha conosciuta quando aveva vent'anni. Allora, pensava solo al martello. Ora qualche battutiere voleva unirle la falce.
Ma lei ha ribattuto: una falce, ma progressista, che ...falcerà molte illusioni avversarie.
Di lei hanno detto che era una sconosciuta, poi tante altre cose che non le sono piaciute. E la prima "falciata" l’ha lanciata a chi ha condotto questa campagna elettorale con toni volgari, con attacchi sguaiati, che non erano da lei.
Ha vinto anche per questo. Nella giornata del trionfo, invece di chiedere un po’ di pausa, dopo la terribile maratona, ha accetta ben sei lunghe interviste, ha risposto a domande su domande, ha fatto il giro di tutte le televisioni (compresa Rai3), non ha battuto ciglio, pronta ad ogni risposta.
Mai vista tanta folla attorno a lei, mai visto tanto entusiasmo. La freddezza, l’apatia dei genovesi, chissà perché, era improvvisamente scomparsa.
Cori, applausi e quel corteo verso Tursi con la sua mamma e il piccolo Eugenio in braccio: la passeggiata verso la poltrona di primo cittadina di Genova.
Non ha mai dato tanti baci in vita sua, neanche quando vinceva titoli olimpici. Quello più caro al marito, Fausto Brizzi, regista nascosto, ma fondamentale per il suo successo.
Certo bellezza, eleganza, sorrisi aperti e da oltre frontiera, sono stati oggetto di commenti sciocchi, ma vincitori anche loro di questa curiosa avventura.
Attorno a lei anche i politici, ma attenti a non rovinare l’immagine della "civica". Orlando, che è stato il vero artefice di questa rinascita progressista, gironzolava, sempre assorto nei suoi pensieri, attento a non sorridere troppo.
E Sanna, lui sì sorridente (poteva essere lui il sindaco) che ha preferito fare da "tutor" a Silvia, portandola al successo.
I "tre moschettieri" Terrile, Pandolfo e Natale si perdevano fra la folla, pacche sulle spalle dopo tante nottate da incubo.
"Terrazza Colombo", dove Maurizio Rossi riesce a convocare quasi tutto il mondo, Silvia ha annientato ogni tentativo dell’editore di metterla a disagio: un bello scontro. Maurizio (antico play boy di lusso) si è accorto quanto oggi sia difficile affrontare una "donna dal vento nuovo".
La freschezza di Silvia è servita anche a far emergere altre immagini femminili, di varie liste, e a dimostrare che Genova sa offrire uno scenario rosa niente male: dalla riapparizione di Roberta Pinotti (che ha superato con la vittoria di Silvia il dramma blucerchiato), Rafaella Paita (pare che ogni tanto sogni l’ombra di Cofferati), e anche le belle signore di estrema sinistra, da Raffella Gualco, ad Antonella Marras, a Cinzia Ronzitti e poi Cristina Lodi, Tiziana Beghin, Donatella Alfonso, Laura Sicignano (scriverà un testo sulla donna genovese?). Alcune di queste prenderanno in Comune il posto, va detto, di altre positive figure femminili: Paola Bordilli, Marta Brusoni, Francesca Corso, Lorenza Rosso, Alessandra Bianchi, Laura Gaggero. Donne che oltre la competenza avevano anche una personalità.
Tornerà a Roma Ilaria Cavo, molto votata (3160 preferenze) con la lista Orgoglio Genova-Bucci-Noi Moderati.
Il mezzo alla folla plaudente, il solito vecchio saggio annuiva e diceva: “lo ho capito quella lì, ha davvero tanto Salis in zucca…”.
Vittorio Sirianni
Silvia Salis