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Dio ci liberi dai professori

Dino Frambati

In questo clima politico confuso, incerto, spesso spettacolo inguardabile e che mescola sacro e profano, ci sta che invochiamo l'Altissimo affinché ci liberi da governi tecnici, di scopo, di legislatura e via dicendo attraverso tutto l'ampio vocabolario di esecutivi formati da teorici, da insigni studiosi di un'altra Italia rispetto a quella reale.
Formati nei Palazzi del Potere, con una nefasta burocrazia che non ha forse pari al mondo, non eletti ma “nominati” però uniti dall'unico comune denominatore di scaricare (soprattutto economicamente) su noi, cittadini dell'Italia vera, le colpe di decenni di politica fuori dalla realtà, lontana anni luce dal Paese reale. Dio ce ne liberi: siamo esasperati dal fatto che decidano la nostra vita, legiferando male e stabilendo criteri economici penalizzanti, persone di ampia cultura ma di scarsissima capacità di aderire alla vita di ogni giorno, ai desiderata dei cittadini, della gente che lavora. Si, siamo stanchi, stufi ed esasperati.
Non riusciamo più a credere a chi assicura di rappresentare noi, popolo sovrano, ma poi in effetti vive da “sovrano”, viaggiando super scortato, con redditi sicuri e pingui. Fiat voluntas del popolo allora; ci si dia la possibilità di esprimerci almeno. Anche se poi, ahimé, non sempre il nostro voto viene compreso ed usato per come lo abbiamo espresso. Perdonate lo scetticismo ed il timore di un governo pasticciato, di compromesso, ma in un momento storico di paurosa difficoltà come l'attuale occorre pragmatismo e senso pratico.
La gente non ha denaro, soffre sul lavoro e spesso non lo ha. Ma soprattutto, se vi guardate attorno, osservate un'umanità grigia, dal volto triste perché le è stata tolta la speranza e questo appare davvero terribile. E basta poi con gli stereotipi e le omologazioni per cui se uno chiede elezioni o no, si esprime su un fatto o sull'altro, è di destra o di sinistra. Per fortuna esiste ancora ed è forte il libero pensiero, anche se in questa Italia spesso di Carosello, sono molti a tentare di portarci con il cervello all'ammasso.
E basta pure con le geometrie burocratico-politiche che furono inventate per evitare, dopo la guerra, eventi nefasti e tremendi come la dittatura. E' assurdo e folle pensare che qualcuno possa ancora sbucare da un balcone romano ad urlare: “Italiani!”. Come dicevano mi pare gli indiani metropolitani anni '60-'70, sarebbe sommerso da una risata. Il vero pericolo di un'imposizione dall'alto sta nel fatto che il nuovo governo venga deciso passando sulla testa degli italiani. Non c'entra stare con una o un'altra parte politica: sarebbe piuttosto stridente ed opposto ad ogni logica intellettuale e principio costituzionale di libertà. Vera ed unica democrazia è che governi chi ha la maggioranza.
In Usa, fosse caduto un presidente, si sarebbe già preparata una nuova tornata elettorale. E nessuno tema un manicheismo religioso: la vecchia, tanto deprecata Dc i voti li prendeva in buona parte nelle sacrestie e governava laicamente. Se non ci fosse stato quel periodo di Peppone e Don Camillo, vista la politica che impera in Italia da decenni, forse saremmo già morti di fame. Perché onestà intellettuale vuole che si ammetta come stiamo ancora sopravvivendo grazie all'abbrivo di quei tempi antichi, quando i nostri risparmi erano al sicuro non tanto dallo spread ma piuttosto da prelievi forzosi.

Dino Frambati

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