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Trent'anni fa la caduta del muro di Berlino

Uno dei ricordi più intensi ed indelebili dei miei tanti viaggi intorno al mondo risale al Capodanno  tra il 1987 ed il 1988 a Berlino. Occasione nella quale visitai la città, compresa la sua parte Est. Potendolo fare, io, italiano, e godendo di quella libertà negata invece ai berlinesi di poter passare da Ovest ad Est e viceversa.

Quando terminò la visita nella parte sotto l'egemonia dell'allora ex Urss, accanto al pullman che ci riportava nella parte libera della città, si erano schierati molti giovani dell'Est che ci salutavano agitando le mani.

Nel loro volto c'era la tristezza infinita di chi non poteva seguirci e sognava di poterlo fare superando la barriera invalicabile come noi, turisti stranieri, che tornavamo nella Berlino che aveva salutato l'anno nuovo con luci e fuochi di artificio contro l'assoluto grigiore della zona oltre il muro, dove la vita pareva quella italiana anni '50, anzi peggio perché almeno noi avevamo speranze di un futuro migliore.

Quei ragazzi mi commossero e mi fecero venire le lacrime agli occhi perché io, con cultura di libertà e democrazia come compete ad ogni essere umano, scorgevo in quei volti tristi l'orrore della costrizione e di ogni dittatura. E quando, poco più di un anno dopo, arrivò la notizia quasi improvvisa e persino inaspettata dell'abbattimento di quel muro truce ed odioso, mi tornarono le lacrime agli occhi ma dalla gioia ed il mio pensiero corse immediatamente a quei giovani. A quei volti indelebili nella mia memoria che cercavo persino di scorgere tra la moltitudine di persone che picconavano il muro.

Una vergogna per l'umanità da quando venne eretto. Un'offesa alla libertà ed alla dignità umana. E non c'entra che fosse “rosso” o di qualunque altro colore perché l'orrore è che uomini sequestrino la libertà di altri uomini, impediscano la libertà di movimenti.

Del resto che fosse un sopruso ed un'angheria lo dicono i 140 ed oltre morti cercando di superare quel muro e raggiungere l'altra parte di Berlino. Pare che invece circa 5 mila ce l'abbiano fatta. Ma si tratta di cifre mai accertate con sicurezza, indicative però di come una generazione abbia sofferto di quel muro, orrido come tutti i muri che dividono ed impediscono la libera circolazione della persone.

La segregazione, quella sorta di prigione che era delimitata dal muro, durò 28 anni da quando in poche, calde giornate estive, dal 13 agosto 1961, venne costruito a tempo di record e con un'ingegneria tanto malsana quanto eccellente da un punto di vista tecnico. L'uomo sa fare bene le cose, anche quando le fa nel male! E venne costruito per impedire l'esodo da Est a Ovest, dopo che tra la fine della guerra ed il 1961 erano “emigrati” ad Ovest oltre 2 milioni e 600 mila tedeschi su 17 milioni. Lungo quasi 155 chilometri, alto quasi quattro metri, fu costruito di domenica ed in periodo vacanze, tagliando in due persino dei condomini.

Poi la svolta storica, la perestrojka, Gorbaciov, il Papa polacco, la storia sa voltare pagina. Oggi il muro, definitivamente caduto a dicembre '89, è una sorta di attrazione turistica a Berlino, città peraltro splendida, vivace, ricca di vita e movimento e dove sono tornato a muro demolito. I turisti ne guardano i resti, le vecchie garitte dei temibili vopo, acronimo per definire gli agenti della Volkspolizei.

A vedere tutto questo pare impossibile che quel muro rappresentasse uno dei tanti orrori dei quali è stata capace l'umanità. Lezioni delle storia che tutti dobbiamo apprendere. Come il bestiale, indelebile olocausto contro gli ebrei, da non dimenticare mai e da annoverare tra le turpitudini peggiori che la “razza” umana abbia mai concepito ed attuato. Da allora è cambiato il mondo anche se ingiustizie, crudeltà, violenze persistono ed abbondano. Sia impegno di tutti abbatterle, come è avvenuto per il muro di Berlino.

Dino Frambati

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