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Con la cultura si mangia

Manuela Arata

Genova sta vivendo un momento molto vivace dal punto di vista culturale.


Considerata città industriale un po’ grigia e anonima negli anni ’60-70, con le celebrazioni colombiane prima, il G8 sapientemente usato per restituirle un patrimonio storico ed artistico straordinario e poi il 2004 in cui si è confermato che “con la cultura si mangia”, è partito un processo di apertura e progresso culturale significativo.
Non mi riferisco solo al Festival della scienza, che ha portato qui le più brillanti personalità del mondo scientifico, artistico e letterario internazionale, ma anche ad altre manifestazioni che nel tempo si sono consolidate e soprattutto alla valorizzazione del nostro patrimonio che culmina nel successo proprio di ieri dei Rolli days, appuntamento ambito per tutte le generazioni, anche le più giovani.
E di Genova mi piace questa cultura del diverso e del diseredato che ci ha regalato Fabrizio De André, mi piacciono le nenie intrise di tante lingue, di tanti volti che sono passati qui venendo da tutte le parti del mondo, che hanno fatto di Genova una città non troppo provinciale.
Però ammettiamolo, siamo un po’ schiavi - come tutti gli Italiani - di questo enorme patrimonio del passato, che porta molti a vivere guardando indietro, rimpiangendo un “com’eravamo” che poi non era tanto meglio del come siamo oggi o saranno i nostri figli.
Io non credo che la cultura stia scemando, credo che stia cambiando.
E se questo cambiamento viene vissuto senza paura, ma con la consapevolezza che l’innovazione è innanzitutto un processo culturale, possiamo indirizzare il nostro sguardo in tante direzioni che in passato non conoscevamo o non percepivamo neppure.
Penso ai tanti altri mondi che stanno crescendo, penso all’Asia, all’Africa, agli Stati Uniti che checché se ne dica hanno guidato i grandi movimenti culturali dal dopoguerra ad oggi.
E in questo momento in cui sui programmi culturali sono impegnate persone di una o due generazioni successive alla mia, credo sia importante contribuire con fantasia e mente libera e dare spazio a nuove idee e dare sostegno certo e forte ai nostri talenti.
Genova è città di musica, apriamoci di più ai giovani e al mondo, Genova è città di poesia, di straordinaria pittura all’aperto, di teatro, di natura, di storie e di collegamenti con tutto il mondo.
Due punti dobbiamo tenere però sempre fermi: la qualità e la libertà.
La cultura non può “servire” a qualche fazione, la cultura non deve fare favori, la qualità è incompatibile con le “marchette”.
La cultura deve essere libera, indipendente, un po’ disobbediente.
A chi spera di incanalarla verso interessi di parte occorre ricordare che la mancanza di una visione ampia e libera del mondo è un impoverimento per tutti, anche per la parte che all’inizio potrebbe ritenersene avvantaggiata.
Giù le mani dalla cultura, quindi, e su gli sguardi della mente.

Manuela Arata
(Saggio del Comune di Genova)

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