La birra di Gianni Testino
Ho conosciuto Gianni Testino grazie a Franca Brignola che lo invitava allo stadio a parlare del Genoa.
Non era ancora professore, era un semplice medico. Ma la star di Telegenova assicurava che era molto bravo e anche lei, quando aveva bisogno di un dottore, si rivolgeva a lui. E lui accorreva sempre con la sua efficientissima caposala Ornella Ancarani.
La stessa Brignola mi ha ricordato che era stato un genio quando salvò il nostro amico Giorgio Bornacin. E l'allora senatore di Alleanza Nazionale testimoniò in pubblico che senza l'intervento dell'allievo prediletto del professor Rodolfo Cheli sarebbe già stato all'altro mondo.
Bornacin, anche per riconoscenza, gli presentò Gianfranco Fini e l'allora leader di AN, durante una sua visita istituzionale a Genova andò a San Martino a visitare il suo reparto. Per Testino fu un grande onore, anche se poi ha pagato a caro prezzo quella visita del pupillo di Giorgio Almirante. Perché Testino, che è sempre stato orientato a sinistra, quando cerca di candidarsi nel Partito Democratico, magari come espressione della società civile, si sente rispondere: Testino non è dei nostri. Anche se era diventato amico di Fini per avere un appoggio nel settore sanità e non per affinità politiche.
Col passare degli anni Testino ha fatto carriera, perché è bravo. E' diventato professore. Ha creato a San Martino un reparto modello. E' considerato un grande epatologo, viene invitato spesso anche su Rai Uno. I tempi di Telegenova sono ormai lontani.
Gianni Testino, però, è diventato famoso per la sua battaglia contro l'alcol. Battaglia giusta perché l'alcolismo ogni anno provoca tante vittime. Ma secondo il professore fa male anche un bicchiere di buon vino rosso a pasto, e questo francamente mi sembra esagerato.
Il suo cavallo di battaglia resta comunque l'Oktoberfest, la festa della birra, che è nata in Germania ma si è estesa un po' dappertutto. Per l'epatologo è scandaloso che il Comune di Genova abbia dato il patrocinio a una manifestazione del genere. Ha scritto sul "Secolo XIX" che questi maestri birrai si "arricchiscono vendendo un cancerogeno". E ha tuonato: "i promotori della festa non sono più eticamente giustificabili".
Qui a Tassarolo, dove sono in vacanza, non gli danno sicuramente retta. Vedo con i miei occhi che questi baldi giovani (donne in prima linea) si scolano, prima di cena, una media di quattro birre a testa. La birra li rende allegri, spesso addirittura euforici. Loro non credono che la birra provochi il cancro, come sostiene il professor Gianni Testino. Loro preferiscono credere al famoso slogan: chi beve birra, campa cent'anni!
Elio Domeniconi