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Shakespeare alla Tosse

I Banquo prodotto dalla Fondazione Luzzati

I, Shakespeare arriva alla Tosse dal 12 al 16 marzo con tre spettacoli. I, Shakespeare è un dispositivo di indagine

sulle forme del racconto teatrale: 3 spettacoli che sono occasione per 3 personaggi shakespeariani di raccontare, e rivivere, 3 opere del drammaturgo inglese, realizzando 3 spettacoli ulteriori, imprevedibili e dirompenti. Gli spettacoli sono: I Banquo prodotto dalla Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse, I Peaseblossom prodotto da Accademia degli Artefatti

I Cinna coprodotto da Css Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia.

Teatro della Tosse - dal 12 al 16 marzo

I, Shakespeare di Tim Crouch

regia Fabrizio Arcuri

traduzione PierAldo Girotto

con Matteo Angius - IO FIORDIPISELLO

Gabriele Benedetti - IO CINNA

Enrico Campanati e Matteo Selis - IO BANQUO

12 e 13 marzo I, PEASEBLOSSOM prodotto da Accademia degli Artefatti

14 marzo I, BANQUO prodotto dalla Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse

15 e 16 marzo I, CINNA coprodotto da CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia

repliche ore 20.30; domenica 16 marzo ore 18.30

I Shakespeare, di Tim Crouch

L’ IO del titolo è un manifesto teatrale e politico insieme: per scoprire chi è quell’IO bisogna prendere parte alla messa in scena, con tutti i ruoli che questa mette a disposizione, compreso quello dello spettatore. Ruoli che Tim Crouch rende opachi, ambigui, sempre al confine di se stessi. Quell’IO, la sua complessa asserzione, sembra segnare l’inizio di una nuova convenzione teatrale: è un’IO di tutti, da contrattare continuamente nel momento stesso della sua rappresentazione.

Quell’IO è una porta, e forse anche la chiave, per entrare in un luogo dove si può decidere di chi è la verità e la finzione, il pensiero e l’emozione. O forse la porta, e la chiave, per entrare in un territorio in cui verità, finzione, pensiero ed emozione, sono semplicemente oggetti comuni delle nostre continue e presenti relazioni, sceniche e quotidiane. In teatro, e fuori di esso. Un territorio di democrazia del pensiero. In cui il racconto e la rappresentazione siano oggetto di creazione continua e condivisa. Oggetto di realtà.

I SHAKESPEARE è un progetto che interroga la convenzione teatrale, mettendola in crisi, e verificandone la possibilità attuale di parlare del, e al, presente, a partire da testi che della stessa convenzione teatrale ne hanno segnato le fondamenta. Tim Crouch permette così di ripensare politicamente il teatro, riguardo ai meccanismi e alle geometrie relazionali che mette in campo: chi decide cosa è la verità? Chi è il vero soggetto del discorso? Chi ha il potere di raccontare ‘come vanno le cose’? Qual è il ruolo dello spettatore, di chi guarda? In che termini può sentirsi rappresentato? A cosa dobbiamo e possiamo credere?

5 spettacoli che sono 5 diversi modi di relazione con il testo, con l’interpretazione e con lo spettatore, che però partono da una premessa comune: si tratta di lavorare su un’esposizione pornografica di sé come attore e come persona, e di riposizionare il proprio corpo e i propri pensieri nel contesto scenico quotidianamente riattualizzato.

I BANQUO di Tim Crouch

traduzione Pieraldo Girotto

regia Fabrizio Arcuri

con Enrico Campanati e

Matteo Selis

Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse_2013

BANQUO è il generale dell’esercito scozzese di Re Duncan che Macbeth, nell’omonima tragedia shakesperiana, fa uccidere come avversario della sua corsa al trono.

IO BANQUO, che faresti al posto mio?

Testimone inutile, prima perché ucciso e messo a tacere e ora nella sua forma di fantasma, Banquo prova a ricomporre i segni di una violenza di cui è stato vittima, insieme al suo Re e al suo stesso intero Paese. Ma a riviverle le cose non sembrano poter prendere un altro corso. Tutto è quello che è già stato. Resta solo la struggente sensazione che a fare le stesse cose potesse essere qualcun altro – pur dovendosi così sporcare le mani di sangue, passando dal ruolo di vittima a quella di carnefice. Macbeth e la sua Signora sono solo i corpi passeggeri di una voglia di potere che attraversa il tempo senza mai trovare soddisfazione, rivoltando lo stato delle cose, con l’unica conseguenza di lasciarlo sempre uguale a se stesso: territorio di conquiste, reali e effimere, ma pur sempre tragiche.

Il sangue è il segno di questa storia. Un sangue capace di sporcare anche i fantasmi (e gli spettatori, certo). Un sangue che poi si lava via, solo per lasciare spazio ad altro sangue. Banquo è il fautore di una visione. O ne è il protagonista. O forse solo un personaggio in mezzo ad altri. Resta da capire ognuno al posto di un altro come si comporterebbe. Banquo al posto di Macbeth. Uno spettatore al posto di Banquo. E ognuno, al suo posto o in quello di un altro, potrà rispondere alla domanda: il potere chi logora veramente?

Accademia Degli Artefatti_2013

I PEASEBLOSSOM di Tim Crouch

traduzione Pieraldo Girotto

regia Fabrizio Arcuri

con Matteo Angius e Fabrizio Arcuri

Accademia Degli Artefatti_2013

FIORDIPISELLO è un folletto di Sogno di una notte di mezza estate. Appare due volte nel testo di Shakespeare, che gli affida una sola battuta: ‘Sono pronto’.

IO FIORDIPISELLO, la mia ribellione silenziosa.

‘Avevo qualcosa da dirvi di importante…ecco adesso l’ho dimenticata…tornerà.’

Un personaggio non può dire quello che vuole. E se l’autore non gli fa dire niente, anche se lui avrebbe un sacco di cose da dire? Tim Crouch da un’altra, unica e ultima, possibilità a Fiordipisello, rimettendo in gioco il rapporto tra quest’ultimo e Shakespeare.

Ecco allora i sogni dell’ultimo dei folletti per raccontare la storia di un sogno. Quello di una notte di mezza estate. Il tormento e il divertimento di una condizione fantastica, ma anche così tanto reale, di chi forse avrebbe qualcosa da dire, se qualcuno gli dicesse cosa. Questa volta a Fiordipisello non mancano le parole (se non proprio quelle che lo hanno reso il personaggio che è, eche Fiordipisello prova a ricordare con una nostalgia irriducibile): gli mancano gli attori della storia di cui è autore ulteriore. Non resta che coinvolgere gli spettatori in un gioco moltiplicato di legittimità rappresentativa: chi può dire cosa e come? Gli spettatori, invitati inconsapevoli di un Sogno, diventano ora protagonisti della sua rappresentazione. Tutto è quello che era, ma è già qualcos’altro di cui non sappiamo ancora nulla.

Quel che resta di una festa (maschere e coriandoli ovunque, cibo, vino e vomito sul pavimento, echi di musiche lontane) e amori, consumati o inconsumabili, disegnano la vertigine in cui cade Fiordipisello, nel tentativo ultimo di essere se stesso (o quello che lui crede di essere). Un tentativo che è quello di tutti, testimoni silenziati di una storia a cui non possiamo rinunciare di partecipare.

I CINNA di Tim Crouch

traduzione Pieraldo Girotto

regia Fabrizio Arcuri

con Gabriele Benedetti

Accademia degli Artefatti | CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia_2013

POPOLANO: Il nome, signore, dite la verità.

CINNA IL POETA: La verità è che mi chiamo Cinna

POPOLANO: Fatelo a pezzi. É un congiurato.

CINNA IL POETA: Io sono Cinna il poeta, sono Cinna il poeta

POPOLANO: Allora fatelo a pezzi per le sue brutte poesie.

(William Shakespeare, Giulio Cesare, Atto III, Scena III)

IO CINNA, le mie parole come coltelli.

Cinna è un poeta perché scrive poesie? O solo perché dichiara di esserlo? O semplicemente perchè il suo autore decide di definirlo così, Shakespeare prima e Crouch dopo? (sciogliendo così, didascalicamente, l’ambiguità dell’identità di Cinna: congiurante di Cesare o solo vittima di uno scambio di persona?)

In Shakespeare c’è Cinna il console congiurante e Cinna il poeta. Ma il nome vale di più della persona. Il nome vale una morte ingiusta.

Crouch riconsegna un Giulio Cesare rivisto con gli occhi, e riscritto con le parole, di un ciondolante poeta che fa brutti sogni, e che non smette di trovarsi sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. Come la Storia segna la vita di chi vi prende parte, anche malgrado lui?

Una scrittura continua della propria storia a cui gli spettatori possono partecipare. Questa è la vendetta di Cinna il poeta contro se stesso, e contro le parole e contro il popolo che lo ha ucciso: imparare nuovamente la propria storia e costruirne una nuova rappresentazione. Un racconto che non passa solo attraverso il media verbale ma anche quello delle immagini, specchi che moltiplicano una verità politica e sociale, dolorosamente irriducibile.

Il progetto I SHAKESPEARE di Accademia degli artefatti si sviluppa parallelamente ad una trilogia di spettacoli sul potere, per certi versi in continuità con essa, per altri come approfondimento di temi e meccanismi che lì non erano centrali.

Accademia degli artefatti ha sempre lavorato mischiando linguaggi – prosa, performance, musica, video, scrittura scenica e drammaturgica – e indagando da una parte le forme dello spettacolo dal vivo, e dall’altra i meccanismi delle posizioni e delle relazioni sceniche. Sempre in un dialogo attuale e consistente con lo spettatore, interlocutore e non semplice ricettore della creazione artistica. Oggetto di questa ricerca sono stati alternativamente spettacoli di grande impatto scenico ed attoriale o dispositivi teatrali più contenuti e concentrati.

Al primo tipo di formato appartengono le ultime produzioni che rientrano nel progetto CAPITOLI DI UN DISCORSO POLITICO, una trilogia sulla condizione contemporanea della rappresentanza e della rappresentazione, sulla fragilità del concetto di verità e sulla manipolazione dell’immaginario: ORAZI E CURIAZI di Bertolt Brecht (debutto: Teatro India di Roma, 2011) è un gioco di società sul potere e sull’idea di governo; SANGUE SUL COLLO DEL GATTO di Rainer W. Fassbinder (debutto: Residenz Teater di Monaco di Baviera, 2012) e’ una radiografia delle relazioni quotidiane di potere, e del suo linguaggio; con TAKING CARE OF BABY di Dennis Kelly (debutto: Teatro Festiival di Napoli, 2012) lo sguardo si sposta sul potere della comunicazione, come rivelazione e mistificazione della verità (o di quello che contestualmente si definisce la verità) e delle sue immagini. Parallelo a questa trilogia è stat oil progetto FATZER FRAGMENT (debutto: Volksbuhne di Berlino, 2012): I frammenti brechtiani e la rilettura di Heiner Muller per raccontare la storia del ‘900 e riflettere intorno al tema della violenza rivoluzionaria, della sua opportunità politica ed efficacia strategica.

Paolo Fizzarotti

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