Il miracolo di Franciscus in morte: ha fermato e concentrato il mondo attorno alla sua bara
Lasciamo a storia e storici, a teologia e teologi, alla Fede ed al suo popolo ogni riflessione e commento al papato ed all’attività pastorale in vita di Francesco, o Franciscus, come suggestivamente ma soprattutto significativamente si è voluto chiamare lui stesso sulla pietra tombale della sua esistenza terrena.
A chi narra la cronaca, commenta i fatti ad uso comunicazione e informazione, compete ed è proprio del mestiere, cercare di osservare, meditare e trasmettere sensazioni e il divenire dei fatti. Soprattutto dopo aver assistito ad eventi epocali come le esequie del Papa arrivato dalla fine del mondo e che scuotono la stessa storia oltre che i sentimenti umani.
Celebrazione dunque in morte del Papa argentino che, appunto post mortem, ha operato una sorta di miracolo, non solo portando e concentrando il mondo a Roma, ma mettendo in fila ed in ordine, fianco a fianco, tutti i rappresentanti del potere nel globo. Non vertici ma nell’occasione con capo chino davanti ad una bara semplice e chiara che conteneva chi è stato il pastore d’animo maximo del pianeta arrivando dalla periferia del mondo, umile degli umili, servo dei servi di Dio. Tutto il contrario di chi era spettatore silente, composto, della grandiosa e rituale cerimonia anziché essere, come da ruolo quotidiano, centro dell’attenzione e potente quasi assoluto nelle decisioni che muovono il mondo.
Atmosfera di umiltà, riflessione che ha forse toccato il suo apice storico e si spera memorabile e fruttuoso in un incontro vis a vis quasi fosse una Confessione, tra due grandi protagonisti della storia contemporanea. Incontro composto, civile in un luogo sacro; forma e coreografia nettamente diverse da quella sceneggiata imbarazzante e indecente nella Sala Ovale più famosa del mondo. La sacralità e quasi la soprannaturalità del funerale di un Papa non comune, ha imposto per qualche momento dignità del ruolo a potenti, spesso e in altre situazioni scomposti e persino volgari.
Miracolo francescano in articulo mortis che porta, a latere, a due riflessioni finali e più laiche.
Abbiamo visto una grande Roma, orgoglio italiano di aver mostrato al mondo organizzazione perfetta, mai ansiosa, senza sbavatura alcuna. Eccellenza ulteriore nostrana che sigilla la capitale come davvero caput mundi e città eterna.
E in un momento di crescente e mai come ora secolarizzazione, la Chiesa di Cristo, Santa Romana Chiesa, è riuscita ad essere centrale nel mondo; lo ha fermato, concentrato in piazza San Pietro come non avveniva da anni. Ha portato nel suo grembo, almeno per questo evento, milioni e forse miliardi di persone. Credenti ma abbiamo visto persino non credenti ed addirittura atei.
Ed ora parola al Conclave. Penso potrebbe offrirci momenti ed eventi magari anche inaspettati.
Dino Frambati
L'incontro di Dino Frambati con Papa Francesco