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Genovesi latitanti

Nella redazione genovese de "Il Giornale" è cominciato il conto alla rovescia in un clima di grande malinconia.

Anche perché nessuno sa cosa succederà.

Si sa che domenica 30 giugno uscirà l'ultimo numero con la scritta Il Giornale-edizione di Genova e della Liguria. E che dal martedì successivo verrà inserito Il Giornale della Liguria, inserto a sé, con un altro direttore responsabile e un'altra redazione. O meglio rimarranno i giornalisti della vecchia redazione, perché questo è stato l'impegno personale del direttore Alessandro Sallusti. Ma i magnifici sette diretti da Massimiliano Lussana (foto) non saranno più collegati con Sallusti e con Milano. I nuovi editori sono piemontesi.

Sono quelli che anni fa hanno dato vita a Il Giornale del Piemonte, che viene allegato a Il Giornale nel Piemonte (nell'Alessandrino, comunque, si poteva trovare anche l'inserzione ligure). Non c'è stato bisogno di scegliere perché quella dei piemontesi era l'unica offerta.

Da una parte rappresentano una garanzia perché hanno già maturato una certa esperienza in proposito. In Piemonte è andata bene, sperano che vada bene anche in Liguria. Ma ragionano da imprenditori, se non dovesse andar bene chiuderebbero bottega.

In Piemonte sono stati furbi. Hanno tralasciato Torino per puntare sulla Provincia Granda: Cuneo e dintorni. Zona ricca, con tante aziende che prima della crisi andavano tutte a gonfie vele.  Con Il Giornale del Piemonte i cuneesi si sono sentiti al centro dell'attenzione.

La Liguria è legata al Piemonte soprattutto con le province di Savona e Imperia. Prima erano province ricche, adesso non è più così. E' in rosso anche il Casinò di Sanremo che prima era il pozzo di San Patrizio e distribuiva soldi a tutti, a cominciare dalla Rai e alla Rai era stato addirittura imposto di avere una redazione a Sanremo.

E' innegabile però che in queste zone trascurate dai media di Genova e di Torino, ci possa essere spazio per un'iniziativa come quella del Giornale della Liguria. Ma un'iniziativa che riguarderà soprattutto quelle province.

Massimiliano Lussana ha incontrato tanti imprenditori per metterli al corrente di quello che stava succedendo. Tanti colloqui, tanti pranzi, tante parole. Ma fatti, niente. Degli imprenditori nessuno si è fatto avanti per dire: ci penso io, ci pensiamo noi.

I genovesi hanno lasciato via libera ai piemontesi.

 

Elio Domeniconi

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