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Gli omissis della Lauro

Lilli Lauro

Dopo la pubblicazione della nostra intervista alla consigliera regionale e comunale, nonché coordinatrice metropolitana,

Lilli Lauro, molti lettori si sono rivolti alla redazione di Genova3000 per rimarcare che non è tutto oro quello che luccica in Forza Italia.
A parte le dimissioni dalle cariche dello storico militante (dal 1994) Luciano Borneto e del coordinatore dei giovani liguri Tomaso Giaretti, che ancora pesano come macigni, la partecipazione degli iscritti è quasi nulla, tant'è vero che dopo anni di totale assenza ad oggi è stata convocata un'unica riunione di coordinamento dell'era Lauro-Gioia-Anzalone, peraltro originariamente ristretta ai soli eletti e solo in un secondo tempo allargata ai non eletti e ai simpatizzanti dopo le polemiche che ne sono sortite.
In più, dati alla mano, alle comunali il partito degli azzurri ha preso solo l'8% dei voti, con trend fortemente negativo rispetto alle passate elezioni comunali e regionali e alla stessa media nazionale, perché a causa della tandem-mania della Lauro le donne non hanno potuto correre, evidentemente per spianare la strada alla capolista.
Qualche perplessità l'ha suscitata pure la rilettura della passata competizione elettorale per le regionali offerta dalla Lauro, che ha esaltato l'apporto di Biasotti alla candidatura di Giovanni Toti.
C'è chi ha ricordato che l'allora europarlamentare di Forza Italia fece l'estremo sacrificio di scendere in Liguria da Bruxelles solo dopo il clamoroso no opposto da Biasotti a Berlusconi, che in collegamento telefonico aveva lanciato la sua candidatura a presidente della Regione: in rete è ancora disponibile il video in diretta che documenta il grande rifiuto del coordinatore regionale al capo del partito, alla presenza di Daniela Santanchè.
Secondo i fan del leader e consigliere politico di Berlusconi, Toti ha salvato la Liguria che sennò non avrebbe manco avuto un candidato presidente alternativo a Raffaella Paita, fors'anche sulla scorta di qualche inciucione del tipo di quello già sperimentato per la vecchia elezione della Città Metropolitana.
In più, secondo gli osservatori più attenti, lo stesso governatore ligure, qualora avesse mai avuto qualche debito di riconoscenza nei confronti di Biasotti, lo avrebbe ampiamente saldato facendo dimettere ben due suoi fedelissimi del listino, Ilaria Cavo e Giacomo Giampedrone, per far posto alla Lauro, risultata prima dei non eletti, e concedendo alla stessa Lilli persino il suo logo elettorale personale pur di sistemare in un monogruppo lei e Roberto Dotta.
Non è infine mancata la chiosa maligna di chi ha sottolineato che la candidatura della Lauro in Parlamento è ineluttabile, con o senza il consenso di Biasotti, anche perché in Forza Italia è rimasta l'unica donna eletta, avendo lei stessa fatto fuori tutte le altre.

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