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Vinacci sorpresa delle liste?

Vinacci - Berlusconi

In termini enologici e botanici, la vinaccia è ciò che rimane da un acino d'uva, dopo che ne è stata

eliminata la polpa.
E, non per niente, con la vinaccia si produce la grappa, quella più pregiata, quella da sorseggiare, da millesimare, da far decantare proprio perché è pregiatissima.
In termini politici ed amministrativi genovesi, Vinacci è ciò che rimane di Tursi dopo i proclami, dopo gli annunci, dopo che ne è stata eliminata la parte più esterna.
E, non per niente, come testimonia chiunque sia passato nei dintorni di Arcore, Vinacci, nel senso di Giancarlo Vinacci, è stato individuato da Silvio Berlusconi in persona come membro della sua squadra di governo e, comunque, se lui vorrà, come parlamentare di peso per la prossima legislatura.
E fa sorridere leggere sui giornali liste di candidati azzurri dati per certi al cento per cento senza che questi siano passati sul tavolo del Cav, che notoriamente ama metterci l'ultima parola e, in particolare, vuole farlo questa volta dove ogni nome proposto verrà vivisezionato ai raggi X.
In verità, il Cavaliere, su consiglio di Alberto Zangrillo, genovese e genoano che del Cav è amico prima ancora che medico curante e di Vinacci è amico prima ancora che ex compagno di classe, aveva pensato di candidarlo a sindaco sia nel 2012, sia nel 2017, ma in entrambi i casi sarebbe stato prematuro, perchè l'impressione sarebbe stata nettamente quella di una nomina calata dall'alto e quindi, comunque, a mio avviso, molto sbagliata.
Per una questione di metodo, al di là del merito e al di là della persona.
Ora, invece.
Ora, invece, da quando è assessore allo Sviluppo Economico del Comune di Genova, Vinacci si è fatto apprezzare dalla città per il suo lavoro e, quindi, per ogni eventuale ruolo, da quello di senatore per cui potrebbe essere capolista azzurro per Palazzo Madama a quello di ministro o sottosegretario genovese allo Sviluppo Economico in un governo del dopo-elezioni, fino a quello di successore in Regione di Giovanni Toti il giorno in cui dovesse essere destinato ad altri incarichi, per cui è il candidato più credibile insieme a Giacomo Raul Giampedrone, il migliore della squadra degli assessori insieme a Marco Scajola che andrà a Roma, il suo nome è spendibile senza che passi il messaggio di una scelta "made in Arcore" e calata dal cielo.
E lui, del resto, ce la sta mettendo tutta per lasciare un segno nella giunta.
Con il suo stile, che - laddove spesso si alzano i toni o si urla, talora senza fare - è sempre quello di sussurrare, di fare senza strillare.
Ed è come se Vinacci indossasse sempre delle "pattine dialettiche" prima di entrare in giunta, senza mai disturbare, ma lasciando la casa comune più bella di prima nella sua seconda vita, quella che viene dopo la carriera di top manager che l'ha visto, ad esempio, far partire nel gruppo Mediobanca la Start Up di quella che oggi si chiama Chebanca! ed è uno dei maggiori successi del gruppo che fu di Enrico Cuccia.
Esempio perfetto di self made man che ha creato tutta la sua carriera da solo, partendo dall'aiuto a suo papà nel negozio di vino sfuso.
E così, senza strillare, Vinacci sta portando a casa una serie di risultati che non archiviano ciò che di buono era stato fatto dai suoi predecessori Francesco Oddone ed Emanuele Piazza, comunque non certo i fanalini di coda della squadra di Marco Doria, ma lo amplificano e lo moltiplicano all'ennesima potenza, creando una serie di eventi in grado di portare aziende ed investitori a Genova, rendendo Vinacci quasi un gemello diverso dell'assessore al Marketing Territoriale Elisa Serafini Non a caso, i due si vogliono bene e marciano divisi per colpire uniti.
In questo modo, gli eventi qualificanti per la città si moltiplicano: la Smart Week, quest'anno, è passata da 30 a 60 sponsor; gli Stati Generali dell'Economia, che anche recentemente il cardinale Bagnasco ha apprezzato pubblicamente, passeranno a due giorni di dibattito, facendo il punto anche su cosa si è realizzato di quanto annunciato l'anno precedente, in modo di non lasciare il tutto a livello di buoni propositi.
Mica finita. Perché, dal 9 al 13 aprile, Genova sarà innalzata sull'altare della settimana della blue economy, con le giornate del mare e della logistica e grandi eventi come l'approdo in Porto dell'Amerigo Vespucci e protagonisti come Stefano Messina, Edoardo Garrone, Ferdinando Garrè e Alberto Amico, cioè le anime delle riparazioni navali, con le diverse sfumature e sensibilità.
E, ancora, a fine maggio, le giornate dalla Silver economy, con manager di Svezia e Danimarca che verranno a vedere le eccellenze genovesi per gli anziani, dalle strutture alberghiere alle case di cura, passando per le eccellenze turistiche e di qualità della vita, che possono essere un grande volano di sviluppo per Genova, stimolando le "pantere grigie".
E proseguendo nella battaglia demografica che è uno dei punti qualificanti dell'amministrazione e che ha un grande sponsor in Mirko Minetti che è uno dei più sinceri amici dell'assessore e che porta nel Dna il grande insegnamento di papà Nicolò e del valore aggiunto della qualità della vita a Genova, trasformando i discorsi sul mercato immobiliare in storie di umanesimo integrale, dove le terme e la cultura convivono con l'acquisto di una casa.
E poi, la settimana della resilienza, cioè la capacità di far fronte in maniera positiva ad eventi anche traumatici, che vedrà gli accademici e gli studenti genovesi in prima fila nei rapporti con mondo, con Genova capitale mondiale della resilienza.
Insomma, evento porta evento e, nel silenzio e senza annunci roboanti, Vinacci porta a casa risultati su risultati.
Dal canto suo, l'assessore prosegue nel low profile, spiega che Roma non è una sua priorità ("Ma, mai dire mai"), con la forza dell'uomo che visse tre volte: la prima da manager; la seconda sconfiggendo una malattia, e la terza di chi vuole collaborare al bene della sua città buttandosi nell'agone pubblico.
E, con questa forza, non dribbla le domande, nemmeno quelle su temi scomodi come le critiche di chi ha fatto notare l'inopportunità di alcune nomine fra i saggi o gli ambasciatori di Genova, a cui replica sornione, come un gatto: "Il marchese Cattaneo Adorno? L'ho incontrato per la prima volta nei giorni scorsi, è una persona molto cortese...". Metodo elegantissimo e molto Vinacci-style per dire che quel nome non l'ha fatto certo lui.
Insomma, lo stile è chiaro.
Lo stesso che si era visto agli Stati Generali dell'Economia.
Lui li ha organizzati, poi ha introdotto il dibattito e poi si è messo in platea ad ascoltare i suoi colleghi a cui aveva lasciato il posto.
Si chiama stile. Si chiama stile Vinacci.

La Puntina di Massimiliano Lussana

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