Studio di Unobravo, Genova è la seconda città italiana in cui ci si sente più soli
La solitudine può insinuarsi silenziosamente anche in città popolose e ricche di scambi quotidiani, come Genova. Lo conferma un recente studio condotto da Unobravo, centro medico di psicologia online, secondo cui il capoluogo ligure si posiziona al secondo posto tra le città italiane dove il senso di solitudine è più sentito.
Il risultato, che può sembrare inaspettato per una città così dinamica, evidenzia una realtà ormai comune in molte grandi aree urbane: l’isolamento personale cresce, spesso invisibile ma tangibile, soprattutto tra i più giovani. Il ritmo frenetico della vita moderna, la diffusione del lavoro da remoto e la natura sempre più fluida delle relazioni interpersonali contribuiscono ad alimentare questo senso di disconnessione.
Il sondaggio ha coinvolto oltre 1.500 italiani, affiancando ai dati statistici dell’ISTAT anche un’analisi delle ricerche online legate al tema. I numeri parlano chiaro: il 50% degli italiani ammette di sentirsi solo nella propria città, e Milano guida la classifica come la metropoli più “solitaria” d’Italia. Genova segue al secondo posto, con dati significativi: il 50% dei residenti vive da solo e il 44% dichiara di sentirsi spesso solo, evidenziando un senso di alienazione diffuso, ma spesso poco discusso.
Il gruppo più colpito? I giovani tra i 25 e i 34 anni, tra i quali 7 su 10 affermano di sentirsi isolati. Un dato preoccupante, se si considera che questa fascia d’età rappresenta una fase cruciale di crescita personale e professionale, in cui le connessioni sociali sono fondamentali.
Secondo la psicologa Fiorenza Perris, direttrice di Unobravo, affrontare la solitudine richiede una risposta sia personale che collettiva. Tra le strategie proposte: partecipare ad attività di gruppo, investire nel volontariato, frequentare spazi condivisi come biblioteche e coworking, ma anche imparare a chiedere aiuto e riconoscere il valore delle relazioni autentiche.
Genova, come molte altre città italiane, è chiamata a riflettere su come ripensare gli spazi urbani, le occasioni di incontro e i modelli abitativi per contrastare una delle sfide psicologiche più diffuse del nostro tempo: la solitudine invisibile.

