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Fracassi: Dioguardi aveva rifiutato una casa

Emanuela Fracassi

Le precisazioni dell'assessore alle Politiche della casa del Comune di Genova, Emanuela Fracassi,

a proposito dell’assegnamento dell’appartamento di Arte alla famiglia Dioguardi che ultimamente dormiva in auto.
Ci sono alcuni aspetti relativi alla specifica situazione della famiglia del signor Luca Dioguardi, alla quale Arte ha assegnato un appartamento dopo una vicenda molto complessa, che ritengo opportuno chiarire.
Sono circa tre anni che il signor Luca Dioguardi è in contatto con l’Ufficio emergenza abitativa, all’epoca lui e la sua famiglia erano ancora in affitto presso privati.
Quando a fine 2015 ha ricevuto lo sfratto esecutivo gli è stato proposto un alloggio di emergenza per tutta la famiglia in Val Polcevera che il signore ha rifiutato con decisione perché lontano dall’abitazione della madre e dal luogo di lavoro della moglie, dicendo che avrebbe saputo come trovare una soluzione migliore. La soluzione è stata quella di occupare abusivamente un alloggio di edilizia residenziale pubblica.
Quando ha ricevuto l’ingiunzione al rilascio dell’alloggio, ha impugnato il provvedimento dinanzi al giudice invocando lo stato di necessità, che gli avrebbe consentito di evitare lo sgombero, ma la sentenza del tribunale non gli ha riconosciuto tale stato di bisogno confermando l’obbligo a rilasciare immediatamente l’abitazione.
Purtroppo la situazione che questa famiglia ha dovuto affrontare riguarda anche moltissime altre che quotidianamente si rivolgono ai servizi sociali municipali, all’ufficio emergenza abitativa del Comune di Genova, ai centri di ascolto Caritas e alle associazioni di volontariato che si impegnano nella lotta alla povertà.  È il risultato di una crisi economica che ha ridotto in povertà una fascia sempre più ampia di popolazione: mille sfratti all’anno a Genova, un aumento delle morosità nell’edilizia pubblica e un numero sempre maggiore di famiglie che vivono in condizioni di disagio abitativo.
Ad oggi le risposte non sono molte ma comunque crescenti. Innanzitutto l’Agenzia Sociale per la Casa del Comune che offre un servizio di emergenza abitativa ospitando circa 80 famiglie all’anno e il Fondo morosità incolpevole che, permettendo di ritrattare lo sfratto tra proprietario e inquilino e rimborsando parzialmente il proprietario del credito avanzato, nel 2016 ha permesso di interrompere un centinaio di procedure di sfratto. Esistono inoltre altre risposte abitative, anche in convivenza, sostenute sia dal Comune sia da associazioni impegnate nel sociale.
È uno sforzo titanico lavorare parallelamente e costruendo soluzioni per sistemare famiglie in difficoltà e per contrastare comportamenti illegali, in particolare le occupazioni abusive e le morosità negli alloggi pubblici. È comprensibile che a volte la disperazione porti comportamenti scorretti, ma crediamo fermamente che le soluzioni ai problemi vadano ricercate nella legalità, attraverso un lavoro collaborativo tra servizi pubblici, volontariato e - in primis - la famiglia con le sue capacità di resilienza e reazione alle difficoltà.

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