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Rugby scuola di vita?

Abbiamo intervistato Marco Cavallo, giovane seconda linea della Pro Recco Cadetta Rugby,

che milita nel campionato di serie C.

Si dice che il rugby sia una scuola di vita, una palestra che forma i giocatori nel gioco, nello spirito e nella quotidianità; infatti, chi gioca a rugby impara a rispettare i compagni, gli avversari, e di conseguenza se stesso. Fin da bambino mi sono appassionato alle mischie, alle touche, ai placcaggi. L’approccio potrebbe sembrare duro, un osservatore esterno ed inesperto potrebbe associare il rugby ad una rissa e ad uno sport molto pericoloso e violento: ma non è così, il rugby vanta un regolamento molto severo, composto da regole che impediscono scorrettezze verso l’avversario, garantendo l’incolumità a tutti i giocatori. La mischia efficace è quella dove ogni giocatore è in simbiosi con il compagno, è come un ingranaggio costruito perfettamente che al momento dell’utilizzo non cede ma anzi funziona al meglio. La mischia, come l’intera squadra e come tutto il mondo del rugby, può essere vista quindi come una grande famiglia che trova la sua forza nella pluralità. La leggenda attribuisce a William Webb Ellis, uno studente della città di Rugby, l'invenzione dell'omonimo gioco: nel 1823, in occasione di una partita di football giocato con regole ancora non standardizzate, raccolse la palla con le mani e iniziò a correre verso la linea di fondo campo avversaria per poi schiacciarla oltre la linea di fondo campo urlando: "META!". Il gesto stupì ed incuriosì molte persone che iniziarono a praticare questo "sport". Questo sport, che potrebbe apparire strano agli occhi di molte persone, dato che la regola numero uno impone ai giocatori di avanzare sul terreno passando la palla … indietro, è senza dubbio lo sport più democratico che ci sia. Infatti non vi è alcuna preclusione verso ogni tipo di fisico, basta osservare la composizione di tutte le squadre : c’è quello basso e robusto adatto alla mischie, c’è quello piccolo e veloce giusto per sgusciare tra le maglie della difesa avversaria e quello alto e muscoloso per gli sfondamenti. Nel gioco vi sono alcune regole  imprescindibili: è necessario avere rispetto per l’avversario, è essenziale possedere una solidarietà di gruppo e una visione collettiva del gioco rispetto all’individualità. Inoltre è di grande rilievo possedere l’educazione alla pazienza e al rispetto delle regole, soprattutto nei confronti dell’arbitro. Volendo rispondere alla domanda del titolo, ci troveremmo di fronte ad un’affascinante risposta: per raggiungere l’obiettivo e conquistare la meta il giocatore deve volgersi all’indietro. Allo stesso modo nella vita per guardare al futuro, è bene voltarsi indietro in modo da evitare tutti gli errori fatti nel passato. Ecco perché lo considero una scuola di vita.

Caterina Grisanzio

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