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Borsino del Teatro Carlo Felice

Maurizio Roi

Secondo i lettori di Genova3000.

 



1-MAURIZIO ROI
Pochi sanno che il sovrintendente è stato consigliere comunale a Bagnacavallo e sindaco a Lugo di Romagna. Erano gli anni tra il 1993 e 2004. Nel settembre del 2014 è stato chiamato a sostituire il ‘defenestrato’ Giovanni Pacor. Malgrado non siano ancora arrivati i fondi statali, sta facendo miracoli per far quadrare i conti. Ma ha dovuto incassare una dolorosa sconfitta: la cancellazione di un’opera, La Rondine di Puccini.

2-GIUSEPPE ACQUAVIVA
Il direttore artistico è di Livorno. Ad oggi può vantare una carriera completa. Membro di giuria di selezioni e concorsi importanti, come il Premio Paganini. Come violinista ha portato in giro per il mondo il ‘Progetto Piazzolla’. E’ direttore d’orchestra, ricordiamo la sua Bohème al Carlo Felice. Ha iniziato la sua carriera di regista nella compagnia teatrale ‘L’Asinello’ di Livorno. E’ un ‘purosangue’ della lirica.

3-PAOLO BIBOLINI
Direttore del personale. Dei Bibolini, storica famiglia di armatori. Uomo integerrimo, di classe e qualità. Corteggiatissimo da quanti vorrebbero entrare a lavorare al Teatro Carlo Felice (felice, ma non come un tempo). In passato qualcuno, parlando di parentopoli, ha cercato di buttare discredito sulla sua persona. Ma lui ha respinto al mittente ogni accusa. Queste cose non fanno parte del suo mondo.

4-DELFINA FIGUS
E’ la storica responsabile della segreteria della sovrintendenza. Ha lavorato al fianco di tutti i sovrintendenti, dei quali custodisce tutti i segreti. Ma lei non ne parla con nessuno, è muta come una ‘tomba’. Per tutti è la vice sovrintendente. E chi arriva a governare il teatro non può fare a meno della sua esperienza. E’ come un segretario di stato del Vaticano.

5-MASSIMO D'AMATO
Responsabile servizi generali e sala. Seleziona tutte le mascherine, una ad una. E’ tra i più affascinanti del teatro. Il suo look ‘distratto’ da Richard Gere piace molto alle donne. Andrea Morando l’ha scelto per una campagna promozionale per i suoi negozi. Ama le moto di grossa cilindrata e vestire bene. Del resto, occupandosi anche del guardaroba del teatro, può vedere le ultime tendenze della moda.

6-GABRIELE RIBETTI
Anche se da diversi anni è in pensione, parlando del Carlo Felice, non si può non citare lo storico sindacalista e professore d’orchestra (basso tuba) di origini campane. Con il maestro Franco Pirondini (anche lui in pensione) aveva fondato la Columbus Orchestra, formazione musicale nata da una costola dell’orchestra del Carlo Felice che per vent’anni ha raccolto successi ovunque. Era il saggio del teatro. Tutti, anche i sovrintendenti, chiedevano consiglio a lui. Ora vive a Fuerteventura (Canarie) con la sua seconda moglie, Francesca Patuano.

7-MAURO PILLEPICH
Da capo della biglietteria è passato al coordinamento editoriale, pubblicità e sponsor. Ha il gravoso compito di trovare fondi (soprattutto privati) per il teatro. I tempi d’oro delle grandi sponsorizzazioni, ricordiamo Erg, sono però lontani. Le aziende hanno chiuso i portafogli. E il teatro non ha l’appeal commerciale degli anni successivi all’inaugurazione.

8-MARINA CHIAPPA
Coordinamento ufficio stampa, archivio storico e audiovisivo. Una grande risorsa per il teatro. Cura i rapporti con tutti i mezzi stampa, e lo fa in modo molto professionale. Invia puntuali comunicati stampa. Fa gli onori di casa agli ospiti, anche durante il break organizzato per personalità e giornalisti durante l’intervallo delle opere. E’ corteggiata da tutti perché gestisce gli inviti e accrediti stampa.

9-MARIA ROSA GHERARDI
Responsabile coordinamento uffici amministrativi. Si occupa dei pagamenti, compito in questo momento sicuramente non facile. Ma è la persona giusta al posto giusto. Anche se i compagni dell’istituto per ragionieri Vittorio Emanuele II la ricordano timida, oggi è una vera contabile di ferro. E’ la Margaret Thatcher del Carlo Felice. Non la intimidisce nessuno. Neppure i creditori più insistenti.

10-ANTONIA FIORAVANTI
E’ la responsabile del reparto sartoria. Ha il compito (non facile) di vestire artisti e comparse. Ad ogni opera gli abiti da portare a misura sono tanti. Molti gli orli da fare e i bottoni da attaccare. L’organico è ridotto al minimo. E alcune sarte non riescono a stare al suo passo. Un problema che si avverte anche dalla platea.

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