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Gli “anziani” sono una risorsa

Dino Frambati

La sola ipotesi che la fase 2 dell'emergenza conoravirus imponga di stare a casa a persone non più giovanissime (oltre 60-70 anni) suscita non solo indignazione e sdegno, ma appare contro tutte le regole del buon senso e della lotta alla discriminazione.

Certamente è vero che l'età avanzata rende più esposti ad eventuali attacchi di malattie. Un'auto con 200 mila chilometri appare più a rischio avaria rispetto ad una che ne abbia 10 o 20 mila. Ma quante volte veicoli persino appena usciti di fabbrica vengono bloccati da centraline che vanno in tilt! E non vi è mai capitato di usare un'auto a lungo senza problemi e poi, magari, restare in panne con quella con cui avete sostituito la vecchia, quando era non dico ancora in rodaggio, ma con soltanto alcune decine di migliaia di chilometri.

Insomma, abbiamo usato un esempio forse un po' nazional-popolare per stigmatizzare e dire un no deciso e secco a questa idea che sarebbe di gravissima discriminazione anagrafica.

Oggi si va in pensione a 67 anni e, spesso, persino malvolentieri. Una marea di professionisti, imprenditori di grande fama e abilità sono “over 70” e persino 80. Ci sono allenatori di calcio con i capelli bianchi. Politici di lunghissima vita. Pensate al nostro Papa Francesco, al presidente Mattarella. Vogliamo tenerli tutti a casa?

Le dichiarazioni che sono arrivate da talune signore purtroppo per noi sedute al vertice Ue, ma anche da esponenti italiani politici sono indecenti. L'età è una risorsa; in tutte le civiltà antiche e moderne anziano è uguale a saggio, esperto, persona che sa di vita vissuta.

Mente dunque giovanile ma anche fisicità buona, spesso da far invidia a molti giovani.

Generalizzare è infatti quanto di peggio si possa fare. Ogni giorno nel mondo muoiono molte persone di 85 anni. Con me, a nuotare tre volte la settimana in piscina (ora ahimè chiusa per le note restrizioni) c'è un signore che ha tale età e nuota bene, pure abbastanza veloce. Non perde un allenamento.

Tra i molti errori e scelte confuse fatte durante questa emergenza, ci si venga almeno risparmiata ora questa di impedire ai cosiddetti anziani di uscire di casa nella fase 2.

Si pensi e speri che chi oggi è giovane riesca ad arrivare ad età avanzata nelle condizioni di tantissimi dei nostri detti sopra e cosiddetti anziani.

Un discrimine in tal senso sarebbe avvilente e vergognoso. Si badi – questo si – alle condizioni dei singoli. Chi ha patologie, a prescindere dall'età, sia cauto per il bene suo e degli altri.

E poi quanti anagraficamente “recenti” se la stanno vedendo con il maledettissimo male.

Ma nessun discrimine; abbiamo preso coscienza ed ogni giorno ci battiamo contro bullismo, razzismo, omofobia, discriminazione di genere, sessismo, abusi di ogni genere verso chi riteniamo diverso.

Per carità evitiamo di trattare in questo modo i nostri cari anziani, che ci hanno creato il mondo dove viviamo con grande fatica, impegno e lavoro. Che ci hanno aperto la strada a maggiore giustizia sociale e, alla vigilia del 25 aprile, la porta di libertà e democrazia.

In altro modo si agisca per contenere il virus. Non offendiamo o facciamo sentire emarginate persone soltanto per il colore dei capelli.

Piuttosto si facciano meno parole e più fatti da parte di chi di dovere. A prescindere dall'età.

Se oggi si vive più a lungo è proprio perché la scienza ha fatto la sua parte; la faccia anche ora trovando rimedi contro questo male che sta sconvolgendo la nostra vita.

Dino Frambati

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