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La speranza si chiama Pinotti

Roberta Pinotti

Auguriamoci che davvero Roberta Pinotti riesca a diventare Presidente della Repubblica.

E' la nostra ultima speranza. Sarebbe l'occasione per riscattare la nostra regione, che è ormai in pieno degrado. Gli uomini che la guidavano sono tutti caduti in disgrazia.

La Pinotti, sicuramente, è più apprezzata a Roma che a Genova. Nella sua città, per le primarie a sindaco era arrivata terza, dietro non solo Marco Doria ma anche a Marta Vincenzi, che come sindaca aveva ricevuto più critiche che consensi. E ora la Vincenzi, che pure aveva lanciato la Pinotti in politica e si aspettava eterna riconoscenza, dice di non dar troppo peso alle voci di una Pinotti al Quirinale. Perché i nomi che si fanno all'inizio vengono buttati lì per bruciarli.

Un tempo avevamo Fernanda Contri vicepresidente della Corte Costituzionale. Ma oggi non ci sono liguri nel Palazzo dei Marescialli.

In Forza Italia, dopo Berlusconi, veniva Claudio Scajola, rilanciato come ministro anche dopo gli scivoloni. Oggi "Sciaboletta" è ai domiciliari nella sua villa di Imperia, che ha preferito alla casa con vista Colosseo, che è ancora sua, non dimentichiamolo. I suoi legali per farlo uscire da Regina Coeli gli hanno fatto ammettere che cercava di aiutare il latitante Amedeo Matacena perché aveva perso la testa per l'affascinante consorte. Così tutto si è trasformata in una telenovela.

Il cardinale Angelo Bagnasco era potente anche in Vaticano, come presidente dei Vescovi. Adesso non dovrà più andare a Roma, sarà confinato in Curia. In Vaticano ormai c'è un solo genovese, monsignor Guido Marini, fa il cerimoniere del Papa. Un semplice ruolo di liturgia.

A Genova il potere era detenuto da Giovanni Berneschi, il padre-padrone della Carige. Quello che sta venendo fuori dall'inchiesta è sconcertante. Continuava ad accumulare milioni di euro (cioè miliardi di lire) ma per non destare sospetti continuava a fare la vita dell'impiegato, anzi del francescano. Ma per chi accumulava questo immenso tesoro? Il figlio Alberto lo odiava, lo considerava un pazzo (oltre che un ladro). La moglie Francesca è finita in carcere e l'odio del figlio nei confronti del padre, è ancora aumentato.

Una domanda però viene spontanea: perché Berneschi junior, se aveva quella considerazione del genitore, non si ribellava? Perché non impediva alla consorte di fare da testa di legno?

Evidentemente perché avevano il loro interesse. Quindi ora non scarichiamo tutte le colpe su Giovanni Berneschi. Che accumulava milioni (cioè miliardi) per chi lo detestava e arrivava ad odiarlo?

Questi, a mio avviso, prima che essere scandali, sono episodi di pazzia. Espressioni di una Liguria che ormai fa ridere.

Elio Domeniconi

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