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L’ultimo saluto a Salvatore (Rino) Genova

Salvatore (Rino) Genova (foto da video L'Espresso). Nel riquadro, Dino Frambati

Erano in molti nella chiesa di San Nicola a Castelletto per l’estremo saluto a Rino Genova, un nome illustre dell’Italia del dopoguerra, che se n’è andato ad un’età in cui si può fare ancora molto.
È stato soprattutto un super poliziotto, capace di aver liberato il generale a stelle e strisce James Lee Dozier, rapito e imprigionato dalle terribili e sanguinarie Brigate Rosse, terrore degli Anni di piombo. Poi passato alla politica, dai socialdemocratici alla Dc.
Sempre uguale a sé stesso, un vero signore, un dirigente di Polizia determinato, duro e abile, tanto intelligente quanto capace di rapporti umani sinceri.
Lo conobbi da giovane cronista quando dirigeva il Commissariato di Cornigliano, una delle fonti istituzionali importanti nella mia lunga carriera di nerista. Con Rino, in breve, il rapporto andò oltre quello di fonte primaria e giornalista.
Reciproca stima ed amicizia vera la nostra, tanto che mi coinvolse e scrissi pagine che ancora oggi mi sono care a distanza di tanti anni, in “Sicurezza oggi”, foglio come si può capire dal titolo principalmente su temi di ordine pubblico e legalità. Ed ho sfiorato la commozione quando sua moglie, che ho avvicinato al termine dell’onoranza funebre, mi ha immediatamente fatto cenno a quel giornale. Bello poi il ricordo di suo figlio verso il papà, grande poliziotto, uomo di slancio e servizio verso la società, ma soprattutto padre e marito per il quale la famiglia era “tutto”. Dall’altare, con voce commossa, ha detto degli incitamenti, dei consigli, anche quando non richiesti, che ebbe da lui e l’auspicio di essere degno di tale padre.
In chiesa, a margine e appena a lato dei viali di Castelletto, sono stati tanti a partecipare all’ultimo momento terreno del dirigente di Ps Rino Genova. C’era Giovanni Giuliano, stimato vive questore primo dirigente, a capo dell’Ufficio Immigrazione, Stefano Anzalone, poliziotto e politico di grande passione, Fabio Occhi, dirigente a Sestri Ponente dopo una brillante carriera in Polizia iniziata da piantone. C’era Gianni Plinio, icona della destra genovese e non solo, e altri, che mi sono sfuggiti ed ai quali chiedo scusa della mancata citazione. Tanti ex ed attuali uomini e donne della Polizia, in divisa a rendergli onore e merito e/o in borghese, oppure ormai in congedo e che avevano lavorato con lui per garantire sicurezza e legalità.
Con lui muore un pezzo di storia della stessa Italia democratica, che opera in divisa o nei luoghi dove si governa. Personaggio mai banale, sempre onesto con sé stesso, capace di dire ciò che pensava al di là di convenienze e in grado di replicare alle conseguenze senza timori.
La sua morte, come quella purtroppo di tanti altri amici che ho incrociato nella mia lunga e pervicace carriera di giornalista, mi rattrista, ma mi offre anche un respiro all’animo per i bei ricordi di tante storie narrate, vissute che sono poi la vita stessa, la società costruita pezzo a pezzo e non senza fatica da uomini come Rino Genova.

Dino Frambati

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