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Tariffe acqua, Francesco Cozzi: “Annullare le quote di depurazione nei comuni sprovvisti di impianti”

Francesco Cozzi, difensore civico della Liguria

Il Difensore civico di Regione Liguria Francesco Cozzi interviene sulla quota relativa alla depurazione delle acque applicata anche dai comuni sprovvisti degli impianti e invita i gestori del servizio ad adeguarsi alle più recenti pronunce della Corte di Cassazione.

«Il problema da tempo vede impegnato questa Autorità di Garanzia e riguarda i gestori del Servizio idrico integrato che operano negli Ambiti territoriali ottimali (ATO) delle Province e della Città metropolitana di Genova - dichiara Francesco Cozzi -. Sono numerosi, infatti, gli utenti che nel corso degli anni hanno ricorso al Difensore civico per segnalare problemi relativi al regime tariffario e alle condizioni della rete di distribuzione».

Dopo numerose sentenze dei tribunali civili, che si sono espresse a favore degli utenti, anche la Corte di Cassazione si è pronunciata, in via definitiva, sulla questione con la sentenza n.20361 del 2023 in cui viene affermato il principio, già espresso dal Difensore civico in sede amministrativa, secondo il quale, in mancanza del servizio di depurazione, è irragionevole, per la mancanza della controprestazione, imporre l’obbligo del pagamento della quota riferita quello specifico servizio.

Il dossier, anche più ampio, istruito dall’ufficio del Difensore civico nel corso degli anni riguarda fatture con costi ingiustificati, perdite occulte, sospensione della fornitura di acqua a nuclei familiari dove sono presenti minori o persone fragili, consumi commisurati al principio di presunzione, le carenze strutturali degli impianti idrici dell’imperiese che hanno provocato disagi, in particolare, per gli abitanti di Andora, Stellanello e Giustenice.

«Ritengo sia importante intervenire - aggiunge Francesco Cozzi - per tutelare i diritti dell’utente rispetto ad un bene primario e indispensabile e per contribuire a ripristinare un principio di giustizia ed equità».

A seguito della pronuncia della Suprema Corte, i gestori dovranno rimborsare gli utenti che hanno versato, nel corso degli anni, il canone di depurazione pagando un servizio che non veniva erogato.  

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