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Esistono paradiso e inferno

Martina Maltagliati (foto FB)

La morte rende tutti uguali. Quello che hai fatto nella vita di brutto o di straordinario, dove studiavi, lavoravi,

chi amavi, si trasforma in dolore e ricordo in chi deve sopravvivere. È vero stanno bombardando anche in questo momento, ma quando i morti sono vittime di un attentato e hanno la tua età, il volto di chi hai vicino girandoti al bar, somigliano a te, ai tuoi amici, alle persone con cui lavori e alle persone che ami, diventa un lutto anche tuo, è come fosse personale. Non esiste analisi socio-politica convincente, è istinto, appartenenza, immedesimazione, esce spontaneo: "Je suis Paris". I cadaveri hanno i tuoi stessi vestiti addosso. Forse ingiustamente, ma succede così, fino a che non capita a te o a chi ti sta vicino non ci pensi. Oggi non posso non pensare alla stessa paura che avrei provato io, all'odore di sangue, al dolore del proiettile caldo nella carne... dei proiettili, al rumore, alle urla, alla confusione, a chi ha lasciato per sempre la mano dell'amica mentre correva. A quante cose avrei lasciato in sospeso. A quante persone avrei dovuto salutare. Con quante avrei voluto fare pace. Vittime di una guerra che non stavano combattendo. Volevano ascoltare musica, baciarsi al bar, mangiare una cosa al ristorante preferito. Morti mentre facevano quello che io ho la fortuna di fare ancora. Sono contro i post sterili, a volte ci vuole solo silenzio, ma in questo caso bisogna parlare. Prendere coscienza. Conoscere attraverso i loro nomi quanto sia vicino il pericolo per tutti.

Martina Maltagliati
(giornalista Quarto Grado)

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