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A Roma e ritorno

Dino Frambati

Nel corso della settimana sono stato a Roma in Confindustria ed ho avuto occasione di scambiare qualche battuta

con l'ormai ex presidente Squinzi, proprio quando costui passava la mano al neo numero uno degli industriali italiani Vincenzo Boccia. Giorgio Squinzi, bergamasco tenace, è stato un buon presidente, realista, pragmatico, schietto ed in tutte le assise e confronti politici ha avuto sempre il pregio di parlare con chiarezza ai nostri governanti che di lavoro e produttività non pare ne mastichino molto, e di affermare che senza impresa non si producono utili e risorse per creare ricchezza e posti di lavoro, non ripartono i consumi.
Abbiamo condiviso insieme questi argomenti e mi sono trovato in piena sintonia con lui circa il fatto che se non parte il lavoro, se non funziona l'impresa, si produce solo miseria. Molto contento perché sono concetti che vado ripetendo da anni come indicano i miei scritti. “Verba volant, scripta manent”; chi non ci crede vada a rileggere. Soltanto che, affinché possa avvenire quanto auspicato da un mio tanto illustre interlocutore, sarebbe necessario che la politica se ne rendesse conto ed agisse per crearne in concreto le condizioni. Finché saranno i professori a scrivere le regole, queste saranno pura teoria e gli imprenditori, piccoli o grandi, artigiani o mega industriali, avranno le mani legate da norme non liberali, demagogiche ed utili solo a bloccare l'attività di impresa o quantomeno a rallentarla.
Da dove iniziare a cambiare è difficile dirlo; occorrerebbe mutare tutto: fisco, burocrazia, normativa sul lavoro. Finora quanto si è fatto è la montagna che ha partorito il topolino mentre l'economia ristagna, i consumi sono bloccati, le gente è senza soldi, il lavoro ha costi enormi quando chissà perché le buste paga sono “leggere”. Stamattina ho incontrato un vecchio commerciante di Sampierdarena, che ora ha 91 anni e mezzo ed ovviamente è...a riposo, ma è ancora vivace e in piena forma. Ha fatto un lungo amarcod della sua ultra sessantennale attività ed un'analisi dei tempi attuali. Lucido conoscitore della realtà nonostante sia, come mi ha ricordato, vissuto in altri e ben diversi tempi.
Mi ha colpito però il fatto che abbia messo appunto il lavoro al primo posto e la necessità di lavorare in ampia e totale libertà, come accadde quando ci fu poi il boom economico e benessere per molti anni a seguire. Per tutto ciò occorre però che la società nella sua interezza, opinione pubblica e potere legislativo, sia consapevole dell'importanza di fare impresa. Come mi ha detto Squinzi e come mi ha ribadito l'ex anziano commerciante che lavorò nell'allora ex Manchester genovese. Ed a proposito di Inghilterra ho sempre considerato un'icona dell'attività produttiva un detto del grande statista Winston Churchill: “Alcune persone vedono un'impresa privata come una tigre feroce da uccidere, altri come una mucca da mungere, pochissimi la vedono come è in realtà: un robusto cavallo che traina un carro pesante”. Non per nulla è stato uno dei grandi dell'Europa, di fronte al quale quelli attuali sono piccoli, piccoli. Se avessero questa mentalità ed andassero a leggersi questa frase, forse allora avremmo davvero un'Europa che potrebbe dare un impulso economico forte anche alla nostra Italia. Come sono ora Patria e continente, anziché darsi forza, sembrano volersi ostacolare reciprocamente, in meandri normativi inutili e rincorrendo a formalità assurde.

Dino Frambati
www.dinoframbati.com

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