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Biasotti teme congiure

Sandro Biasotti

Ho voluto andare al Bristol ad ascoltare dal vivo Giovanni Toti, per capire qual è l'atmosfera nel centrodestra.

Mi sono fermato al gazebo, ho messo la mia firma, ho rivisto vecchi amici e conoscenti. E ho rivisto anche Sandro Biasotti per il quale ho cominciato a votare nel 2000. Allora credevo in lui (tra l'altro ero stato io a presentargli il suo rivale Giancarlo Mori a un ricevimento in Prefettura). Speravo in un modo nuovo di fare politica. La politica degli imprenditori contro quella dei politici di professione.

Aveva a fianco persone che stimavo e che stimo, come Bruno Giovanni Ferrando, che gli curava la parte amministrativa. Pensavo che potesse vincere anche perché Mori era un candidato debole, estraneo al vecchio PCI (lui militava nella Dc).

Ho cominciato ad avere qualche dubbio nel 2005, quando perse da Claudio Burlando. Perché di solito, chi è al potere, se lo gestisce bene, al secondo mandato va tranquillo (è capitato allo stesso Burlando). Allora mi sono reso conto che forse non era stato un grande presidente. E difatti mi raccontavano che nel suo staff si distingueva l'ex genero dal cognome turco (o armeno) che riceveva con le gambe sulla scrivania.

Comunque ha dimostrato una certa intelligenza (o furbizia?) politica rimanendo a galla ad alti livelli: è diventato onorevole, è l'unico parlamentare ligure di Forza Italia. è vero che i giornali nazionali hanno parlato di lui solo per il rimbrotto di Laura Boldrini, offesa perché non l'aveva chiamata signora Presidente, ma questo è un altro discorso.

Davanti al Bristol Biasotti è venuto a chiedermi: "Elio ti ho fatto qualcosa?" alludendo alle critiche che gli rivolgo su Genova3000.it, di cui è un assiduo lettore. Ormai ha anche lui la dietrologia del politico. Se mi criticano, c'è sotto qualcosa.

Ma nelle mie critiche a Biasotti c'è solo la mia passione di vecchio cronista che giudica sulla base dei risultati. E i risultati dicono che mentre prima Forza Italia aveva tanti liguri in Parlamento (Alfredo Biondi, Claudio Scajola, Enrico Nan, Alberto Gagliardi, Gianni Boscetto, Michele Scandroglio, Franco Orsi, Enrico Musso, Roberto Cassinelli e forse ne dimentico qualcuno) ora c'è solo lui. E lui Biasotti non ha mosso un dito quando gli hanno comunicato che dei tre probabili eletti due, Augusto Minzolini e Giorgio Lainati, venivano da fuori. Due estranei su tre non sono accettabili. Biasotti ha pensato solo al suo seggio, non ha mosso un dito per difendere Cassinelli.

In Comune ha spianato la strada a Lilli Lauro, ma ora al suo fianco c'è rimasto solo Guido Grillo (che la detesta cordialmente): Mario Baroni, Matteo Campora,e persino Stefano Balleari, se ne sono andati.

In Regione il Pdl ha perso:  Raffaella Della Bianca (ora rientrata dalla porta di servizio) Alessio Saso, Roberta Gasco, Gino Garibaldi, Franco Rocca, Luigi Morgillo e buon ultimo il leader delle preferenze Matteo Rosso.

Ecco: ho criticato Sandro Biasotti sulla base di questo bilancio. Se l'onorevole-coordinatore crede di meritare un applauso, è fuori strada.

Elio Domeniconi

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