La semplicita' ingannata alla Tosse
Dal 21 al 24 novembre (ore 20.30) al Teatro della Tosse va in scena La semplicità ingannata
di Marta Cuscunà, che due anni fa aveva portato sempre nella sala Campana È bello vivere liberi! (spettacolo vincitore Premio Scenario per Ustica 2009). Prosegue quindi l’indagine di Marta Cuscunà sul tema della Resistenza femminile nel nostro paese. Dopo aver indagato la storia della staffetta partigiana Ondina Petteani, questo nuovo percorso teatrale riporta alla memoria le opere di Arcangela Tarabotti, monaca di clausura dalla vocazione letteraria, e la vicenda delle Clarisse di Udine.
Due esperienze di lotta e di passione che già cinque secoli fa rivendicarono per le donne un ruolo nuovo, in una società che ne mortificava ogni slancio.
Lo spettacolo “E' bello vivere liberi!” ha segnato la prima tappa di un percorso che ha come filo conduttore il tema delle Resistenze femminili nel nostro paese.
Durante la lotta di Liberazione, le giovani partigiane avevano avuto un'intuizione molto importante nel considerare la Donna come una risorsa fondamentale per la pace e la giustizia, quindi per la società. Questa intuizione, che pure anticipava di molti decenni la nascita di un vero e proprio movimento femminista, aveva, in realtà, radici profonde nella storia del nostro paese già dalla seconda metà dell'Ottocento in avanti. Ma poco si sa di alcuni importanti tentativi di emancipazione femminile avvenuti in Italia già nel Cinquecento, immediatamente soffocati e dimenticati. Con questo nuovo progetto teatrale vorrei dare voce alle testimonianze di alcune giovani donne che, in quel periodo, lottarono contro le convenzioni sociali, rivendicando libertà di pensiero e di critica nei confronti dei dogmi della cultura maschile; e soprattutto libertà di inventare un modello femminile alternativo a quello che da sempre gli uomini appiccicavano addosso all'altra metà dell'umanità.
Il contesto storico del Cinquecento avere una figlia femmina era un problema piuttosto grosso: agli occhi del padre era una parte del patrimonio economico che andava in fumo al momento del matrimonio. Avere una figlia femmina, equivaleva ad una perdita economica.
Certamente una figlia bella e sana era economicamente vantaggiosa perché poteva essere accasata con una dote modesta, mentre una figlia meno appetibile o con qualche difetto fisico prevedeva esborsi assai più salati. Purtroppo però, in tempi di crisi economica, il mercato matrimoniale subì un crollo generalizzato e alla continua inflazione delle doti si dovette porre rimedio trovando una soluzione alternativa per sistemare le figlie in sovrannumero: la monacazione forzata.
Biglietto
Intero : 12 €
Ridotto : 8 € con tessera Sostenitore Campana
Tessera Campana: 4 € - under 28: 2 €