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Gli insegnamenti del nonno

Anna Pettene

"(...)E poi dovremmo riuscire a mettere dentro quell'emendamento che "MI" hanno fatto uscire

quella notte, alle quattro di notte (...)".
Mio nonno Giuseppe, professore di lettere antiche,grazie al quale ho imparato la maggior parte delle cose che so oggi e che sorprendentemente riusciva a divertirmi con gli esercizi di analisi logica, aveva posto le basi per la comprensione di quella particella, di quel "mi" che minus dixit quam voluit...
Ecco che sovente,in frasi del tipo "cerca di starmi bene", "cosa mi combini", "non sbagliarmi il compito", compariva proprio quel "mi" che avevo ormai imparato ad etichettare come dativo etico...
A dodici anni non mi chiedevo però che significato profondo potesse serbare quel termine che però già mi incuriosiva e attraeva, anche perché la prima volta che lo sfoggiai in classe feci un gran figurone con la prof...
Caro nonno ora, dopo quasi 30 anni, ho capito che quel "mi" etico esprime un coinvolgimento emotivo e affettivo rispetto a un'azione o a una circostanza indicata da chi parla; ho capito altresì che non sempre è il caso di farsi scappare quel "mi" in una conversazione, soprattutto quando sei ascoltato da una donna ( alla quale certe sfumature emozionali non possono geneticamente sfuggire) o sei verosimilmente intercettato...nel primo caso potresti fare intendere un certo interesse affettivo per la destinataria del "mi" mettendoti in serio pericolo, nel secondo caso, se sei per esempio un politico, rischi di richiamare lo spettro del conflitto di interessi...e sono tutti acidissimi azzi tua...( questo non me l'ha insegnato nonno).
Nonnino adorato, ho anche la certezza che ai tempi del Governo attuale di etico non ci rimanga manco più il dativo.

Anna Pettene

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