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Il Festival della parola dice addio a Chiavari, la curatrice Molinari: “Non sussistono le condizioni per andare avanti”

La scorsa edizione del Festival della parola ha visto la partecipazione di Francesca Fagnani, nel riquadro la curatrice Helena Molinari

A circa due mesi dall'ultima edizione del Festival della Parola - Chiavari di cui sono ideatrice e proprietaria del marchio, oggi sono qui a comunicarvi che non ci sono più le condizioni per poter portare avanti la manifestazione così come era stata ideata.

Prima che si scatenino facili polemiche dico che nulla ha a che vedere con chi governa la città, che non ho dubbi saprà creare occasioni altre di qualità e arricchenti per il suo pubblico, in specie vorrei sperare per i giovani.  Ha a che fare semplicemente con una mia non condivisione con scelte e modi che l'hanno portato ad essere distante in molte sue parti da ciò che si intendeva dovesse essere.

L'idea del festival è nata oltre dieci anni fa da un’urgenza personale, che da donna di scrittura e di radio non ho potuto mettere a tacere.

Quello era un momento storico in cui era evidente ci fosse nel mondo della comunicazione qualcosa che non andava.

La tuttologia imperante nell'editoria e in alcune emittenti, nei contenuti e nelle conduzioni, e la sfrontata omologazione musicale in molti dei loro palinsesti mi hanno fatto riflettere.

Ho deciso così di fare qualcosa nel mio piccolo, pensando, da madre soprattutto, ai nostri ragazzi e alla mia città.

L'ho fatto con immenso piacere e dedizione gratuita scegliendo chi avrebbe potuto bene comprenderlo e produrlo, e insieme, poi, migliorarlo con l'aiuto e il contributo di persone che dalla prima all'ultima ringrazio, allo stesso modo le istituzioni regionali, le amministrazioni che si sono susseguite, le maestranze e tutti quelli che vi hanno creduto sostenendolo.

Un festival che si distinguesse per l'occasione, la contemporaneità, ma soprattutto per l'atemporalità. Un festival che ci fermasse.

Un festival che non cavalcasse mode di temi e di parole, semmai tenesse la barra dritta in direzione delle urgenze delle nuove generazioni, in questi ultimi anni più che mai.

Un festival che salvaguardasse di ciascuno la propria identità artistica e di pensiero creando occasione di dialogo e di confronto, in contraddittori utili, mai volgari e rispettosi dell'altro.

Un festival che valorizzasse vite spese a difendere, innovare, restituire, e fare valere strenuamente la parola a prescindere dalla poca o tanta notorietà o appeal del suo divulgatore.

Oggi, ripeto, non sussistono le condizioni per portare avanti il festival così come era stato concepito inizialmente.

Stringo forte a me i ragazzi delle scuole che ho incontrato in questi anni, il progetto al quale ho più creduto, e dico loro a gran voce siate ostinati e vivi, perché la vita vale la pena ogni giorno. Prestate sempre fede alla parola data.

Grazie!

Helena Molinari

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