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Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei

Mario Draghi e nel riquadro Dino Frambati

Sulla conclamata capacità professionale di Mario Draghi non c'è nulla da eccepire. E' bravo, sa fare le cose perché, come tutti i campioni nelle varie specialità, ha nel suo DNA istintive e innate doti di fare scelte economiche azzeccate. Più che i titoli è l'istinto misto a pragmatismo e senso pratico, assai raro in politica ed economia, a renderlo persona stimabile ed affidabile.
Per questo ha compiuto finora scelte apprezzate da tutti o quasi. Draghi è bravo non tanto per i titoli ma piuttosto per quanto sopra, unito tuttavia certamente a molti studi e titoli accademici. Il tutto misto ad umiltà, maniere moderate, capacità di mantenere sempre atteggiamenti freddi, lucidi ed autocontrollo. Senza parlare troppo ma quanto basta a farsi capire, usando un linguaggio chiaro e concetti precisi, comprensibili pure all'uomo della strada.

Non è il professore di accezione comune o di presunzione accademica come altri docenti, professori, banchieri, tecnici e plurilaureati che noi italiani abbiamo amaramente, con serie e nefaste conseguenze, dovuto subire nel passato. Non sembra proprio e questo ci fa sperare che non faccia i danni che hanno fatto questi ultimi, pure presuntuosi ed arroganti.

Adeguato dunque ad assumere la carica di primo ministro in quanto esperto dei meccanismi del potere (dovrebbe essere del servizio ai cittadini, ma vabbè) e dei vari apparati di governo di una nazione.

Non è politico, non è schierato con nettezza ma dovrà governare avendo i numeri. I voti cioè di partiti politici ben schierati, con programmi proclamati anche se, nella maggior parte dei casi, mai attuati.

Mi viene da ridere (o piangere) quando sento le sequele delle buone intenzioni, di ciò che si deve fare, delle necessità della gente, delle situazioni di difficoltà del Paese. Un elenco di buone intenzioni ineccepibili elencate da chi sta al alla Camera, al Senato, al Governo, da lungo tempo, che mi sbigottiscono.

Nei palazzi del potere c'erano e ci sono loro, non c'eravamo noi. Perché non le hanno fatte? Pare rimproverino che non siano state attuate. Ma chi rimproverano? Loro stessi o chi?

Ebbene il banchiere-premier dovrà fare i conti con costoro, che predicano gli stessi encomiabili e quasi commoventi principi che ci trovano tutti d'accordo ma che poi, nel merito, non indicano come si devono mettere in pratica e quando lo fanno hanno distonie e distanze siderali sul come attuarle.

Sinceramente da giornalista di strada (che sta, cioè, in mezzo alla gente) mi capita di ascoltare molto ma molto spesso delle teorie politiche che sfiorano l'assurdo, che mi suonano come marziane ed inapplicabili alla realtà della vita; quella delle code in posta, al mercato, del problema di trovare un parcheggio fino ai problemi epocali sanitari ed economici che stanno mettendo in ginocchio e facendo tornare indietro di decenni la nostra società.

Con chi metterà assieme la maggioranza Draghi? Perché per governare ha bisogno di questa. Chi saranno i suoi compagni di viaggio? E ogni giorno un governo deve prendere decisioni su qualcosa. Riuscirà a far sì che ogni tema non sia motivo di dibattito e scontro per cui la macchina governativa vada avanti come quando si fa la fila in auto in centro Milano o Torino?

Nell'attuale scenario politico c'è un arco a 180 gradi dove le idee sono opposte, ma non c'è accordo nemmeno tra alleati, tanto che le coalizioni non perdono perché vincono gli avversari ma piuttosto in quanto implodono. Non c'è quasi argomento nel quale chi sta dalla stessa parte abbia idee comuni non dico al 100 per 100, ma nemmeno al 50. E non c'è sintonia nemmeno all'interno di forze politiche che hanno la stessa bandiera, pur essendo spesso gruppi numericamente sparuti. E sovente i nostri esponenti politici non vanno neppure d'accordo con se stessi mutando idea all'improvviso e nello spazio di poche ore.

Altro che Italia di Guelfi e Ghibellini!

Mattarella ha detto cose condivisbili. In sintesi, ha spiegato, si dovrebbe andare ad elezioni. Ma pandemia, esigenze programmatiche verso l'Europa, portano il Capo dello Stato a non voler percorrere questa strada. Giusto o sbagliato che sia, opportuno o no, bisogna prendere atto che è lui che decide e quindi, piaccia o no, si deve accettare ciò che vuole l'arbitro e fare la partita come decide il Colle. Perseverare a chiedere le urne, anche qui a torto o a ragione, picchia contro un muro.

Salvo che Draghi fallisca, ma sinceramente ci credo poco.

In qualche modo metterà assieme la maggioranza e più sarà di brancaleonica memoria, attaccata con un filo di colla per non perdere poltrona o stipendio non sapendo fare altro nella vita, più il super banchiere potrà fare ciò che vuole perché gli diranno di si.

Secondo però come sarà questa nuova maggioranza potremo commentare Draghi politico.

Mai schierato come giornalista, sempre molto critico con il potere, uomo dall'ampio vissuto, mi permetto soltanto di osservare che lo vedo poco con la vecchia maggioranza che mi pare, fatte le dovute eccezioni, abbia idee non proprio in linea con un alto rappresentante del mondo finanziario. Mentre rifletto spesso come l'attuale opposizione, che parecchie volte lo ha invocato e che è sensibile al pensiero liberale in economia e sociale, non abbia colto l'occasione di candidarsi unita a governare con Draghi premier. Un po' come nel Conte bis, opposto a se stesso dopo il primo premierato, dietro al quale si sono incolonnate nel governo appena caduto, senza troppi tentennamenti, forze “illo tempore” fieramente avversarie tra loro, in parte persino avverse all'avvocato nella sua prima esperienza a Palazzo Chigi e che non vedo molto vicine ideologicamente al mondo di banche, affari, economia liberale.

Non è un parere, né una presa di posizione questa appena scritta. E' soltanto una mia riflessione da giornalista.

Auguri dunque non tanto a Draghi, ma a tutti noi italiani.

 

Dino Frambati

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