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La sanità nel post-Covid e l’importanza dei servizi territoriali, il punto di Enrico Mazzino

Enrico Mazzino

L’emergenza sanitaria che abbiamo attraversato ha sottoposto ad una pressione straordinaria le strutture e l’organizzazione del Servizio Sanitario Nazionale. Sul fronte della lotta al Covid-19, l’assistenza sul territorio non è riuscita ad arginare tempestivamente il diffondersi dei contagi e la pressione si è rivolta rapidamente agli ospedali, mettendo in crisi soprattutto i reparti di terapia intensiva. Ci sono due errori nella discussione a mio avviso: il primo è che quelli che venivano definiti “tagli” erano un tentativo di ristrutturazione della produzione di servizi in un mondo dove l’epidemia è quella delle malattie croniche, che non sono trasmissibili e che vanno curate con cure territoriali appropriate. Politiche di ristrutturazione sulle quali peraltro c’era consenso unanime. Il secondo è che dovremmo cercare di combattere questa pandemia (e le eventuali prossime che verranno) con la prevenzione e i servizi territoriali, cioè prima di aver bisogno dell’ospedale: questo perché la dinamica di diffusione del virus (con le annesse necessità di cure) è tale che nessun sistema sanitario potrebbe reggere senza porre un freno alla malattia.

D’altro canto, la pandemia ha inciso sull’offerta del sistema sanitario: i SSR hanno dovuto circoscrivere l’offerta ordinaria, rinviare gli interventi programmati differibili e scoraggiare la domanda non urgente.

Certamente la pandemia ha ampliato il dibattito in essere sull’efficienza organizzativa di un SSN così com’è oggi, incentrato sull’assistenza ospedaliera, debole su prevenzione, medicina di prossimità e continuità assistenziale. L’allocazione delle risorse conferma tale modello. L’Italia impegna per la sanità pubblica il 7,5% del PIL, all’assistenza ospedaliera va il 3,8% circa (siamo al 5° posto in Europa, dietro Danimarca, Francia, Svezia e Norvegia), mentre all’assistenza sul territorio va meno del 2% del PIL, allocando circa metà delle risorse impegnate da Germania, Belgio e Danimarca. 

Cosa fare quindi per la ripartenza? Quale futuro per la sanità?

Solo quando tutto sarà finito e avremo valutato anche gli effetti indiretti di quello che è accaduto, ci potremo voltare indietro e capire davvero cosa sia stata la pandemia da Covid-19. Per il momento, col rischio che nuove varianti modifichino ancora la situazione, stiamo faticosamente cercando di trovare le coordinate per riprenderci una vita quasi normale e provare a programmare il futuro. 

Enrico Mazzino
PhD Applied Economics and Quantitative Methods in Health Sector
Economista sanitario/Farmacoeconomista
Docente Università di Genova

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