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Presepe: tradizione e religiosità sociale, perché non allestirlo in classe?

Non sono pochi i dirigenti scolastici che hanno deciso di non allestire il Presepe in classe.

La motivazione che sarebbe alla base di questa scelta? "Il rispetto per le altre religioni". 

Nulla di più falso e ipocrita. È semplicemente una manifestazione reiterata di quell'anticlericalismo militante che dall'700 in avanti si è via via sviluppato, passando dall'esaltazione della ragione nell'epoca dell'illuminismo agli estremismi anticattolici della carboneria risorgimentale e (in tempi più recenti) della massoneria.

Va detto con chiarezza che la "censura" nei confronti del Presepe, attuata in troppi istituti scolastici e luoghi pubblici, nulla ha a che fare con il "rispetto nei confronti delle altre religioni".

Forse suscita fastidio o (peggio ancora) rigetto il messaggio che il Presepe trasmette, semplice e che arriva al cuore. Chi lo guarda con occhi sgombri da pregiudizi, vede una famiglia in difficoltà che trova sostegno dall’umile gente del posto, vede un bambino tra mamma e papà senza una vera casa, vede un neonato “al freddo e al gelo”, vede persone di origini diverse ritrovarsi in una notte stellata per un felice evento.

Allora il problema qual è? Anzi di chi è? Forse la paura di un “bambino nella mangiatoia” è degli adulti che non riescono ad accettare che più di duemila anni or sono è venuto alla luce Colui che ha insegnato a inginocchiarsi davanti ai piccoli, ai poveri, agli ultimi, per accoglierli e servirli.

La Natività esprime una cultura che ha radici di religiosità sociale, con simboli ben definiti, tra cui il Presepe, tradizione non a caso nata con San Francesco.

Gian Luca Buccilli
Capogruppo di Civica in Comune a Recco

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