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Lo stipendio del deputato

Dino Frambati (Vicepresidente Ordine Gionalisti Liguria)

Tremila euro al mese, cinquemila al massimo. Ecco la riforma delle riforme, quella per cui la politica

non diventerebbe più una professione tra le meglio pagate con meno meriti, ma davvero un servizio fatto di passione e con passione. E non per potere e tanto denaro. Quindici- ventimila euro al mese percepiti oggi a livello nazionale e regionale sono un appannaggio di straordinaria importanza, tale da vivere bene e nel lusso. Uno stipendio da mega industriali che creano ricchezza, posti di lavoro, che con il loro ingegno e rischio personale danno imput unico ed essenziale all’economia. Compenso mensile da geni, se ne esistono ancora, in settori che diano benessere a popoli e persone, oppure da benemeriti che salvino vite umane. Perché se a chi fa politica a tutti i livelli fosse dato uno stipendio “normale”, da fare i conti per arrivare a fine mese, intanto si renderebbe conto di come vive la gente comune cui loro dettano legge, e poi i posti nelle varie istituzioni non sarebbero così appetibili da restarci una vita, girando all’inverosimile poltrone e poltroncine, tra politica e dintorni, comprese le cerchie di burocrati, tecnici di Stato e apparato, e professori che abbondano in questo Paese, per far vivere l’inutile e persino intralciare chi vuole essere produttivo generando leggi e norme teoriche, ostative alla produttività reale. E concependo vincoli normativi che hanno massacrato l’economia e ucciso il libero mercato fino a condannare quasi a morte, come sta accadendo, commercio, artigianato e libere professioni. Nelle nostre città le serrande abbassate, la case vuote e svendute, gli studi professionali abbandonati sono la conferma di quanto appena detto. Desertificazione commerciale comune ormai a quasi tutte le località italiane e situazione che invade fabbriche ed industrie facendo strage occupazionale e producendo esodati, cassintegrati o, quando va bene, posti di lavoro da mille, milleduecento euro al mese. In un anno quanto chi governa percepisce in un mese. E che, con un accredito di tale importo, difficilmente riuscirà a calarsi nello stato d’animo dell’operaio medio italiano o dell’impiegato. Insomma: della maggior parte degli italiani. Tristi realtà sulle quali non si puntano abbastanza i riflettori, concentrandosi su altro quando l’economia e la crisi profonda che sta investendo tuttora l’Italia con più violenza che altrove, sono le emergenze alle quali si dovrebbe dedicare “in primis” ed a tempo totale la politica. Invece l’Italia va così, al contrario di quello che dovrebbe, con gli italiani troppo rassegnati ed una nomenklatura di Stato che difende tenacemente se stessa a discapito del popolo sovrano. Tutte cose amare ma reali già dette e ridette su questo sito e sulle pagine del nostro Gazzettino. Domani andremo ad eleggere chi siederà in varie regioni italiane con stipendi detti sopra. Mi auguro che prima proposta che faranno costoro, se proprio non vogliono autoridurre drasticamente gli stipendi rendendoli simili a quelli dei comuni ed anonimi concittadini, sia di legarli alla produttività, chiedendo ai cittadini di stabilire quanto è valsa la loro prestazione e quindi quanto appare valutabile monetariamente. Ecco, questo sarebbe far decidere dal popolo sovrano, più democraticamente e meglio che le elezioni.

Dino Frambati
(Vicepresidente Ordine Gionalisti Liguria)

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