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Buon 2016

Dino Frambati

Auguri…Buon 2016 con la speranza, che è ormai più tradizionale di lenticchie e cotechino,

che sia migliore del 2015. E con speranza, da anni a questa parte, di sopravvivenza perché, a parte chi ci governa, nessuno vede segnali di svolta o di cambiamento in meglio. Nel giro di pochi anni c’è stato un crollo di lavoro, benessere e quanto annesso del 50- 60- 70 per cento ad essere prudenti. E recuperare da certi baratri è assai difficile, forse persino impossibile. Certo che si può però risalire la china almeno in parte. Occorre impegno forte e volontà di non cedere a sconforto o pensiero che l’impresa sia impossibile. Gli eventi di questi anni ci hanno insegnato che può accadere anche l’impensabile. Purtroppo, dalle torri gemelle in avanti, è stato quasi tutto in senso negativo. Ma perché non pensare che potrebbe esserlo anche in senso positivo? Rassegnarsi è aver perso in partenza; resistere, cercare nuovi stimoli, combattere contro gli eventi avversi può portare alla vittoria finale. Il 2015 è stato contrassegnato da crisi economica e terrorismo ma anche da incapacità politica estesa e pure europea che ha creato molti danni. A fronte di emergenze conclamate la risposta politica è stata quella di emanare norme sempre più restringenti, di imbrigliare la creatività, di gonfiare ulteriormente una burocrazia di per se già dittatoriale. Ultimo esempio è quello sullo smog con blocchi stradali, targhe alterne. Tutte restrizioni di facciata che hanno ulteriormente danneggiato economia e lavoro senza ottenere risultati positivi sul fronte della tutela della salute. E se ulteriori forme per combattere la natura che ha colpito con alluvioni lo scorso anno e con un inverno estivo in questo, sono i 30 all’ora in città e due gradi di calore in meno nel riscaldamento, siamo davvero in mano di incapaci. E circa il trasporto pubblico, salvo eccezioni per la verità rare, in Italia è pessimo. A Genova indegno di una città da 600 mila abitanti. Se ci fosse chi lo sa fare funzionare come deve, molta gente lo userebbe. Ora è un disastro. Tante corsie riservate ma pochi mezzi e spesso in cattivo stato. Viaggiare è un’avventura. Niente sedili ma tutti “appesi” ai maniglioni. E siccome i mezzi pubblici li usano molto gli anziani quanto sopra è davvero geniale. Inoltre se un tragitto viene percorso in auto privata in dieci minuti, provate a farlo con un mezzo pubblico: ci vuole almeno il triplo tra attese che finalmente arrivi quello che ci porta a destinazione e percorso. E questa mesta situazione la si è fatta consolidare in anni e persino decenni e con scelte politiche che erano tutte indirizzate all’uso del mezzo privato. Gli italiani si sono adeguati ed ora i nostri illuminati politici ci trattano come se l’uso dell’auto fosse una nostra colpa anziché necessità derivante da insipienza politica di lunga data. Tutto ciò dimostra come politici e tecnici di carriera, sul piano pratico, non sono capaci a superare le difficoltà della vita che, invece, la gente comune, supera tutti i giorni. E poi il senso ecologista va a senso unico: le auto inquinano, sbancare il territorio per far posto a strade e ferrovie è invece bello. A Genova, se provate ad esprimere qualche dubbio sul Terzo Valico, appare una bestemmia; se andate in auto siete cattivi, C’è coerenza? In Italia senso e politica ecologica non hanno base culturale ed inoltre si trascura come ci sia poca cultura sul nutrirsi. Tra fast food, panino in piedi e di corsa, mense e merce low cost mi domando cosa ingurgitiamo. Mangiamo sano? Oppure sacrifichiamo parte della nostra salute sull’altare dello spendere poco? E le due cose sono connesse perché se si muore di più (a parte che siamo società di vecchi) c’è anche da porsi interrogativi generali e pensare che, stante l’attuale situazione meteo, gli interventi devono essere planetari. Compatibili con il sociale, l’economia, lo sviluppo, la salute e l’ambiente. Altrimenti ecco i provvedimenti di facciata che servono solo a fare vedere che qualcosa si fa anche se inutile e talvolta persino dannoso. Che la notte di San Silvestro ci ispiri una ferrea volontà di partecipare maggiormente alla vita pubblica; di batterci per tutto ciò in cui crediamo con il massimo impegno; di pensare che non siamo soli al mondo e molti hanno bisogno di noi. Facciamo gruppo con loro perché l’egoismo non paga. E cambiano mentalità: chi governa non comanda ma dovrebbe essere al nostro servizio. Ricordiamoglielo essendo più presenti alla cosa pubblica e facendo sentire la nostra voce forse più sensata della loro. Martelliamoli sul fatto che devono abbassarsi gli stipendi e di molto e devono smetterla con demagogia, giochini politici, politica di corridoio, decisioni prese di notte e da pochi intimi. Ormai quel tempo deve finire perché la società civile è in sofferenza e da questa crisi si deve uscire con azioni pratiche sensate e mirate. Basta difendere orticelli, altrimenti andrà in malora il bosco.
Auguri a tutti, a voi e a chi vi è caro.
Buon 2016.

Dino Frambati
(Vicepresidente Ordine Giornalisti Liguria)

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