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Giustissimo intitolare strade alle donne

Susy De Martini

Mi sembra un’ottima iniziativa quella dell’assessore Elisa Serafini di intitolare alcune strade genovesi alle donne.

Al di là della scelta dei singoli nomi (su di uno in particolare mi sono espressa con qualche perplessità), mi sembra anche opportuno fare una riflessione generale al proposito.
La nostra cultura è basata su due fondamenti: la cultura ebraica e quella greca. Quella ebraica, seppure apparentemente solo patriarcale (Sacerdote, Re e Dio), ha sempre valorizzato elementi matriarcali più antichi, quali esistevano nelle cosiddette religioni “telluriche”. Nella storia della Creazione noi troviamo l’uomo, Adamo, in uno stato di Paradiso, senza necessità di lavoro.
La donna è la più intelligente, attiva e audace dei due e soltanto dopo il peccato, Dio proclama il principio che l’uomo comanderà sulla donna! Eppure l’uomo e la donna sono stati creati a somiglianza di Dio e quindi, dovrebbero essere considerati uguali nelle loro capacità di ragionare e di amare. Non voglio infatti pensare che il solo fatto di provenire da una costola di Adamo potesse rendere Eva dipendente da lui, né che Atena fosse meno importante di altre divinità, perché nata dalla testa di Zeus.
Nonostante la condizione femminile di “colpa” per il peccato originale, fu però un uomo, Caino, e non una donna, ad ammazzare il proprio fratello per affermare il suo primato e sempre uomini, nei millenni successivi, a perpetrare violenze di ogni genere e non certo solo private.
Scienza e tecnica continuano a progredire, le donne hanno ormai raggiunto posizioni eccellenti in ogni contesto pubblico ma l’uomo medio, ancora oggi, è capace di regredire in nuove forme di violento autoritarismo e la sua obiettività e la sua ragione sono devastate da questa “caduta”.
La donna ridiventa così “essere inferiore“ giudicata e trattata in modo diverso da come vengono trattati i propri simili, quali i propri fratelli o gli amici, insomma gli appartenenti allo stesso “clan” e può essere insultata, picchiata e anche uccisa, come dimostrano purtroppo le decine e decine di omicidi e violenze per gelosia.
La religione cattolica ha cercato, senza ottenerlo, un superamento di questo “conflitto originale”, attraverso il culto della Madonna, che simboleggia l’amore ed il perdono. Purtroppo il culto di Maria, e quindi il rispetto delle donne, è assente nelle culture islamiche, ma anche in parte in quelle protestanti e calviniste, che tendono ad escludere dalla religione il concetto materno per poter così “giustificare” l’onnipotenza dei “Principi” e degli Stati.
E’forse opportuno ripensare a tutto questo nel considerare le donne alle quali intitolare una strada, penso ad esempio alle due giovani genovesi vittime della follia omicida di Luca Delfino e che l’attuale sistema giudiziario e sociale non è riuscito a proteggere.

Diario di Bordo di Susy De Martini

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