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Le mail di Orengo

Quando era presidente del Municipio Medio Levante, Fabio Orengo lavorava a tempo pieno in via Mascherpa,

rimaneva in ufficio finché c'era qualcosa da fare. E tramite Facebook relazionava su cosa, con la sua giunta, aveva fatto in Municipio.

Era apprezzato da tutti e si preannunciava per lui una brillante carriera politica. Come esperto di informatica, stava studiando la possibilità di creare una web-tv per il Popolo della Libertà e ne aveva già indicato il direttore: il giornalista Massimiliano Lussana, che allora dirigeva l'edizione ligure de "Il Giornale".

Il suo passaggio in Consiglio comunale era considerato scontato, come prima tappa della sua escalation. Orengo chiedeva a suo padre di fargli da autista, voleva evitare di prendere i taxi e addebitarli al Municipio, anche se sarebbe stato tutto regolare.

All'improvviso è scivolato su una buccia di banana. In una intercettazione c'è un suo interessamento a favore di un amico costruttore per la vicenda del Forte di San Martino. Lui, che proviene da Alleanza Nazionale, si era rivolto al suo leader di riferimento Giorgio Bornacin e a sua volta l'allora senatore aveva interessato il Ministro Altiero Mattioli.

Morale: Orengo aveva dovuto dimettersi. I genovesi non volevano nemmeno ripresentarlo. Erano intervenuti da Roma per imporlo, sapendo che era un serbatoio di volte. E difatti prese più voti di tutti. Solo Sandro Biasotti si fece vivo per congratularsi con lui. Da Bornacin nemmeno una telefonata.

Pur essendo il più votato è solo un semplice consigliere. Finita l'aspettativa ha dovuto riprendere a fare l'ingegnere e a girare per la Liguria. E ci informa dei suoi viaggi: pausa pranzo a Portosole di Sanremo. Tappa ad Albenga. Fine settimana relax a Moneglia. Niente politica.

Poi magari al processo si appurerà che il comportamento di Fabio Orengo è stato regolarissimo e tutto finirà in una bolla di sapone. Ma chi lo ripagherà? Quella telefonata gli ha rovinato la carriera.

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