La scuola di Michele Malfatti
Michele Malfatti
Assieme a Simone Regazzoni e Victor Rasetto, è uno dei giovani renziani destinati, chissà, a guidare il partito
nell’immediato futuro. Nel frattempo, assieme al suo grande amico Alessandro Terrile (anche se quest’ultimo è bersaniano), ha imbastito una sorta di scuola tecnica di politica, stile vecchio Pci, quando la nomenklatura italiana si faceva dettare la linea dall’Urss e dall’allora patto di Varsavia. Una scuola non per giovani studenti e per come indottrinarli in vista della prima prova di voto (sarebbe palesemente contro le regole), bensì per come amministrare l’antica res pubblica, ossia la cosa pubblica, la politica, a partire dai 9 municipi cittadini, il primo substrato tra i cittadini e le istituzioni. Si analizza, in questa scuola, un po’ l’abc di cosa bisogna saper fare, come sedersi, votare o non votare. Insomma, un po’ come fecero i grillini prima di volare a Roma, quando il Beppe di Sant’Ilario istruì una orda di impiegati, disoccupati, cassa integrati, studenti, operai che non sapevano nemmeno la differenza tra Camera dei Deputati e Senato della Repubblica.
