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Ha perso il grande Gasperini

Gian Piero Gasperini

Vedendo, da critico e non da tifoso, Genoa-Juventus e poi leggendo un po' di resoconti sui giornali genovesi,

c'è da rimanere sconcertati. Sembra di leggere i giudizi su un'altra partita.

Premessa: Genova è l'unica città dove i giornalisti possono fare i tifosi. Gessi Adamoli e Matteo Angeli sono genoani sfegatati da quando erano bambini. Hanno fatto i giornalisti proprio per seguire il Genoa. Potrebbero curare l'angolo del tifoso, invece "Il Lavoro-Repubblica" e il "Corriere Mercantile" (più la "Gazzetta del lunedì") assegnano a loro i servizi sulla partita della squadra del cuore. In nessun'altra città avvengono cose del genere.

Il Genoa ha perso a Marassi contro una Juventus alla quale poteva andar bene anche il pari e il leit-motiv dei critici di casa nostra: sfortuna nera, una jella maledetta, sconfitta immeritata, una beffa. Nessuno ha messo in risalto gli errori determinanti dell'allenatore. Sul pagellone del "Secolo XIX" Andrea Schiappapietra (Schiappapietra chi?) gli ha dato un bel 6,5 e l'ha definito "stratega". Eppure il Genoa ha perso la partita proprio quando lo stratega ha effettuato quella che nei suoi piani avrebbe dovuto essere la mossa chiave: ha tolto Gilardino e ha messo dentro Calaiò. Lo stesso Schiappapietra a Gilardino ha dato 6,5 in pagella, 6,5 anche da Angeli junior e sufficienza piena per Adamoli. Ma se era il migliore del Genoa, perché l'allenatore l'ha tolto?

Gilardino è l'unico giocatore del Genoa in grado di risolvere la partita in qualsiasi momento. In trasferta può anche essere l'unica punta, ma a Marassi dovrebbe essere affiancato da un partner. Invece Gasperini considera Calaiò solo l'alternativa di Gilardino, anche se i due hanno dimostrato di poter giocare benissimo insieme.

Non solo: come si fa a far battere il rigore proprio a Calaiò appena entrato, quindi non ancora carburato e anche teso perché sentiva la grande responsabilità? E' questione di psicologia e un allenatore in gamba dovrebbe conoscere anche questa materia. Se avesse realizzato quel rigore (e capita raramente che un rigore venga fischiato contro la Juve) il Genoa avrebbe vinto. Invece ha addirittura perso.

I (presunti) Gianni Brera "de noantri" hanno scritto che il portiere della Juventus e della Nazionale ha ipnotizzato il povero Calaiò. Ma quale ipnosi? Il torinese Emanuele Gamba su "Repubblica" ha parlato di un rigore "invero tirato molto male". E lo stesso Buffon ha dichiarato a Massimiliano Nerozzi de "La Stampa": "Per fortuna Gilardino era già uscito". Appunto.

Poi la solita punizione di Pirlo. Mauro Casaccia sul "Secolo XIX" ha descritto il fallo come "un contatto Sturaro-Quagliarella", ma tutti hanno visto che a commettere il fallo era stato Sculli, Sturaro non c'entra. Si sapeva che Pirlo avrebbe indirizzato la sua "maledetta" da quella parte, ma non si poteva pretendere che il portiere del Genoa volasse sino in quell'angolino (semmai avrebbe potuto essere disposta meglio la barriera, troppi giocatori del Genoa).

Chissà quanti leggendo i resoconti di Genoa-Juventus sui gazzettini genovesi hanno commentato: ma allora io ho visto un'altra partita.

No, l'altra partita l'hanno vista "loro". Che non si sono nemmeno accorti degli errori di Gasperini. Gli hanno dato 6,5 in pagella. E l'hanno definito stratega.

 

Elio Domeniconi

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