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Tribuna sportiva – Samp: delusione, rabbia e un po’ di ironia

Vittorio Sirianni

Dice il più pessimista dei pessimisti: “Pensate, la Samp ha perso con due repubbliche marinare: prima Pisa e poi Venezia”. E aggiunge: “Meno male che nel campionato non c’è l’Amalfi!”.

Il tifoso sampdoriano, oltre che vivere un momento di delusione e anche di rabbia, ha però sempre nelle sue corde quel senso di ironia e di humor che lo salva dalle depressioni, tipiche, ad esempio, del suo rivale genoano.

Certo, la Samp sta vivendo un momento delicatissimo: al di là dei risultati (due sconfitte casalinghe), rimane l’infinità di problemi che riguardano sia la squadra, quindi il tema tecnico-tattico, sia quello societario.

Naturalmente col senno di poi si risolve sempre tutto: ma non è questo il modo migliore per affrontare il momento negativo. Ognuno, ormai, ha una soluzione, ma sempre dopo che il fattaccio è successo.

Un esempio: adesso si dice che se al posto delle attuali punte (in particolare La Gumina) si fosse tenuto Quagliarella, il problema offensivo sarebbe stato risolto. Ma, onestamente, lo si pensava così anche prima? E ancora si sostiene che sarebbe bastato cambiare Joel Pohjanpalo, centravanti del Venezia, con la coppia De Luca - La Gumina e tutto sarebbe cambiato. Ricordo che alla punta veneziana è stato dato un bel cinque ed è stato addirittura sostituito.

Questi discorsi, che sono legittimi, ma non risolvono il problema di fondo. O meglio, i problemi di fondo, che pur ci sono in questa squadra e in questa società.

I primi risultati negativi fanno impressione perché forse inaspettati, ma sono abbastanza normali per una Samp che ha sempre vissuto nell’empireo nella massima serie e si è trovata a terra, improvvisamente, sia tecnicamente che societariamente.

È stato un miracolo che Raddrizzani e Manfredi abbiano tolto la Samp dall’inferno. E quindi questo dell’arrivo frettoloso, pieno di tensioni, con gli impegni economici da risolvere, con i contratti da firmare e in scadenza, e con le situazioni esplose negli ultimi giorni del vecchio campionato, abbiano inciso e non poco nell’avvio disastroso.

Poi, per carità, i problemi? Eccone alcuni: la mancanza di esperienza e non tanto nell’età, questa storia-scusa dei troppi giovani è una bufala, l’età media di questa squadra sfiora i 26 anni.

Manca, invece, quella che Gilardino chiama la “ferocia” e che ha scoperto proprio nella sua serie cadetta. Cioè la cattiveria, la fisicità, la determinazione nel combattere e nella convinzione di battersi alla morte.

E poi ancora: la mancanza almeno di un uomo, diciamo un leader, che assuma il ruolo di condottiero e di organizzatore, una specie di “faro centrale” che manda luce su tutti i versanti.

Sul giudizio all’allenatore ci fermeremmo: Pirlo è uomo di calcio, ma secondo noi pensa troppo, considera il calcio una specie di fatto intellettuale, e nel suo rumoroso silenzio non si accorge che in questo nuovo mondo cadetto, bisogna urlare, bisogna passare dalla canzone all’italiana al rock dei Maneskin.

Detto questo, se si riesce a mantenere la calma, vivere con quel pizzico di ironia di cui si diceva all’inizio e soprattutto si è sicuri che la società (che non è micca) farà una sicuramente tesoro di queste giornate per rimediare al più presto, ecco che un po’ di sereno potrebbe riapparire all’orizzonte.

Vittorio Sirianni

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