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Il 4 marzo i migliori nei collegi migliori

Massimiliano Lussana

Nel linguaggio, spesso tecnico, per iniziati, ed autoreferenziale della politica, l'oggetto del desiderio 

nel centrodestra sono "l'1" e "il 5", intendendo con questi numeri non chissà quale percentuale da raggiungere, ma i due collegi alla Camera di Imperia e del Tigullio ritenuti "sicuri" per la coalizione di Berlusconi e Toti.
Ed è normale, giusto e meritocratico che, per questi due posti, Toti pensi ai suoi due assessori che hanno lavorato meglio ed ottenuto i migliori risultati.
Ancor più giusto in questi giorni in cui, invece, si vedono anche le cose che non funzionano di una generalmente ottima amministrazione regionale su tante altre questioni, capace di rilanciare la Liguria, ma nell'ultima settimana in grande affanno sulla Sanità. La disfatta del sistema dell'emergenza dei Pronto Soccorso non è la sconfitta degli operatori in prima linea, infermieri e medici che anzi fanno di tutto e di più, ma è la resa totale della gestione commissariale dell'agenzia regionale sanitaria Alisa. E, soprattutto, della scelta di non ascoltare a fondo i consigli di chi conosce benissimo il terreno di gioco, dal presidente della commissione Sanità Matteo Rosso al direttore generale della Sanità Francesco Quaglia. Tutta gente che gioca nella stessa squadra e con la stessa maglietta, non pericolosi guastatori o poco credibili oppositori, ma che viene tenuta in panchina. E non per far giocare Leo Messi e Cristiano Ronaldo.
Ecco, in questo quadro, si apprezza ancora di più il lavoro degli assessori che stanno facendo meglio nella giunta di Toti, che sono il responsabile di Casa e Urbanistica Marco Scajola e il titolare di Ambiente, Infrastrutture e Protezione Civile Giacomo Raul Giampedrone. Che, per l'appunto, dovrebbero essere premiati con "l'1" e "il 5".
Entrambi prototipi dell'"homo totianus", cioè fedelissimi, giovani e belli, come gli eroi di Francesco Guccini, Scajola e Giampedrone sono i due chierichetti che appaiono al fianco di Toti nelle occasioni vere, quelle che contano.
Davanti c'è il segretario generale PierPaolo Giampellegrini, nel ruolo del protodiacono, ma anche un po' camerlengo, piccolino e non capellone, per usare un eufemismo, che si affaccia alla finestra di De Ferrari e dice: "Nuntio votis gaudium magnum: habemus Totim".
Poi, arriva Toti, che è una sorta di curato di campagna o di cardinale di una volta. Un po' come lo era Prodi, solo - a differenza di Romano - simpatico. Ma il resto c'è tutto: grande capacità politica che gli fa vincere tutte le elezioni, esattamente come Prodi fu l'unico a vincere sempre contro Berlusconi; apparente paciocconeria che nasconde spietatezza, inevitabile in politica: "Sprizza bonomia da tutti gli artigli". Insomma, l'orsetto mannaro, bravissimo a muoversi.
Subito dietro, defilata, ma uno dei segreti del successo di Giovanni, forse "Il Segreto" (come la fiction di punta della sua Mediaset) c'è sua moglie Siria Magri, che incede splendida come "la papessa", coraggiosa ed elegantissima. Ha anche delle bellissime stole e quindi sta alla perfezione nel quadretto.
E poi, per l'appunto i due fedelissimi chierichetti.
Marco Scajola ha saputo rivoluzionare con dolcezza il mondo della Casa e dell'Urbanistica in Regione, venendo incontro agli ultimi con il fondo per l'incapienza, mettendo ordine nelle graduatorie e nei diritti degli italiani spesso ingiustamente svantaggiati e sapendo anche fare un passo indietro, come quando si era esagerato col Piano Casa ed ha accolto le osservazioni del sottosegretario ai Beni Culturali Ilaria Borletti Buitoni, ex presidente del Fai ed ambientalista storica.
Dal canto suo, Giampedrone ha affrontato molto bene tutte le allerta meteo, ha fatto partire numerose opere pubbliche, ha affrontato le emergenze ambientali e, soprattutto, ha dimostrato di saper studiare ed imparare sempre bene le cose di cui si occupa. Trovando ottime intese romane con il ministro dell'Ambiente Galletti e col capo della Protezione Civile Borrelli che lo apprezzano molto, tanto che sarebbe già pronto come sottosegretario, politico, ma "tecnico". E lo studio, l'ascolto, la capacità di lavorare, che lo accomuna anche a Scajola, sono un grande valore aggiunto in una politica fatta troppo spesso di immagine. Questi sono due che studiano e la circostanza, non così scontata, dovrebbe essere il miglior viatico per Roma.
Poi, Marco Scajola a Imperia - basta la parola, visto che ha ciucciato latte e politica da papà Alessandro, il capostipite politico della famiglia. e assorbito insegnamenti pure da zio Claudio - e Giampedrone alla Spezia hanno conquistato il territorio, con la vittoria in Comune capolavoro e ciliegina sulla torta di Giacomo, che ha messo benissimo a frutto la scuola post-democristiana di Gino Luigi Morgillo.
Per Toti entrambi si butterebbero nel fuoco: Giampedrone si è addirittura dimesso da consigliere regionale per far spazio a Lilli Lauro e Franco Senarega e, soprattutto, è colui che a Fiumaretta ha convinto Toti a candidarsi in Liguria. Insomma, a seconda di come la si vede, il governatore è merito o colpa sua. Io propendo nettamente per la prima ipotesi. Non bastasse, Giampedrone è uno che ha il culto dell'amicizia e questo è un ulteriore valore aggiunto.
I due ora camminano con le proprie gambe ed è giusto che combattano nei migliori collegi. Peraltro, ad esempio, nel 5, da Quarto al Tigullio, Giampedrone dovrebbe trovarsi contro Paolo Pezzana, sindaco di Sori che sta facendo molte cose belle, dall'iniziativa con Daniela e Lucio Bernini e con il Comune di Recco per la tutela dei prodotti Igp italiani alla straordinaria stagione teatrale di Sergio Maifredi. A volte, poi, Pezzana ha idee diverse dalle mie. Ma penso sia un buon sindaco e un ottimo candidato per le politiche per il Pd.
Insomma, una battaglia vera, non una passeggiata di salute. Ed è giusto che la combatta il migliore, Giampedrone, soprattutto se così ha deciso Toti.
Si è letto in questi giorni, ad esempio sull'informatissimo sito "Genova 3000" di Domenico Papalia di riunioni carbonare di sindaci della Fontanabuona che osteggiano "un foresto" e messaggi di ostruzionismo nei confronti della candidatura. Ma è veramente roba da vecchia politica per cui non c'è più alcuno spazio.
Certo, nel Tigullio, avrebbero potuto esserci altri buoni candidati: Carlo Bagnasco che ha scelto di rimanere sindaco di Rapallo non dimettendosi per andare a Roma; suo papà Roberto Bagnasco, la cui decennale esperienza potrà essere coinvolta in altri incarichi; Armando Ezio Capurro, che sarà l'uomo di punta in Liguria di "Noi con l'Italia", il nuovo soggetto dei moderati del centrodestra ed è reduce dall'ottimo risultato genovese, il migliore dei fittiani in tutta Italia, a parte la Puglia, ovviamente, e potrebbe andare verso un altro collegio, oltre che ovviamente sul proporzionale; lo stesso Roberto Cassinelli, che è quasi cittadino onorario di Santa Margherita Ligure e che guiderà la lista azzurra sul proporzionale, probabilmente al Senato, dove ha dimostrato che si può fare benissimo anche in pochi mesi; anche un outsider come l'avvocato Giovanni Beverini, che ha messo in campo la competenza in questioni di diritti civili, di legge e di politica internazionale e presto vedrà riconosciute le sue capacità.
Ci sarà spazio per tutti.
Ma non c'è alcuno spazio per fronde e manovre da prima Repubblica.
Non capirlo, significa non aver capito Toti, ciò che ha significato per la Liguria e ciò che significa oggi.

La Puntina di Massimiliano Lussana

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