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Decisivo il ruolo di Noi con l'Italia

Massimiliano Lussana

Dal vertice a tre di domenica ad Arcore fra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni è uscita

una notizia che può contribuire a riscrivere la storia delle elezioni e della prossima legislatura.
Perché l'ufficializzazione della "quarta gamba" del centrodestra e la caduta dei veti nei confronti dei centristi apre un altro "mercato politico".
E proprio dalla metafora del mercato occorre partire: perché è come se gli elettori moderati o di destra, finora, avessero a disposizione tre banchi a cui rivolgersi.
Quello dell'"usato sicuro" di Forza Italia e di Silvio Berlusconi, il cui banditore è effettivamente un fuoriclasse nel proporre il proprio prodotto, ma che - essendo su piazza da ventitré anni - per forza di cose non ha la stessa freschezza di un tempo.
E, poi, logicamente, ci sono i compratori-elettori che sono stufi di vedere sempre lui dietro al banco o quelli che sono ancora delusi perché pensavano di aver comprato un prodotto e invece si sono trovati con una merce diversa da quella che pensavano di essersi assicurati. O, ancora, quelli che sono sempre stati fedeli acquirenti di quella bancarella, ma che poi ci rimangono male se vedono i clienti dell'ultim'ora trattati meglio e con più sconti di quelli storici. O ancora, ed è la cosa peggiore di tutte. clienti che hanno il conto aperto, che hanno lasciato addirittura un lauto anticipo e che non sono stati ancora rimborsati dei loro soldi e del loro lavoro, mentre il titolare promette ricchezza per tutti.
Detto questo, con tutti questi limiti, dopo aver visto all'opera i venditori degli altri due mercati ed avendo visto alcune pratiche commerciali scorrette, il vecchio banco di Silvio piace ancora molto.
Poi, c'è il banco di Matteo Salvini, che è di gran moda, che piace molto ai frequentatori, che non si sovrappone ma si integra con quello berlusconiano e che, finalmente, pare aprirsi anche a persone della società civile che vanno oltre l'ortodossia leghista (e non penso ai paolobecchi della situazione) e si spera lo faccia anche in Liguria, dove pure in consiglio comunale e nei Municipi il Carroccio schiera un'ottima squadra di giovani e di giovani politicamente: da Lorella Fontana, attivissima, a Francesca Corso, contagiosissima nell'entusiasmo e nella passione, da Federico Bertorello, documentatissimo, a Fabio Ariotti, corteggiatissimo, da Davide Rossi, attivissimo sul territorio, su ogni territorio, a Luca Remuzzi, contabilissimo, fino a Samuele Aiesi, convincentissimo nel "vendere" i suoi pupilli.
Anche il banco di Matteo, però, non accontenta tutti. Secondo molti avventori del mercato, il titolare urla un po' troppo.
Quindi, c'è la bancherella di Giorgia Meloni, che punta molto sui prodotti nazionali e ha pure lei un certo successo, spesso da spartire con gli acquirenti dell'altro banco, quello a fianco, gestito da Matteo.
Qui, le contestazioni di chi non ama comprare da Giorgia sono fondamentalmente due: la prima è l'abbondanza del nero fra i capi in vendita e la seconda l'accento romanesco troppo ricorrente e dominante attorno a quel banco. Oltre al solito problema del tono di voce, che accomuna la Meloni a Salvini e scoraggia gli amanti della tranquillità e del silenzio. Anche in questo caso, si prova a rimediare e va detto che a Genova la gestione del coordinatore regionale Matteo Rosso è riuscita a rimediare e ad armonizzare le varie provenienze e gli amministratori e i dirigenti di Fratelli d'Italia stanno sforzandosi di mescolare le rispettive storie: da Gianni Berrino ad Alberto Campanella, dalla calma di Ubaldo Borchi allo stile di Stefano Balleari, da Valeriano Vacalebre all'ala storica di Antonino Sergio Gambino e Carlo Fidanza. E, ancora, giovani che sono uno spot della bella politica come Gabriele Barabino, donne che sono uno spot della politica bella come Saba Wesser. E Massimo Spinaci e Stefano Spinaci, stesso cognome e posizioni diverse, quasi un riassunto di tutte le anime di un partito in un cognome solo, quello di Braccio di Ferro, peraltro.
Però.
Però, per l'appunto, c'è tanta gente a cui queste bancarelle non bastano più.
Che vuole continuare a comprare da questo lato del mercato, ma che cerca anche moderazione e le eredità delle migliori tradizioni democristiane e socialiste, liberali e socialdemocratiche, repubblicane e radicali.
Il meglio della prima Repubblica, senza che ostentare uno scudocrociato sia qualcosa di cui vergognarsi.
Senza che rivendicare la moderazione, il ragionamento e le soluzioni non demagogiche ai problemi sia qualcosa da nascondere.
Senza che sia blasfemo dire che buttar via il bambino della prima Repubblica insieme all'acqua sporca è stato un errore. Anche perché non è che ora non è che l'acqua sporca non abbondi.
La bancarella è quella di "Noi con l'Italia", con lo scudocrociato nel simbolo, Raffaele Fitto alla guida, Maurizio Lupi come navigatore, Saverio Romano nel motore, Enrico Zanetti, Enrico Costa e Flavio Tosi sui sedili posteriori, e a dar benzina ai box Lorenzo Cesa e la sua Udc e Gaetano Quagliariello, Andrea Augello e la loro Idea, e magari pure Clemente Mastella e Paolo Cirino Pomicino.
Tutta gente abituata a conquistare voti sul territorio e a sudarseli uno a uno.
Pratica che io trovo ancor oggi più alta e nobile di quella di essere paracadutata in posti magari mai visti nella vita con gente che si crede chissà chi solo perchè qualcuno l'ha piazzata in qualche listino sicuro, senza mai essersi misurata col popolo e con le preferenze.
Il Rosatellum, che pure è già meglio del Porcellum, è di nuovo una roba simile. Pensato per piazzare i fedelissimi, non chi ha seguito popolare o i migliori.
Ecco, in questo quadro, la bancherella di "Noi con l'Italia" offre un prodotto vintage, che a livello ligure fa capo a Armando Ezio Capurro che è stato bravissimo ed ha saputo formare, guidare, spronare, fidelizzare e motivare una squadra di fedelissimi fittiani guidati da Luca Lanteri ed Enrico Cimaschi, capaci di fare il miracolo in Comune e alla città metropolitana, riuscendo a far eleggere a suon di voti Franco De Benedictis e poi a nominare assessore Arianna Viscogliosi e Salvatore Muscatello consigliere metropolitano. E tantissimi altri, tutti impegnatissimi con la testa e col cuore, che credono in Capurro. E poi Roberto Cifarelli. E poi, ovviamente, gli uomini di Maurizio Lupi: Andrea Costa, capace di essere leale e coerente in consiglio regionale anche da ennecidino, e Matteo Campora, assessore di una volta e non potrei fargli complimento più bello, e Gino Garibaldi e Fabrizio Moro, e Tiziana Notarnicola e Marta Brusoni con i suoi fantasmagorici occhiali.
Ecco, gli occhiali di questa bancarella possono far vedere anche un altro centrodestra.
Dove si sussurra e non si urla.
Dove si cerca di superare una narrazione che, dopo tanti anni, non può essere credibilmente quella che tante volte ha fatto sognare gli italiani.
E, spesso, li ha fatti amaramente risvegliare.
Migliore? Peggiore?
Certo, diverso è possibile.

La Puntina di Massimiliano Lussana

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