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Le lacrime di coccodrillo sulle brutte liste

Massimiliano Lussana

Da qualsiasi parte le si veda, le liste elettorali, per la Liguria e non solo, fanno abbastanza schifo

e sembrano uscite dalla mente di un dottor Stranamore.
Ma non c'è da stupirsi: quando si approvano leggi come il Porcellum prima e il Rosatellum oggi, che privilegiano le liste bloccate e permettono pluricandidature e paracaduti vari, è chiaro che va a finire così.
Quando l'unico valore riconosciuto è la (presunta) fedeltà al capo che fa le liste, è difficile trovare degli statisti.
Quando si aboliscono leggi come il proporzionale con le preferenze, che hanno molti difetti, ma almeno lasciano una scelta al popolo, o anche il Mattarellum che assegnava il 75 per cento dei seggi in collegi uninominali, è chiaro che si va verso questa direzione.
E avranno gioco facile il MoVimento Cinque Stelle, e in parte Fratelli d'Italia, a dire che sono gli unici che si sono opposti a questa roba.
Pensate, per essere eletti al Municipio servono giustamente le preferenze. Per andare in Parlamento, decide il capo.
Ecco, questo è il quadro.
E in questo quadro è in atto lo psicodramma del Pd, con gli orlandiani che giustamente si lamentano del fatto che tutti i posti buoni sul proporzionale, in Liguria e non solo, sono stati dati a renziani doc o renzian-franceschiniani.
Che la cosa non fosse bella, anzi che fosse proprio inaccettabile, lo si era capito dal comunicato del segretario provinciale del Pd Alberto Pandolfo, fatto di parole dolci, misurate ed educate. Ma Alberto è talmente bravo, mite e buono che se alza un sopracciglio è come se volesse dichiarare la guerra mondiale e se si gratta la testa è come una bomba atomica. Figurarsi quando dice "Ma...", è praticamente una V2 dialettica.
Poi, fortunatamente, è stato recuperato almeno Mario Tullo, che si merita la rielezione, ma dovrà veramente sudarsela, mentre sembra improba l'impresa di Lorenzo Basso, che pure qualcosa di buono ha fatto.
Insomma, gli orlandiani si sono giustamente arrabbiati per le liste.
Ma faceva sorridere (e parlo di due miei amici personali) vedere nelle fotografie che in prima fila a guidare la rivoluzione orlandiana c'erano Alessandro Terrile e Giovanni Lunardon, rispettivamente segretario provinciale genovese e segretario regionale ligure quando furono fatte le liste per le regionali a sostegno della candidatura di Raffaella Paita.
In quelle elezioni Terrile era nel listino del presidente, quello dei posti blindati, se non fosse intervenuta la doppia variabile di Giovanni Toti e Luca Pastorino.
E Lunardon era fra i candidati che corsero per le preferenze, arrivando ultimo fra gli eletti genovesi, ma comunque eletto.
Piccolo particolare; da quelle liste vennero incredibilmente esclusi coloro che avevano più preferenze di tutti: Giorgio Guerello, allora presidente del consiglio comunale di Genova, e soprattutto Gianni Vassallo, che ha sempre macinato consenso e preferenze per tutta la vita e lo stesso aveva fatto da assessore al commercio, restando sempre vicino alle esigenze dei cittadini e degli elettori.
Crivello e Vassallo avrebbero certamente preso più voti e i ruoli dell'allora dirigenza sarebbero stati a rischio o indeboliti.
Soprattutto, da quello strappo si fece più forte la marcia di allontanamento di Vassallo dal Pd, che poi è stato uno dei motivi, se non il principale, della caduta del "fortino Genova", venendo a mancare l'elemento moderato e ragionevole della maggioranza di Doria, quello che ha sempre consigliato ottimi nomi per le partecipate anteponendo le qualità all'appartenenza: penso ad esempio alla scelta di un avvocato doc Andrea Rivellini per la Bagni Marina prima e per la Compagnia di San Paolo poi. Non a caso apprezzato in modo bipartisan. E' di destra? E' di sinistra? Semplicemente, è bravo.
Vassallo poi formò insieme a Salvatore Caratozzolo, poi rientrato nei ranghi, e a Paolo Gozzi il gruppo "Percorso comune", che votò sempre sui singoli provvedimenti e non ideologicamente o in molto voltagabbanesco.
Oggi, Vassallo sta in panchina, ma non ha perso il vizio della ragione.
Gozzi, già recordman di preferenze nella scorsa consiliatura, oggi è un battitore libero, fa il suo lavoro e si è avvicinato al centrodestra.
E' una sorta di Alan Ford della politica, "di tutti è il più bello, ci sta proprio per quello nel gruppo Tnt".
Elisa Serafini, che è una buongustaia delle idee, del ragionamento e delle persone, se l'è preso come saggio.
La morale è sempre quella, come in una girella della politica: chi ha scritto le liste di ieri, è l'ultimo che si può lamentare oggi.

La Puntina di Massimiliano Lussana 

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