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Restauro conservativo, Asef diventa mecenate col Ministero dei Beni culturali per la Certosa di Rivarolo

Architettura, recupero di beni architettonici di valore storico e culturale e onoranze dei cari estinti. Un mix forse strano e persino in apparenza difficile da mettere assieme, eppure raggiunto da un'alleanza tra Asef, la partecipata del Comune che si occupa di organizzare estremi saluti e il ministero dei Beni culturali. Nel caso specifico unione che ha propiziato il restauro del “Risseu” della Certosa di Rivarolo, di cui sono stati consegnati i primi due lotti, mentre il recupero del pavimento in ciottoli del 500 verrà portato a termine nel 2022.

“Opera unica e preziosa che è stata resa ai cittadini”, ha commentato Maurizio Barabino, amministratore unico Asef, mentre il dirigente della società, Franco Rossetti, afferma con orgoglio: “abbiamo tracciato una rotta: i nostri interventi sono per la città”.

Intanto tutta da godere l'architettura della Certosa, contraddistinta, spiega un comunicato Asef, “dai toni bianchi e neri delle pietre levigate dal mare della Liguria, le figure geometriche che incorniciano quelle simboliche e sacre della tradizione cristiana biblica, le progressioni in ordine cromatico, la scansione del tempo e dello spazio data dal colonnato di ordine tuscanico. Il piccolo chiostro della chiesa parrocchiale della Certosa di Rivarolo torna a splendere in tutta la sua magnificenza grazie al restauro del “risseu”, il pavimento a mosaico in ciottoli la cui posa iniziò nel 1546 e terminò oltre un secolo dopo, nel 1671”.

Un restauro conservativo che ha visto partecipare ai finanziamenti Asef ed il ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo, con interventi pure di realtà private come l'Associazione dei genovesi a Londra, il Lions club e gli stessi parrocchiani. Centomila euro la somma ad oggi raccolta, con don Gian Andrea Grosso, parroco della Certosa, che indica in altrettanti quelli utili per realizzare la seconda parte del progetto.

A restaurare la Certosa Gabriele Gelatti, ultimo artigiano in grado di posare “risseu” partendo dalla cernita, che impone di controllare una ad una, le moltissime pietre necessarie, ma anche uno tra i rarissimi restauratori di opere medievali.

“Questi mosaici in ciottoli sono tesori culturali unici – commenta Gelatti – Ormai io ho un’esperienza trentennale nel campo e cerco di avviare a questa professione i giovani che si dimostrano interessati. Perché, altrimenti, questi beni andranno perduti. L’unico modo per tramandarne la raffinatezza costruttiva e progettuale è portarli sul campo, nei cantieri, dove si lavora con le mani”.

I ciottoli usati sono stati raccolti nel greto del Polcevera e sulla spiaggia di Vesima. La levigatura dell’acqua ha reso identici i loro toni con le pietre risalenti al Cinquecento.

“Lavoro straordinariamente curato” commenta Maurizio Barabino, che con Franco Rossetti ha destinato una quota del fondo “Asef per Genova” proprio al recupero del “risseu” della Certosa.

“I beni architettonici e artistici della nostra regione sono particolarissimi, unici e preziosi – insiste Barabino – riteniamo utile partecipare ad azioni conservative per riconsegnare questi beni alla nostra città”.

Asef già nel 2019 aveva sovvenzionato il recupero del “risseu” della chiesa di San Gottardo.

I primi finanziamenti ministeriali di 4 milioni di euro sono datati 2013 ed arrivarono sotto la Lanterna grazie a Giovanni Casanova, consigliere del Municipio V Valpolcevera, che illustra come “dopo il primo intervento abbiamo sollevato la necessità di ridare al ‘risseu’ il suo antico aspetto. Il 15% della sua superficie era da ristrutturare. Oggi siamo giunti a metà dell’opera e non ci riterremo soddisfatti finché non avremo terminato”.

Dino Frambati

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